Il 19 settembre 1994 debuttò sugli schermi americani E.R. - Medici in prima linea, serie tv di punta della NBC di cui oggi ne approfittiamo per rievocare i migliori episodi e che andò avanti per quindici stagioni, fino al 2 aprile 2009. Nato dalla fantasia di Michael Crichton, che firmò il pilot e rimase coinvolto fino alla morte (nell'autunno del 2008), lo show si fece subito notare per il suo realismo e il suo ritmo serrato, che resero il pronto soccorso del Cook County General Hospital di Chicago il vero protagonista della serie, capace di sopravvivere ai numerosi mutamenti del cast (la prima defezione di un membro del gruppo originale avvenne già durante la terza annata) e regalarci oltre 300 episodi ricchi di pathos e tensione, dai quali abbiamo estrapolato i dieci che, a nostro avviso, sono il modo ideale per ricordare il programma a un quarto di secolo dal suo debutto.
10. Finire e ricominciare (stagione 15, episodio 22)
Dopo quindici anni la serie giunge al termine, con Finire e ricominciare, un episodio finale che richiama volutamente la puntata inaugurale in termini di struttura: una trama che dura 24 ore, la scena iniziale nella saletta dove i medici sono soliti schiacciare un pisolino, diversi casi che coinvolgono tutto lo staff, a cui si aggiungono alcuni veterani e anche dei nuovi arrivati. Per l'occasione torna anche la mitica sigla originale, accantonata dopo il finale della dodicesima stagione, e il tema di James Newton Howard fa capolino anche nell'inquadratura finale, che riassume perfettamente lo spirito della serie: i dottori vanno e vengono, ma il pronto soccorso sarà sempre lì. E anche nel mutamento del personale c'è comunque una certa continuità: l'ultima battuta completamente udibile dello show è di John Carter, che si rivolge alla figlia del suo defunto mentore con la domanda "Dr. Greene, you coming?".
9. Diritto di immagine (stagione 4, episodio 1)
La premiere della quarta stagione, Diritto di immagine, è uno degli episodi evento di E.R. - Medici in prima linea, girato e trasmesso in diretta due volte (una per la Costa Est e una per la Costa Ovest, a causa del fuso orario). Un'impresa titanica, con non poche difficoltà (in caso qualcosa fosse andato storto, erano previste scene alternative da implementare all'istante), soprattutto per chi, come George Clooney, già durante le riprese normali non sempre era a suo agio con dialoghi pieni di terminologia specialistica (infatti l'abitudine di Doug Ross di guardare in basso era parzialmente dovuta a uno stratagemma di Clooney, che si appuntava ovunque possibile gli idiomi più complicati). E al di là del doversi inizialmente abituare al racconto "fuori formato", ben presto la classica atmosfera di E.R. - Medici in prima linea torna a farsi sentire, e la componente live aggiunge non poco alla consueta rapidità dello show.
Da E.R. a Il trono di spade: le serie TV con il record di nomination nella storia degli Emmy Award
8. Un dolce dolore (stagione 6, episodio 21)
Nelle intenzioni di Crichton, l'infermiera Carol Hathaway doveva morire nel primo episodio in seguito al suo tentativo di suicidio (ragion per cui nel pilot, girato prima che la NBC desse il via libera alla serie intera, Julianna Margulies è menzionata solo come guest star). Fu il produttore esecutivo Steven Spielberg a chiedere che Carol rimanesse in vita, e così nacque uno degli archi narrativi più coinvolgenti dello show, dove i problemi professionali e personali dell'infermiera erano sempre fonte di grande pathos. Un arco narrativo che giunge alla sua giusta conclusione nella sesta annata, con l'episodio Un dolce dolore, dove lei lascia Chicago insieme alle due figlie per poter vivere felice al fianco dell'amato Doug Ross, con tanto di gradito cameo a sorpresa di Clooney, che aveva lasciato lo show un anno prima e accettò di tornare a patto che non si usasse il suo nome nel marketing (il che fece arrabbiare non poco la NBC, informata della scena finale poco prima della messa in onda).
7. Lo spettacolo deve continuare (stagione 11, episodio 22)
Lo spettacolo deve continuare: non poteva esserci titolo più giusto per il finale dell'undicesima stagione, che è effettivamente la fine di un'era: al netto del ritorno di Susan Lewis nell'ottava annata dopo un'assenza di cinque anni, John Carter era l'ultimo rimasto del sestetto originale, e nonostante gli argomenti a favore di una chiusura dello show con la sua partenza dal Cook County alla fine prevalse quella vecchia perla di saggezza del mondo dello spettacolo, the show must go on. E così, mentre assistiamo all'ultimo giorno di Carter tra le mura dell'ospedale di Chicago (prima del ritorno a tempo pieno nel finale di serie), c'è anche il passaggio del testimone, vero rituale dello show: dopo David Morgenstern e Mark Greene, questa volta è lui a dire "You set the tone" al suo successore, facendoci capire, tra le lacrime (nostre), che tutto continuerà come prima.
