Pietro Marcello e la revisione dell'arte, partendo dalla figura della "greatest". Dietro Duse, interpretato da Valeria Bruni Tedeschi, un film che supera il concetto di biopic soffermandosi "sull'urgenza" di raccontare un mondo segnato da inesorabili cambiamenti. Artistici, politici, sociali. Eleonora Duse, dalla Grande Guerra all'ascesa del fascismo, la Divina cerca lo spunto del palco come "spazio di resistenza", divenendo figura rivoluzionaria ed esplosiva. A scrivere la sceneggiatura di Duse, presentato a Venezia 82, Letizia Russo e Guido Silei, oltre allo stesso Marcello.
Duse: intervista a Pietro Marcello e Valeria Bruni Tedeschi

A tracciare la metrica di Duse, quell'arte che nasce dal "fango" e dal "dolore", come spiegano a Movieplayer Pietro Marcello e Valeria Bruni Tedeschi, che abbiamo incontrato in una delle suite dell'Hotel Excelsior del Lido di Venezia. "Il cammino si fa in ginocchio, a volte chi è fortunato cade in piedi. L'arte è una forma rigenerativa dell'anima. Non si può credere in un mondo senza inquietudini e turbamenti. Non sarebbe normale", dichiara il regista.
Per Valeria Bruni Tedeschi, invece, il dolore "fa parte della vita. Un'artista non può non utilizzare il dolore. Fa parte dei colori della sua vita. Ma anche i sogni, la gioia, il desiderio, la felicità".
Il teatro non è un museo

Tecnicamente ineccepibile, Duse è musicato da Marco Messina, Sacha Ricci, Fabrizio Elvetico, autori di una colonna sonora che gioca sui contrasti. "Il film è contrappuntato con la musica elettronica", racconta Pietro Marcello. "Mi interessava creare dei cortocircuiti, accompagnando le immagini del film. L'ho sempre fatto nelle mie opere, e a volte torniamo al punto di partenza per osservare un mondo diverso".
C'è una frase che colpisce, ovvero "il teatro non è un museo". Eppure, oggi, l'arte sembra sempre più guarda al passato. "Viviamo il tempo dell'ignavia", prosegue Marcello, "e gli ignavi non erano nemmeno accettati all'inferno. La cultura del narcisismo oggi prevale su tutto. Il personaggio della Duse è di rivolta, come Martin Eden. Mi affascina chi dice no. Ora viviamo il momento della disobbedienza civile. Il potere si è sempre impossessato dei talenti".
Per Valeria Bruni Tedeschi, "Siamo ossessionati dal passato, da quello che non abbiamo capito o digerito. L'arte è questione di ossessioni, e noi le seguiamo". In chiusura, quando il timer ha già superato il tempo a disposizione, l'attrice confida che: "La Duse non era una star, ma un essere umano. Nel film vediamo che chiede a Mussolini un teatro, e questo è uno sbaglio. Ma lei era ingenua, pensava di essere più forte dell'arroganza. Tuttavia, va bene sbagliarsi, se poi c'è umanità".