Siamo abbastanza emozionati nell'iniziare la nostra recensione del primo episodio speciale di Euphoria perché mai ci saremmo aspettati un'ora così straordinaria di televisione. Dopo un anno e mezzo dalla conclusione della prima stagione, la serie creata da Sam Levinson targata HBO e con protagonista Zendaya, fresca vincitrice di un Emmy proprio per la sua interpretazione di Rue, torna per il primo di due speciali (il secondo verrà trasmesso a gennaio 2021) che si pongono come un ponte in attesa della seconda stagione. Lo fa con un episodio totalmente incentrato su Rue (da cui il titolo Parte Uno: Rue) girato in maniera esemplare e totalmente staccato dallo stile adolescenziale, musicale, colorato e corale a cui la serie ci ha abituato. Ma non per questo meno emozionante.
Un canto di Natale alla tavola calda
Rue (Zendaya) e Alì (Colman Domingo) sono seduti a mangiare pancakes in una tavola calda, la sera della vigilia di Natale. La ragazza, dopo gli eventi del finale di stagione, ha ripreso a drogarsi e si è separata da Jules (Hunter Schafer), la sua migliore amica di cui è innamorata. È un ennesimo periodo cupo e di ricaduta per l'adolescente che, incapace di fare ordine nella propria vita, inizia a sfogarsi con il proprio sponsor, prima faticosamente, poi aprendosi sempre di più. La trama di questo primo speciale potrebbe essere riassunta tutta qui: una lunga chiacchierata alla tavola calda in cerca di redenzione. Due anime problematiche che cercano di farsi forza a vicenda, nel tentativo di vincere i fantasmi del passato, del presente e del futuro. Ha il sapore di un canto di Natale dove l'avaro si trasforma in un depresso in crisi esistenziale, ma anche dove la redenzione finale appare sempre più difficile da raggiungere. Cinquanta minuti di conversazioni che partono dalle storie personali per compiere un ritratto sul senso della vita, sul trovare il proprio posto nel mondo, sull'affrontare il presente e tutte le contraddizioni della vita. Due soli attori (più una comparsa), una sola location. L'episodio speciale di Euphoria è semplicissimo, eppure in questa semplicità c'è una maestria rara nel gestire tematiche importanti, evitandone le banalità.
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Una coppia da Emmy
Sembra inutile ribadire l'ovvio, ma con i riflettori puntati costantemente addosso i due attori tengono in mano le redini emotive dell'episodio e danno vita a un duetto di alta televisione. La ventiquattrenne Zendaya Coleman è un vero e proprio talento naturale: la sua Rue, problematica, difficile, a tratti personificazione dell'adolescenza, è un personaggio incredibile che non scade mai nel banale e non compie mai quel passo aggiuntivo che potrebbe oltrepassare il limite della credibilità. Sia quando è sotto l'effetto della droga, sia quanto deve dar voce alla propria disperazione e pure quando è persa nei suoi pensieri in silenzio, appare viva, vera, sincera. Non si ha mai l'impressione che stia recitando una parte perché riesce a lavorare sugli sguardi, sulle espressioni facciali, sul modo di parlare che la trasformano in una diciassettenne. L'Emmy vinto proprio per aver interpretato il personaggio nella prima stagione di Euphoria trova qui la sua conferma. Così come la sensazione di aver visto un'interpretazione da premi si fa prepotente nel vedere Colman Domingo, presenza secondaria all'interno degli otto episodi precedenti, che qui ha modo di dimostrare tutto lo spettro del personaggio di Alì attraverso una recitazione da lasciare a bocca aperta. Sicuro di sé quando deve convincere Rue a tirarsi su di morale, fragile quando nel tempo di una telefonata si dimostra ancora tormentato dai sensi di colpa, il suo Alì è un altro personaggio tridimensionale e imperfetto.
Una pausa narrativa "speciale"
Fa bene a definirsi "Episodio Speciale": né un epilogo della prima stagione, né antefatto della seconda, "Trouble Don't Last Always" (questo il titolo originale) ha uno stile molto più sobrio rispetto a quanto ci aveva abituato la serie. Rimane quel look di luci soffuse, sfondi completamente sfocati, macchie di colori che compongono l'inquadratura, ma il tutto viene filtrato attraverso una dimensione più intima, piccola e personale. L'uso della pellicola al posto del digitale, con tanto di spuntinature lungo il corso dell'episodio, riesce a donare quel calore aggiunto alla resa visiva. Non possiamo, infine, non citare la scrittura di Sam Levinson, creatore della serie e anche regista dell'episodio, capace di dar vita a un dialogo costante che passa attraverso le tematiche più vaste senza mai annoiare. C'era il rischio di sprofondare in banalità e retorica, soprattutto quando si arriva a toccare domande esistenziali come la presenza di una divinità, ma Levinson evita ogni scorciatoia e riesce a rimanere in un equilibrio raro. Perché la chiave di lettura di tutto l'episodio è la dialettica tra l'adolescenza e l'età adulta, il diverso modo di vedere e interpretare il mondo, la differenza tra una vera tragedia e quello che i ragazzini, così giovani e pieni di vita, considerano tale. Un gioco tra diverse prospettive che coinvolge sia l'adolescente (e questa serie, benché forte e senza filtri, si rivolge agli adolescenti) che l'adulto. Il risultato è provare a scavare in questi due mondi che devono per forza convivere, tentare una comunicazione e superare l'ostacolo dell'incomprensione. Così, questo Speciale di Euphoria, non diventa solo una pausa narrativa dalla serie e una lente d'ingrandimento puntata sulla protagonista, ma si fa espressione autonoma dello specchio del reale. Un capolavoro di scrittura, regia e interpretazione che si insinua dentro lo spettatore e, forse, capace di donargli un'epifania.
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Conclusioni
Concludiamo la nostra recensione del primo speciale di Euphoria con grande curiosità in attesa della seconda parte. Basato principalmente su un lungo dialogo tra due personaggi, lo speciale approfondisce la psicologia di Rue e Alì che diventano specchio del mondo reale quotidiano. Una scrittura che non scivola mai pur rischiando la retorica e la banalità, due interpretazioni favolose da parte degli attori e una regia raffinata e sobria regalano cinquanta minuti di altissima televisione. Qualcuno potrebbe storcere il naso per la particolare natura dell’episodio che non prosegue la trama generale, ma il risultato è oltre le aspettative: emoziona, fa riflettere, coinvolge.
Perché ci piace
- Zendaya e Colman Domingo danno vita a due interpretazioni sublimi e incredibili.
- La regia, nella sua sobrietà, è funzionale al racconto e coinvolge per tutta la durata.
- La scrittura non scivola nella retorica risultando profonda e mai banale.
- Capace di parlare agli adulti e agli adolescenti, l’episodio emoziona e colpisce in maniera straordinaria.
Cosa non va
- Qualche spettatore potrebbe rimanere deluso dal carattere intimo, riflessivo e non corale dell’episodio.