Duse, recensione: 'lavorare, vivere, morire'. Pietro Marcello smantella il mito della Diva e scopre la donna

Solo tre cose interessano alla Eleonora Duse ritratta da Valeria Bruni Tedeschi nel sentito biopic di Pietro Marcello, presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. In sala dal 17 settembre.

Valeria Bruni Tedeschi è Eleonora Duse

In una Mostra di Venezia concentrata più che mai sui temi del presente, dalla tragedia di Gaza alla crisi - economica, sociale, ma anche emotiva - globale viene da chiedersi quale possa essere l'attualità di un biopic su Eleonora Duse, diva 'totale' ottocentesca, che ha sacrificato la propria esistenza alla strenua difesa del teatro mentre il neonato cinema muoveva i primi passi profumando di futuro. La sfida, per il regista Pietro Marcello, era raccontare l'attrice e la donna riscoprendone la modernità.

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Valeria Bruni Tedeschi saluta nei panni di Eleonora Duse

Nell'interpretazione di Valeria Bruni Tedeschi, Eleonora Duse è più emancipata che Divina, una figura volitiva, indipendente, libera da vincoli familiari (se non fosse per i debiti che la perseguitano). La rinuncia ad avere una relazione affettiva con la figlia (interpretata da Naomie Merlant) appare più come una scelta necessaria ad alimentare la propria devozione al lavoro che puro e semplice egoismo da diva. La Duse raccontata da Pietro Marcello è un'attrice workaholic (come si direbbe oggi) votata ad alimentare il proprio mito non per semplice vanità, ma per tener fede alla missione salvifica del teatro sottostando alla massima universale secondo cui 'la bellezza salverà il mondo'.

Il biopic secondo Pietro Marcello

E il mondo in cui si muove Eleonora Duse ha proprio bisogno di essere salvato. Mentre la musa di D'Annunzio ignora l'aggravarsi delle proprie condizioni di salute e torna a calcare le scene in un trionfale adattamento de La donna del mare di Ibsen, tra gli spettatori spunta un compiaciuto Benito Mussolini. Dopo la tragedia della Grande Guerra, il fascismo prende piede mostrando a poco a poco il suo volto più vile e violento e la Duse sente il dovere morale di combattere la devastazione a colpi d'arte.

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Valeria Bruni Tedeschi "abbraccia" la figlia Noemie Merlant

Ma il personaggio raccontato da Pietro Marcello, regista solitamente ben poco affascinato dal genere biografico, racchiude in sé debolezze, enigmi e contraddizioni che la rendono una figura tragicamente contemporanea. La sua istintiva avversione al fascismo si ammorbidisce quando Mussolini si offre di ripianare i suoi debiti, offrendole perfino un vitalizio. Nell'interpretazione di Marcello, l'attrice sembra accostarsi con fiduciosa ingenuità al nuovo regime presentando al Duce la richiesta di costruire un teatro "per gli orfani di guerra, per tutti gli italiani". Lo stesso approccio bivalente la vede sposare con entusiasmo il talento di un giovane aspirante drammaturgo per poi scaricarlo altrettanto rapidamente dopo un fiasco colossale.

Eleonora Duse: figura del passato o icona femminile evergreen?

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Valeria Bruni Tedeschi avvolta in un mantello

La Duse di Valeria Bruni Tedeschi attraversa la vita avviluppata in una coltre drammatica senza che le sofferenze di coloro che le stanno intorno riescano a toccarla davvero. Solo tre cose le interessano: lavorare, vivere, morire. Il fuoco sacro dell'arte che arde dentro di lei è più forte di tutto il resto, della malattia, della morte, perfino del dolore di una figlia che si sente rifiutata fin dalla nascita e non glielo nasconde. In tal senso la scelta di Valeria Bruni Tedeschi appare perfetta. La sua aria da fatina svagata, il sorriso ingenuo e fanciullesco e quella perenne aura di malinconia che la circonda la rendono una Duse convincente e coinvolgente. Intorno a lei un cast di attori teatrali, da Fausto Russo Alesi a Vincenzo Pirrotta, da Marcello Mazzarella a Vincenzo Nemolato, fanno la loro parte contribuendo alla creazione di questo passato tribolato.

Reinventare il period movie: come il regista ha ricostruito i primi anni del '900

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Fanni Wrochna e Noémie Merlant si fronteggiano nel foyer di un teatro

In questo caso, più che alla performance di Valeria Bruni Tedeschi, va dato merito a Pietro Marcello di aver cucito addosso alla sua interprete un personaggio che le calza a pennello. Nella sua aria dimessa, nei lunghi capelli grigi coperti a tratti da una parrucca bruna (fugace concessione alla vanità subito abbandonata), si intravede la magnificenza di un passato che ha lasciato il posto a un febbrile desiderio di riscatto, alla voglia di tornare a essere Divina, anche se solo per un'ultima volta. La stessa cifra stilistica guida la ricostruzione dei primi anni del secolo in una messa in scena attenta, filologicamente corretta, ma non priva di ruvidità.

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Lo sguardo di Eleonora Duse

Come nel caso del precedente Martin Eden, lo sguardo di Pietro Marcello si rivela brusco, immediato, quasi irriverente nella ricostruzione di un'epoca, perfino nei suoi aspetti più sontuosi. I teatri non sono maestosi, ma 'a misura di spettatore', gli abiti celano echi di un passato lussuoso che oggi non esiste più, perfino Venezia, nello sguardo di Marcello, appare brumosa, opaca, avvolta in una luce grigiastra mentre i primi piani insistiti sul volto della Duse ne rivelano rughe, imperfezioni e lacrime. Il regista campano prosegue nella sua esplorazione di un passato - reale o romanzesco che sia - capace di risuonare nel presente, ma privandolo di quell'aura di nostalgica idealizzazione, così da avvicinarlo allo spettatore permettendogli di (ri)conoscere l'umanità dietro il mito.

Conclusioni

Come rivela la nostra recensione di Duse, la sfida di Pietro Marcello di trovare la modernità dietro un'icona del passato spinge il regista a costruire un complesso ritratto femminile. Valeria Bruni Tedeschi brilla nei panni di una Eleonora Duse dolente, ma devota, distaccata dagli effetti e tutta presa nella sua missione di eternare il potere salvifico del palcoscenico. Un cast di nomi del teatro italiano circonda l'attrice nella rappresentazione di un passato drammatico, a noi più vicino grazie all'immediatezza della messa in scena.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • La scelta di Valeria Bruni Tedeschi, che aderisce 'naturalmente' al ruolo nella visione di Pietro Marcello.
  • La rilettura 'moderna' di una Duse emancipata, libera e pronta alla ribellione contro i mali dell'epoca.
  • La ricostruzione dell'epoca.

Cosa non va

  • Il ritmo altalenante del racconto, che non risparmia qualche momento di stanca.