Dopo l'euforia, lo sconforto. Che, a conti fatti, nel linguaggio rovesciato utilizzato dalla serie HBO creata da Sam Levinson vuol dire che dopo il buio avviene la luce. Euphoria 2 si è conclusa questa notte con un episodio che non solo pone fine alle vicende dell'episodio precedente, ma segna anche un punto di non ritorno per tutti i personaggi dello show. In questa nostra recensione dell'episodio finale di Euphoria 2, tra l'uscita di scena di alcuni e la naturale conclusione delle vicende di altri, analizzeremo come la serie abbia lasciato i propri spettatori in attesa di una terza stagione. Il risultato è quantomeno problematico. Per due motivi. Il primo dal punto di vista stilistico, il secondo per i contenuti. Questa seconda stagione in otto episodi ha ripreso inizialmente lo stile e gli elementi che avevano reso questo teen drama diverso da tutti gli altri, per poi proseguire, episodio dopo episodio, in una narrazione più sconnessa e più interessata al modo in cui venivano raccontati gli eventi. Anzi, rendendo gli sviluppi narrativi sempre più superficiali e poco importanti. L'ultima coppia di episodi rappresenta bene questo cambiamento intrinseco alla serie, che nel frattempo è cambiata e forse non sarà più lo stessa. È qualcosa di positivo che serviva alla serie dei record? Oppure sono i prodromi di una fine annunciata?
Il teatro disperato
Prima o poi doveva arrivare il turno di Lexi (Maude Apatow) nel prendere parola ed esprimersi. Personaggio parecchio sacrificato nella prima stagione, la (ex?) migliore amica di Rue (Zendaya Coleman) ha trattenuto la propria rabbia per sfogarsi attraverso uno spettacolo teatrale scolastico e rappresentare la propria interiorità emotiva sin troppo taciuta. Ma l'evento è stato anche l'occasione di mettere alla berlina e parodiare tutto il microcosmo intorno a lei. Ecco, quindi, che Nate, Rue, la sorella Cassie e la migliore amica di quest'ultima Maddy diventano personaggi di una pièce teatrale che rappresenta nient'altro che la realtà, specchiata su un palcoscenico. Le reazioni sono molteplici, tra chi prende il tutto con leggerezza (la madre di Lexi, adulta, vede con distacco gli eventi rappresentati sul palco) e chi, invece, non sopporta questa pubblica parodia verso le proprie sofferenze (è il caso di Nate e Cassie). L'ottavo e ultimo episodio conclude lo spettacolo e rinnova alcune personalità della serie. Ma, nel frattempo, ha portato lo spettatore dietro le quinte della serie stessa, mostrandone i trucchi e rompendo la magia.
Al di là del sipario
Lo spettacolo teatrale di Lexi è solo l'ultimo espediente narrativo e sperimentale di una stagione che, abbandonando sempre più una narrazione canonica, ha deciso di puntare i propri riflettori sulla forma, sacrificandone il contenuto. Nonostante lo stile esagerato a cui i fan di Euphoria si erano ben abituati sin dalla prima stagione, è stato con l'episodio 5 che la serie ha abbandonato una coerenza narrativa di fondo per rendere ogni puntata a suo modo speciale e diversa dalle altre. Così facendo, però, Sam Levinson ha sbilanciato l'equilibrio di una serie molto fragile. Sia chiaro: la qualità generale rimane molto alta, ma il tutto appare più slacciato. A volte persino sin troppo esagerato per giustificare una storia che è sembrata sempre più futile e poco avvincente. Il comportamento di Nate, la scomparsa di alcuni personaggi (Kat la più sacrificata in questa stagione, ritornata brevemente con una scena nel sesto episodio che appare, alla luce dell'epilogo, un misero contentino alle sue vicende), l'assenza di alcuni dei temi fondamentali posti ormai in secondo piano (il rapporto tra Rue e Jules, così centrale inizialmente e poi quasi dimenticato) sono solo alcuni degli elementi che appaiono fuori luogo a dispetto della forma, così estrema che sembra quasi utile a distogliere lo sguardo da una narrazione sempre più debole. Con la scelta particolare e molto affascinante di trasformare lo stesso racconto di Euphoria in uno spettacolo teatrale si è compiuto, tuttavia, il vero distacco tra storia e spettatore, soprattutto a livello di empatia con i personaggi. È come se la serie avesse dimostrato che, appunto, i dolori dei personaggi sono vacui e poco importanti, che abbiamo assistito a storie degne di una risata e che il mondo adolescenziale che la serie sta rappresentando forse è più simile a una costruzione di finzione che alla realtà della generazione Z.
