Ci siamo. Da lunedì 17 gennaio arriva in Italia, finalmente in versione doppiata, la seconda stagione del drama HBO, già campione di ascolti, Euphoria. Scritta da Sam Levinson e interpretata da Zendaya, la serie (di cui abbiamo già parlato nella nostra recensione della seconda stagione) è pronta a tornare nei nostri schermi attraverso otto episodi con uscita settimanale. Sono passati quasi due anni dal finale della prima stagione, nonostante i due episodi speciali usciti tra dicembre 2020 e gennaio 2021, il che ci porta inesorabilmente a riflettere sulla natura della serie. Quella vera e autentica. Sì, perché i due Speciali in qualche modo hanno segnato una cesura rispetto al tono sopra le righe della stagione che li precedeva, dando forse un'idea errata sulle aspettative di questa seconda stagione. Ecco quindi 5 cose da ricordare prima di iniziare la seconda stagione di Euphoria.
1. Dove eravamo rimasti
La seconda stagione di Euphoria, naturalmente, prosegue le storie lasciate in sospeso dalla prima stagione. È passato ormai parecchio tempo e quindi è bene ricordare dove eravamo rimasti con i personaggi principali, anche perché il primo episodio della nuova stagione ci catapulterà subito dentro le dinamiche, senza riassunti di alcun tipo. Iniziamo da Cassie (Sydney Sweeney), che ha rotto la relazione con McKay (Algee Smith), ed è ancora scossa da due eventi: il suo aborto e la frase di Daniel, un altro ragazzo della scuola, con cui si è scambiata un bacio, che la definisce una ragazza che nessuno è capace di amare, ma che tutti vogliono per altri fini. Questa mancanza di affetto sembra aver colpito Cassie nel profondo. Kat (Barbie Ferreira) ha abbandonato il mondo del sesso virtuale a pagamento e ha iniziato una relazione con Ethan, un bravo ragazzo che ha reso la ragazza felice di sé stessa dopo tanto tempo. Maddy (Alexa Demie), invece, ha rubato il cd con le riprese del padre di Nate durante la notte passata con Jules. Inoltre, proprio con Nate la relazione ha ripreso a essere scostante e tossica, fino a prendersi ancora una volta una pausa. Quest'ultimo, invece, sembra fuori controllo: dopo aver denunciato alla polizia gli affari di Fezco (Angus Cloud), l'amico spacciatore di Rue, è in cattivi rapporti anche con la ragazza.
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2. Gli episodi speciali
Abbiamo volontariamente lasciato Rue e Jules, la coppia principale della serie, perché Euphoria si è concentrata su di loro attraverso due episodi Speciali, necessari per la comprensione delle prime dinamiche della seconda stagione. In queste due ore di ottima televisione, attraverso dialoghi e monologhi, le due ragazze si sono sfogate e si sono fatte conoscere meglio dallo spettatore, soprattutto dopo gli eventi che hanno concluso la prima stagione. In questa relazione d'amicizia che nasconde un desiderio d'amore, un evento in particolare ha scosso ancora una volta il loro legame. Rue aveva invitato Jules a scappare dalla città, insieme, prendendo un treno alla stazione. All'ultimo momento, però, Rue cambia idea e lascia Jules in stazione, in attesa. Questo processo di autodistruzione di Rue collima con l'intenzione di tornare a drogarsi, in maniera così vistosa da provare vivide allucinazioni. Proprio da quest'ultima sequenza musicale, che chiudeva i primi otto episodi, vogliamo porre l'accento su un altro aspetto importantissimo di Euphoria.
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3. Lo stile
Se le storie dei personaggi sembrano abissi e ci sia più dolore che divertimento, lo stile di Euphoria è sopra le righe ed esagerato. Nella prima stagione il look del racconto appariva sgargiante, con neon colorati, glitter e luci ad effetto che costruivano una patina pop e kitsch alle storie. Persino la voce narrante di Rue, a tratti persino sarcastica come commento in voice over, costituiva un corto circuito interessante. Aspetto essenziale di Euphoria, questo stile, nella seconda stagione, subisce sia un cambiamento che un effetto booster. Il colore e la patina glitterata subisce una battuta d'arresto, ma ne viene potenziato il virtuosismo della macchina da presa, il barocchismo della messa in scena. L'uso della luce e dei colori acquista quindi un senso più espressivo, creando un'artificiosità che potrebbe scontentare coloro che si aspettano una buona dose di realtà.
4. L'esagerazione adolescenziale
Che poi, qual è la realtà? Euphoria prende il filtro adolescenziale e lo appiccica a tutto il racconto. I sentimenti dei personaggi, i motivi che li spingono ad agire, il rapporto tra causa e conseguenza è legato indissolubilmente a una narrazione che pone l'accento sull'età dei personaggi, e quindi sulla distorsione della loro visione del mondo. Euphoria è esagerazione adolescenziale, dove ogni evento e ogni rivelazione si carica di un peso quasi insostenibile. Elemento da tenere in considerazione durante la visione, perché molto spesso certe reazioni potrebbero risultare sin troppo cariche, mettendo a dura prova la sospensione dell'incredulità. È molto facile scoppiare in lacrime nel mondo di Euphoria ed è molto semplice assumere toni tragici anche quando i problemi che devono affrontare i ragazzi sembrano di poco conto per il mondo degli adulti. Ma non è questo il mondo rappresentato nella serie.
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5. Un racconto emozionale
Alla fine, l'invito di Sam Levinson è quello di abbandonarsi completamente allo spettro emotivo dei personaggi e costruirne un'empatia. Bisogna lasciare perdere la sceneggiatura di ferro e non aspettarsi che tutto ciò che avviene abbia bisogno di una spiegazione logica. Euphoria vuole essere altro. Un trip dove la percezione del mondo adolescenziale contemporaneo si esprime senza filtri e dove sono le emozioni a fare da padrone. I sentimenti sono così importanti che, lo si vedrà subito nel primo episodio della seconda stagione, persino lo stile della serie verrà intaccato da questo sguardo iper-realista. L'uso di ralenty, la musica onnipresente, la composizione dell'inquadratura perfetta di stampo pittorico: tutto serve a proiettare su schermo un'emozione. D'altronde, l'accento lo pone lo stesso titolo della serie. Invitandoci a dimenticare la freddezza calcolata di molte delle opere audiovisive moderne e ritrovare quell'empatia attraverso lo schermo.