Elio, dietro le quinte del flop Pixar: una storia degna di Rashomon

A due settimane dal peggior esordio di sempre mai registrato da un film Pixar, il cammino di Elio sembra diretto verso uno strapiombo. Di chi è la colpa?

Un'immagine di Elio, il film targato Pixar

Vi ricordate quando la Pixar era sinonimo di progetti originali e di sicure vittorie al box-office? Fra il 1995 e il 2010, i primi quindici anni di vera e propria attività cinematografica, lo studio fondato da Edwin Catmull e Alvy Ray Smith che, fino al 2006, fu sostanzialmente una proprietà del co-fondatore di Apple Steve Jobs (che lo vendette poi alla Disney facendosi pagare in azioni della major diventando, finché in vita, il singolo azionista di maggioranza della Casa di Topolino), si concesse solo due sequel, Toy Story 2 e 3. E che sequel, verrebbe da dire. Le altre produzioni? Tutte storie originali, spesso mediamente folli, freschissime e inedite. L'obbligo di puntare di più sui sequel avvenne a margine sia dell'acquisizione dello studio da parte della Disney sia dei precedenti accordi di distribuzione esistente fra le due società quando erano ancora entità indipendenti.

Elio Frame
Una scena da Elio

Erano altri tempi e, bene o male, ogni nuova release della Pixar veniva percepita e accolta come un evento: c'era la certezza che, così come i lavori di quello Studio Ghibli così amato dal Think Thank dello studio, ogni pellicola partorita in quel di Emeryville avrebbe contribuito a innalzare sempre di più la dignità, lo status del cinema d'animazione andando ad assottigliare sempre di più la distanza - di percezione più che altro - che c'era ancora con il cinema live action.

Poi da quello stramaledettissimo 2020 che ha condizionato l'esistenza di tutto il mondo, l'aura della Pixar ha cominciato a perdere intensità. Un po' per via di produzioni meno incisive dal punto di vista narrativo, un po' per le ben note e scellerate scelte di marketing della Disney. Nel periodo più duro della pandemia, al posto di resistere e insistere sulla distribuzione theatrical, la casa madre ha deciso di relegare i nuovi film dell'etichetta, Soul, Luca e Red, a esclusive streaming per Disney+ con lo scopo di attirare nuovi abbonati. Cominciando a favorire quel processo mentale che ha portato milioni di persone e famiglie a fare questo ragionamento: perché uscire di casa, fare mezz'ora e più di macchina per andare al cinema a spendere decine e decine di euro (o dollari) fra biglietti, bibite e popcon per vedere un film quando dopo pochissimo tempo si sarebbe potuto vedere lo stesso titolo comodamente a casa in streaming a un costo esponenzialmente inferiore? Una forma mentis che è una delle - tante - ragioni che hanno portato al colossale flop di Elio.

Pixar: ma quanto mi costi?

Se la finanzia di Hollywood è un argomento misterioso già normalmente, quando ci prendiamo la briga di affrontare e parlare dei costi di un progetto live action, quando si tocca l'argomento lungometraggi animati, caratterizzati in genere da una gestazione ben più lunga di quella di un film con gente in carne e ossa, tutto diventa anche più fumoso.

Ed Elio, il nuovo film Pixar arrivato nei cinema quasi senza che nessuno se ne accorgesse, dovrebbe essere costato circa 150 milioni. Però la risposta cambia a seconda della persona a cui ponete la domanda, come ci fa capire l'Hollywood Reporter in un dossier. Secondo alcuni insider anonimi dello studio siamo più vicini ai 200 milioni. Secondo altri siamo ben oltre i 200 milioni. Numeri pesanti ai quali vanno poi aggiunti quelli sborsati per la P&A. In due settimane, Elio ha incassato 78 milioni in tutto il mondo.

Nel fine settimana di debutto, ha regalato, con 21 milioni di dollari, il peggior esordio al box-office di sempre per una creazione della Pixar. Prima di lui, era stato Elemental a fregiarsi del titolo, con 30 milioni. Una pellicola che pareva spacciata ancor prima di uscire e che però poi è riuscita a recuperare e a risalire la proverbiale china toccando quota 496 milioni. Un importo comunque anni luce distante dalle migliori performance dello studio, ma sicuramente più confortante dei 226 milioni di Lightyear - La vera storia di Buzz o del disastroso Strange World - Un mondo misterioso dei Walt Disney Animation Studios.

Elio Una Sequenza Tratta Dal Film
Una sequenza da Elio

Secondo gli analisti appare improbabile che Elio possa avere lo stesso destino di Elemental e il fatto che sia arrivato dopo il trionfale box-office di Inside Out 2 (con 1,698 miliardi è il secondo maggior incasso di sempre nella categoria dei film animati, davanti a lui solo il cinese Ne Zha 2 con 2,213 miliardi) è una ulteriore dimostrazione che là fuori, a chiedere produzioni originali, sia solo la rumorosa ma statisticamente trascurabile fetta di cinefili iscritti a Letterboxd. Tutti gli altri, grossomodo il 99,9% di chi sancisce il trionfo commerciale di un film, preferisce percorrere sentieri già battuti in precedenza.

La rivoluzione dei crediti artistici

Quindi Elio si è trasformato in un lago di sangue perché alla gente frega solo di vedere Toy Story 25 e Cars 86? Sì e no. Sempre nel già citato pezzo dell'Hollywood Reporter viene raccontato da alcune voci - e allo stesso tempo confutato da altre! - che nel backstage del cartone animato sarebbe accaduto di tutto.