6. La rapina (stagione 3, episodio 15)
Dei vari episodi fuori formato, La rapina è forse il più interessante di tutti per come sposta la componente ospedaliera fuori dall'edificio (che appare solo nei minuti finali della puntata). Siamo infatti per lo più dentro un negozio, dove Carol Hathaway deve prendersi cura delle persone prese in ostaggio da due rapinatori scozzesi. La tensione è costante, e la decisione di focalizzarsi su uno solo dei personaggi principali alimenta l'arco narrativo della giovane infermiera che proprio in questo episodio ha alcuni dei suoi momenti più belli. Nota di merito anche per il furfante Duncan, interpretato da un allora emergente Ewan McGregor.
Ewan McGregor: da Trainspotting alla regia, inseguendo un grande sogno
5. Pilota (stagione 1, episodio 1)
A parte la decisione di trasformare quello che doveva essere un lungometraggio cinematografico nel prototipo di un'operazione seriale, pare che la sceneggiatura del primo episodio di E.R. Medici in prima linea non sia cambiata di una virgola nei due decenni che passarono tra la scrittura e l'effettiva realizzazione. Non è difficile crederci, perché in questo primo capitolo c'è già tutto, affrontato con un'universalità che non richiedeva aggiornamenti: le dinamiche tra i protagonisti, lo stress della vita ospedaliera, le tensioni legate agli interventi che non vanno per il verso giusto. A quasi tre decenni di distanza, rimane un modello per quanto riguarda i pilot: introduce tutto - attraverso gli occhi del nuovo arrivato Carter - ma al contempo funziona come un episodio qualsiasi, senza farsi appesantire dalla sindrome del preambolo.
4. Paura (stagione 6, episodio 14)
Salvo rare eccezioni, gli addii di qualunque genere siamo soliti vederli all'inizio o alla fine di una stagione (almeno sui network tradizionali: cable e streaming si divertono maggiormente a giocare con le convenzioni). Fu quindi un discreto shock quando assistemmo alla corsa contro il tempo per salvare Carter e la sua pupilla Lucy Knight, entrambi accoltellati da un paziente schizofrenico al termine della puntata precedente. La componente drammatica è ai massimi livelli, sapendo che nulla avrebbe impedito agli autori di uccidere tutti e due i personaggi. Alla fine è solo Lucy a non farcela (perché Kellie Martin, a causa di problemi di salute in famiglia, non se la sentiva più di recitare in una serie ospedaliera), ma Carter soffrirà ancora a lungo, dando qui il via a una storyline di dipendenza dagli antidolorifici che dà il tono al resto della stagione.
3. Sulla spiaggia (stagione 8, episodio 21)
Il contenuto dell'episodio Sulla spiaggia, uno degli episodi più belli di E.R. - Medici in prima linea, di per sé, non è una sorpresa: nel capitolo precedente abbiamo saputo che Mark Greene, in vacanza alle Hawaii per riconciliarsi con la figlia, è stato stroncato dal tumore che minacciò di ucciderlo già qualche anno prima, e di conseguenza questo è sostanzialmente un lungo flashback quasi interamente incentrato su Anthony Edwards (gli altri appaiono solo alla fine, per il funerale). Un addio straziante ma anche rincuorante, poiché al di là della sofferenza di "Ciccio" Greene, talmente intensa che nella versione originale la censura approvò l'uso di parolacce solitamente vietate in prime time, c'è anche un'abbondante dose di gioia: Mark muore, ma lo fa circondato da coloro che ama, finalmente in pace con se stesso dopo otto stagioni a dir poco turbolente.
2. Inferno nell'acqua (stagione 2, episodio 7)
Tra gli elementi più interessanti delle prime cinque stagioni c'è l'evoluzione di Doug Ross, donnaiolo incallito e pediatra talentuoso il cui unico difetto professionale è una forte intolleranza alle autorità. Tale caratteristica rischia di fargli perdere il posto al Cook County all'inizio della seconda stagione, e nel dubbio comincia a cercare lavoro altrove, puntando anche al settore privato. Poi si presenta la possibilità di redenzione, sotto la forma del salvataggio di un bambino intrappolato nell'acqua, una sequenza mozzafiato che ebbe un ruolo determinante nella consacrazione dello show agli Emmy (la seconda annata fu l'unica a vincere il premio come migliore serie drammatica), e diede ragione alla NBC quanto al posizionare il programma nel palinsesto del giovedì sera, il cosiddetto blocco Must-See TV.
1. Tragico errore (stagione 1, episodio 19)
Al grande realismo della serie appartiene anche il fatto che i medici possano talvolta sbagliare, elemento ripreso anche da serie più recenti come Dr House e Grey's Anatomy. L'esempio più memorabile e tragico è anche, a nostro avviso, il miglior episodio in assoluto di E.R. - Medici in prima linea, che vinse l'Emmy per la sceneggiatura e la regia grazie a questo capitolo altamente drammatico dove un errore diagnostico di Greene si trasforma in una corsa contro il tempo per salvare due vite, di una donna incinta e del nascituro. Particolarmente lancinante il finale, con Mark in lacrime sul treno, un momento straziante che deve tutto il suo triste splendore alle doti registiche di Mimi Leder: la scena fu infatti girata in esterni a Chicago, e non nei teatri di posa della Warner Bros. a Burbank, talmente in anticipo sui tempi che non c'era neanche una sceneggiatura completa.