Nel dubbio, fate come la zebra col suo puledrino. Non arrendetevi all'insidia dei predatori, alla corrente del fiume, alla violenza degli elementi; continuate a lottare, a incoraggiare il vostro piccolo, e ogni minuscola vittoria varrà un milione di volte la fatica profusa. Non arrendiamoci all'incuria, all'ignoranza e alla miopia della classe politica, all'inevitabilità della catastrofe; continuiamo a celebrare la meraviglia e a proteggerla con tutti i mezzi che abbiamo. In ogni caso ne sarà valsa la pena.
Se c'è una critica a cui si presta il magnifico Earth - Un giorno straordinario (sequel del classico Earth - La nostra terra del 2007) è il fatto che non vi si affronti la drammatica realtà del riscaldamento globale, che non si accenni alla sesta estinzione di massa ormai in corso e al ruolo che ha avuto nell'innescarla l'homo sapiens, una specie parassitica e assai distruttiva che nel documentario non compare se non con la voce di Diego Abatantuono (nella versione originale il narratore è Robert Redford). Ma quel pensiero non è lontano dalla mente dello spettatore informato e consapevole che vede i ghiacci sciogliersi al sole che sale verso le zenith. Non è lontano nemmeno dalla mente del bambino che partecipa alle esplorazioni della cucciola di panda, e lo sa bene quanto sia forte il rischio di perdere per sempre questa e tante altre specie insostituibili. E allora non siate da meno di mamma panda e mamma zebra: portate i vostri cuccioli a vedere questo film incredibile, portateceli ad ogni costo, e la battaglia inevitabile potrà contare su qualche prezioso contributo in più.
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La voce delle emozioni
Dalla parte giusta della schiera ci sono senz'altro il giornalista naturalista Franco Borgogno e lo stesso Abatantuono, che abbiamo incontrato in occasione della presentazione del film.
Signor Abatantuono, lei non ha esattamente ricalcato lo stile di Robert Redford nella narrazione del film, l'ha fatta a modo suo, ma il risultato è piacevolissimo.
Diego Abatantuono: Grazie. Per me si è trattato di un'esperienza anomala, perché non è il mio lavoro, ma quando ho visto il film l'ho trovato talmente bello che l'ho voluto fare pensando ai miei figli, e soprattutto alle mie due nipotine. È un film allegro, ha un modo bellissimo di educare all'ecologia. Vedi il film e ti ricordi in che posto meraviglioso in cui viviamo, e il giorno dopo puoi iniziare a pensare a come dare il tuo contributo per proteggerlo. Diventa un discorso retorico, me ne rendo conto, perché si parla tanto e si fa molto poco, ma sono sicuro che tutti in questa sala fanno per lo meno la raccolta differenziata dei rifiuti; in ogni caso, il film rimane un documento eccezionale di ciò che avremmo il dovere di proteggere.
Qualcuno potrebbe dire che si sottolinei troppo la durezza della lotta per la sopravvivenza per un film per famiglie, ogni giorno è una battaglia per tante specie animali.
Franco Borgogno: È la bellezza e la fragilità della vita, che ci ricordano le efemere, gli insetti che vivono un giorno soltanto di vita adulta. Come racconta il film, la sopravvivenza è nei numeri, e cavarsela non è l'eccezione. È dimostrato che la grandissima parte degli attacchi dei predatori felini si risolvono in fallimenti. La zebra, come succede nel film, il più delle volte ce la fa a proteggere il suo piccolo.
Diego Abatantuono: È così, è la giostra della vita. Se una specie si nutre dell'altra, o caccia o si estingue. C'è un momento del film particolarmente thriller, la fuga del piccolo di iguana dai serpenti corridori, che è talmente avvincente, un film nel film. D'altronde questo è un film fatto di molte storie.
E quale storia vi ha colpito di più?
Diego Abatantuono: Difficile dirlo, c'è così tanto che non conoscevo. Il combattimento tra giraffe è incredibile. Il colibrì alle prese con le api e la pioggia nella foresta... facendo questo lavoro, poi, noti la difficoltà e la qualità delle riprese. Come hanno fatto riprendere le gocce di pioggia che colpivano le api?
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Educare alla natura
Questo docufilm è molto narrativo tra l'altro, girato da registi cinematografici e non documentaristi.
Franco Borgogno: Sì, il documentario naturalistico è molto cambiato negli anni, ora deve arrivare a una platea enorme che in buona parte ha perso qualsiasi contatto, qualsiasi rapporto con la natura. Un rapporto con la natura è essenziale per riconoscere come tutti gli essere viventi siano collegati; poi si può fare educazione ambientale, ma è fondamentale imparare a vederle le meraviglie della natura, persino in città. I cittadini credono che tutti gli uccelli siano grigi, invece basta guardare i colori delle cince...
Il film è girato ai quattro angoli della Terra, lei quale preferirebbe visitare?
Diego Abatantuono: Grazie al mio lavoro ho viaggiato molto, ma il ricordo più bello che ho è legato alle riprese di un vecchio sceneggiato Il segreto del Sahara, e quindi all'Africa, e più precisamente al Marocco. Mi ricordo che sull'areo non ero mica così felice, era appena nata mia figlia e avrei dovuto stare lì per mesi. C'era David Soul che cantava e io pensai di aver fatto una cazzata. Ma bastò la prima notte sotto le stelle dell'Africa per farmi cambiare idea. Il Marocco è un paese ricchissimo e meraviglioso e quella è stata una delle esperienze più belle della mia vita.