Lo aveva detto durante l'incontro stampa, nel descrivere il suo Eppetondo, uno dei personaggi de La Storia di Francesca Archibugi. "Un personaggio e una vicenda che riporta al presente. Del resto, subiamo la propaganda del potere, di chi spaccia per giusta una guerra". A parlare, mai a caso, mai in modo superficiale, è Elio Germano, protagonista della serie Rai che riporta in tv il romanzo di Elsa Morante (aspramente criticato negli Anni Settanta, e già portato sul piccolo schermo da Luigi Comencini nel 1986). Un ruolo, il suo, che esalta la dolcezza, la gentilezza, l'empatia, affiancandosi alla protagonista Ida Ramundo, interpretata da Jasmine Trica.
Impeccabile, tanto nello spazio scenico quanto nella profondità di pensiero (senza la paura di affrontare territori scomodi), Elio Germano durante la presentazione spiega che "C'è un alienazione generale, che poi si riversa su gli Ultimi. Potevamo immaginare un mondo diverso, e invece queste regole oggi ancora non ci sono. Ne La Storia c'è una narrativa legata al Secolo scorso. Sono antieroi. E oggi la propaganda ci fa dubitare degli antieroi. Siamo ossessionati dai buoni e dai cattivi, senza considerare i fattori esterni. Si è perso il pensiero critico".
La Storia, intervista ad Elio Germano
A margine della conferenza, Elio Germano si ferma con noi di Movieplayer.it, approfondendo diversi concetti. Il primo, legato al valore della gentilezza, che oggi si è dissoluto in un sentimento di insofferenza generale. "Eppetondo è un personaggio puro, animato dall'amore in cui crede", ci dice. "È una persona sola, e si dedica agli altri. Oggi, la manipolazione quotidiana che riceviamo ci porta a ripetere ciò che gli altri vogliono, invece che ascoltare noi stessi. Banalmente, ciò che ci piace a noi, non viene seguito. Seguiamo invece l'opinione degli altri. Siamo schiacciati da una costante propaganda. All'epoca, una certa propaganda non c'era, e quindi il personaggio seguiva una il valore gentilezza".
La Storia di Francesca Archibugi, scritta da Giulia Calenda, Ilaria Macchia, Francesco Piccolo e dalla stessa Archibugi, rivede anche il valore seriale in relazione alla messa in scena cinematografica. Oggi, allora, ha ancora senso fare distinzione tra cinema e serie tv? "Le serie in generale hanno degli altri canoni. Devono rispettare altre regole. Far capire di cosa si parla, tra uno spot e l'altro. Devono tenere lo spettatore incollato alla storia, anche se è distratto. Tenendo conto di una ciclicità. Ci sono paletti in più, libertà in meno. Ma anche il cinema oggi soffre di questi paletti, nonostante resta uno spazio libero. Questo non vuol dire che la qualità è migliore o peggiore, sono sistemi di regole diverse".
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"Non siamo riconosciuti come attori"
Cinema, serie ma anche le prospettive della nostra industria. Elio Germano fuori dal set si fa da sempre portavoce delle grosse lacune legate al mondo del cinema (è tra i firmatari del collecting Artisti 7607), lottando per equi diritti, equi salari e, soprattutto, per una riconoscibilità del lavoro in termini sociali. "Il nostro paese si spaccia come un popolo di artisti. Eppure, per gli artisti non si è mai fatto nulla. Non c'è uno statuto sociale. La nostra partita IVA è quella di chi apre una pizzeria", prosegue l'attore. "Non siamo riconosciuti per il lavoro che facciamo. Non c'è un sistema pensionistico, o legato alle tasse. Non c'è tutela. Ci battiamo tra colleghi per portare avanti queste tutele, anche a nome dei colleghi meno famosi. C'è una grossa lacuna in Italia nell'individuazione di una categoria sociale".