Elio, recensione: la Pixar verso l'infinito e oltre. Ancora una volta Elio, recensione: la Pixar verso l'infinito e oltre. Ancora una volta

Annunciato ufficialmente alla D23 del settembre 2022, Elio avrebbe dovuto segnare il debutto alla regia di Adrian Molina che, in precedenza, aveva principalmente lavorato come animatore in Pixar condividendo con Lee Unkrich il credito registico di Coco . Nel voice cast trovavamo, nei panni della mamma del bimbo, America Ferrera. Ecco, oggi, se andate a scorrere i crediti del lungometraggio animato, noterete che al posto della ex Ugly Betty c'è la fresca di Oscar Zoe Saldana e, alla regia, Madeline Sharafian (regista del corto Burrow) e Domee Shi (filmmaker del corto Bao e del film animato Red).

Elio Una Scena Del Film
Un variopinto passaggio del film

Che fine ha fatto Adrian Molina? Dopo due anni d'intenso lavoro sul progetto, Molina ha avuto la sensazione di "non essere, in definitiva, la persona giusta per portare il film al traguardo" e lo ha abbandonato per dedicarsi allo sviluppo di Coco 2. Ma sarà vero?

To queer or not to queer? Questo è il problema

Ed eccoci entrare in piena zona Rashomon, in un territorio in cui ognuno sembra avere una verità da voler raccontare. C'è quella ufficiale che vi abbiamo già riportato: una semplice presa di consapevolezza da parte di un filmmaker che, forse, era meglio dedicarsi ad altro. Poi ci sono le versioni ufficiose, quelle che gettano una luce se non propriamente sinistra, quantomeno peculiare su tutta la vicenda.

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A quanto pare, Elio, una volta passato nelle mani di Madeline Sharafian e Domee Shi, sarebbe stato quasi interamente rifatto. Da cui l'aumento del budget. La prima versione della storia, quella inseguita da Molina, vedeva Elio come un personaggio queer-coded, sensibile, creativo, legato alla moda e all'ambientalismo. Tematiche evidentemente rilevanti per una persona queer come il filmmaker. Poi, nel 2023, è arrivato il giorno di un test screening tenutosi in Arizona. In quella circostanza le persone ammisero di apprezzare Elio, ma di non avere alcuna intenzione di andare a vederlo al cinema. È stato quello il momento in cui la Pixar e il suo direttore creativo Pete Docter hanno iniziato a intravedere la sagoma del gigantesco iceberg che si avvicinava alla nave. Elio andava modificato. Dopo aver ricevuto il feedback negativo di Docter e una nutrita lista di richieste di cambiamenti, Adrian Molina ha preferito passare ad altro.

Le nuove registe entrano in gioco e cominciano a stravolgere la pellicola. Tutte le varie tematiche di cui è meglio non parlare negli Stati Uniti di oggi, quelle che hanno a che fare con l'identità di genere e l'ambientalismo in primis, vengono cancellate. Il protagonista diventa più mascolino e generico per certi versi. In mezzo a tutto questo, a far innalzare ulteriormente i costi, anche la defezione di una buona parte del team di animatori: dopo lo scossone, i lavoratori Pixar appartenenti alle comunità latina e queer hanno deciso di lasciar perdere anche loro. La stessa America Ferrera avrebbe fatto armi e bagagli proprio come risposta alla delusione causata da queste defezioni e dalle continue riscritture del suo personaggio.

Di chi è la colpa? Della Disney o della Pixar?

In un'America in cui tutte quelle grandi multinazionali che, fino a ieri, facevano della diversità e inclusione i loro emblemi aziendali per poi cambiare drasticamente idea nei mesi scorsi, a chi va attribuita la colpa del drastico cambio di rotta di Elio?

Pet Docter
Il CCO della Pixar, Pete Docter

Stando a quanto riportato dall'Hollywood Reporter le direttive non sarebbero arrivate dalla casa madre, dalla Disney, ma sarebbero più collegate a questioni di autoimposizioni normative, per così dire. Fra inclusività e cautele aziendali, la Pixar pare essere più orientata verso questa seconda categoria. Tutti seguirebbero una specie di "obbedienza preventiva" che porta quella che è stata una delle realtà più innovative di Hollywood a evitare "temi sensibili" e a concentrarsi su quelle IP che possono garantire un successo assicurato. Come quel Toy Story di cui è stato annunciato il quinto capitolo. Certo, bisogna anche avere l'onestà di dire che pur se Molina fosse riuscito a portare a compimento la sua visione non è che la cosa si sarebbe automaticamente trasformata in una pioggia di centinaia di milioni di dollari nelle casse della Pixar e della Disney.

Elio
Il protagonista del film

Forse sarebbe accaduto qualcosa di analogo condito inoltre dalle solite polemiche sull'inserimento di certi tempi nei prodotti di fiction tanto che la domanda che, sulle pagine dell'Hollywood Reporter, si pone un'ex artista della Pixar rimasto anonimo, ovvero "Avrebbero perso tutti questi soldi se avessero lasciato che Adrian raccontasse la sua storia?" è comunque destinata a restare senza risposta. L'unica certezza è che per tutta una lunga serie di motivi, la Pixar pare aver verso tutta la dirompente forza innovativa che possedeva tempo fa.