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La fine o un nuovo inizio?
L'ottavo episodio, arrivato all'ultima scena, ha il sapore di un finale quasi definitivo. Le vicende più importanti legate ai personaggi principali hanno raggiunto un naturale epilogo che, forse, poteva essere raggiunto prima. Pochi gli scossoni e i colpi di scena, ad esclusione di alcuni personaggi secondari che in questa seconda stagione avevano dato il via a una storyline parallela che stonava, con la sua deriva da gangster movie, con universo narrativo impostato di Euphoria. Persino la relazione tra Rue e Jules sembra essere arrivata a una conclusione, a tratti tradendo le aspettative dopo i due Speciali trasmessi l'anno scorso. La stessa Rue appare esorcizzata dai propri pensieri autodistruttivi, risolvendo un conflitto interiore nei confronti dei genitori che la bloccava. Lo stesso accadrà a Nate e alle stesse Lexi e Cassie. Ponendo i riflettori sulle diverse generazioni, su come i padri (e le madri) hanno forgiato i figli (e le figlie) causandone un generale mal de vivre, Euphoria sembra aver terminato tutto quello che voleva raccontare. Più preoccupante, invece, è proprio il distacco emotivo, così forte ed essenziale fino a questo momento, che lo spettacolo di Lexi sembra aver esplicitato. Euphoria si trova quindi a un bivio che potrebbe cambiare totalmente l'essenza stessa della serie: sarà ancora una dimostrazione di bravura di chi la serie la crea o saranno i personaggi e le loro vicende a tornare preponderanti? Ma soprattutto, come può il pubblico tornare ad affezionarsi a personaggi che - ce l'hanno detto loro - hanno solo esagerato le reazioni a una fase della vita? La serie stessa è costretta a crescere e diventare adulta, altrimenti rischia di rimanere un eterno bambino che fa molto rumore, ma comunica sempre di meno.
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Conclusioni
A conclusione della nostra recensione dell'episodio finale di Euphoria 2 non vogliamo nasconderci dietro a un dito: è davvero difficile trovare un voto che possa soddisfare le ambiguità e il punto di non ritorno che la serie sembra aver intrapreso. Per questo scegliamo di contestualizzare il voto in calce. Le storie si concludono, senza troppi sussulti, lasciando qualche esagerazione di troppo. Euphoria punta tutto sulla forma e sullo stile sacrificando quell'equilibrio che sembrava aver raggiunto. La scelta di mostrare uno specchio della realtà attraverso l'arte funziona, ma presenta anche l'effimera sostanza della serie stessa. Rimane uno show unico nel suo genere, sorretto da un talentuoso cast, ma la storia sembra essere svuotata di profondità. Lo spettatore potrà tornare a empatizzare in maniera forte con i personaggi? La terza stagione ce lo dirà.
Perché ci piace
- Euphoria è ormai diventata una serie in cui lo stile e la forma hanno preso il sopravvento sui contenuti.
- Il cast dimostra il proprio talento recitativo.
Cosa non va
- La storia sembra sbandare perdendo gran parte della propria forza, soprattutto dal punto di vista emotivo dei personaggi.
- La storyline in stile gangster appare fuori luogo.