Domani: un documentario per cambiare il mondo

Cyril Dion e Mélanie Laurent hanno realizzato un documentario, pieno di positività e speranza, per raccontarci come un domani è possibile, ma solo se abbracciamo l'alternativa.

"Attenzione: il mondo si autodistruggerà tra pochi secondi!". Potrebbe far sorridere un annuncio così allarmista, eppure non è tanto lontano dalla realtà. Diversi studi dimostrano che, se le politiche agroalimentari del nostro pianeta non cambieranno in fretta, la vita così come noi la conosciamo non potrà continuare. Lo vediamo con quanto sta accadendo alle api, realtà che la maggior parte dei media non divulga nella giusta misura e a cui molte persone si ostinano a non credere.

Domani: un'immagine del documentario
Domani: un'immagine del documentario

Da questi studi parte l'idea di Domani, il documentario diretto da Cyril Dion e Mélanie Laurent che fa molto riflettere sulle attuali condizioni umane. Più che un freddo reportage su aspetti economici che sarebbero anche difficili da capire, un vero e proprio road movie, un'avventura emozionante e positiva attraverso le alternative possibili, attuabili da subito, non per avere un domani migliore, ma semplicemente per poter avere un domani.

Cinque capitoli per cinque argomenti

Domani: un'immagine dal set del documentario francese
Domani: un'immagine dal set del documentario francese

Il tema che inizialmente Cyril voleva affrontare è quello dell'agricoltura e delle risorse alimentari del nostro pianeta. Ma quando lui e Mélanie si sono messi in marcia per realizzare il documentario, si sono accorti ben presto che l'agricoltura dipende dall'economia, dalla politica, dall'educazione che riceviamo. In qualche modo, tutto è collegato nel nostro mondo, e per questo Domani si divide in cinque capitoli. Agricoltura, Energia, Economia, Democrazia e Istruzione. In un racconto lineare che si fa Storia, racconto, non reportage distaccato o ideologista. Con lo stupore degli stessi realizzatori, conosciamo agricoltori locali che hanno già messo in piedi colture la cui resa e quattro volte quella del latifondo a monocoltura, quello delle multinazionali. E il loro stile è talmente semplice nel mostrarci cose lampanti, che riusciamo a capire immediatamente come funziona.

Domani: un'immagine del documentario francese
Domani: un'immagine del documentario francese

Viene da porsi una domanda: perché abbiamo creduto ciecamente alla coltura intensiva, alla necessità di meccanizzare la produzione, all'industrializzazione dei processi e alla distribuzione su larga scala, e oggi non possiamo credere a questo? Semplicissimo: perché il consumismo, per definizione, ha bisogno della pubblicità e le multinazionali hanno una "potenza di fuoco" maggiore nella loro comunicazione. Ecco perché, se da un lato è importante documentarsi e oggi ne abbiamo ogni possibilità, dall'altro è fondamentale sia che i singoli passino parola diffondendo la speranza in un'alternativa, sia che i governi abbraccino politiche mirate per promuovere produzioni alternative e locali, per ridurre i consumi energetici e i volumi dei rifiuti, per riutilizzare, condividere, rieducare il popolo al fine di migliorare la situazione di ciascuno.

Domani: Mélanie Laurent e Cyril Dion in un'immagine promozionale
Domani: Mélanie Laurent e Cyril Dion in un'immagine promozionale

Un messaggio positivo, nessuna catastrofe

Domani: un momento del documentario
Domani: un momento del documentario

Iniziando con il tema dell'agricoltura, ci si imbatte, in un sistema concatenato, negli altri problemi. Non che questo documentario scopra qualcosa di davvero nuovo: che l'attuale modo di gestire il cibo, le risorse della terra compresa l'energia, di distribuire la ricchezza, governare e finanche educare i nostri figli faccia acqua da tutte le parti non è un mistero. Nessuno di noi potrebbe mai affermare con certezza che i sistemi cosiddetti democratici hanno portato la felicità all'individuo. Men che meno il benessere, visto che la maggior parte degli abitanti di questo pianeta vive in condizioni di povertà oppure è soggetto a forti stress. Eppure Domani introduce due elementi freschi e nuovi. Il primo è una estrema semplicità nello spiegare il funzionamento attuale delle cose e delle possibili azioni da fare per migliorare o cambiare, il secondo è una positività generale nel messaggio, mai catastrofista. La speranza, il sorriso, il divertimento degli stessi realizzatori presenti in molte scene, il mostrare realtà che tutto questo già lo fanno. E funziona! Nonostante l'impianto registico che alterna interviste a reportage sia di stampo molto classico, il documentario scorre via leggero, verso una strada nuova e ancora sterrata, che tutti noi dovremmo, almeno in piccola misura, percorrere.

Una nuova realtà possibile

Domani: un'immagine tratta dal documentario
Domani: un'immagine tratta dal documentario

Domani è stato realizzato grazie al crowdfunding. Non è il primo, ma sicuramente è quello che ha battuto un record: 450.000 euro raccolti in soli due mesi, adesioni altissime ed entusiaste al fatto che si potessero divulgare queste verità. E un terzo dei donatori non ha voluto nulla in cambio, ha preferito che la produzione piantasse un albero per ciascuno di loro. Tutto sostenibile. Verità, queste, che non sono il frutto della mente di un qualche "santone", che non dovremmo sempre percepire con uno scetticismo iniziale. Dovremmo arare il terreno della nostra mente e lasciare che il frutto di studi reali, non campati per aria, pianti i suoi semi in noi. Perché guardando Domani ci si rende conto che poche cose sono più concrete e reali di questa: pianto un seme, mi prendo cura del terreno, cresce una pianta. E quella pianta sfamerà me e i miei cari. Dobbiamo capire come farlo al meglio. La sottoscritta vive in una logica di decrescita da tre anni, e funziona. Il riuso, il riciclo, il recupero. La condivisione e la collaborazione. La diversità come ricchezza. Come diceva Ryan in Tra le nuvole, alleggerite il vostro zaino: non sarete più poveri, ma più felici. Domani chiede di passare parola, e io l'ho fatto. Ma già da oggi.

Movieplayer.it

3.5/5