Inside Out 2 è stato uno dei successi (inaspettati?) del 2024, e quindi era palese che il franchise venisse sfruttato ulteriormente da Disney Pixar. Non solo un possibile nuovo film in cantiere (ancora non ufficialmente confermato) che continuerà a raccontare la vita della protagonista Riley mentre entra nell'età adulta, ma anche una serie animata in streaming, pensata per Disney+. Arriva quindi Dream Productions, lo spin-off ambientato nel mezzo delle due pellicole, che vuole farci scoprire un'altra parte del vasto inconscio della ragazzina: il mondo dei sogni.
Da Inside Out a Dream Productions: ovvero, la materia di cui sono fatti i sogni
"If you can dream it, you can do it" diceva il buon Walt Disney mentre fondava quello che sarebbe diventato uno dei più importanti studi d'animazione della storia del cinema. La settima arte come sogno ad occhi aperti, come magia per immagini che cattura l'attenzione e i cuori degli spettatori attraverso il linguaggio dell'animazione. Non dovrebbe sorprendere quindi che, cento anni dopo, la visione della Pixar che immagina i sogni proprio come se fossero una grande casa di produzione hollywoodiana.
Non manca davvero nulla in questo mondo immaginifico ed immaginato: dalla regista che sembra non riuscire a stare al passo coi tempi, al giovane cineasta appena uscito dalla scuola di cinema che vuole distruggere tutti gli archetipi appena studiati fino all'assistente alla regia che non aspetta altro che qualcuno si accorga del suo talento e le dia finalmente una possibilità. L'obiettivo di tutti? Mettere in scena il prossimo sogno di successo, con tanto di targhetta a cui ambire dalla produttrice-capo!
Questione di stile nello spin-off
Se Inside Out 2 aggiungeva nuove emozioni all'equazione per mostrare la complessità e la crescita della mente di Riley, Dream Productions riesce incredibilmente a mescolare svariati tipi di regia per mostrare il passaggio dall'infanzia all'adolescenza che avviene tra i due capitoli.
I suoi ricordi hanno bisogno di un'ulteriore elaborazione, quindi Gioia e le altre emozioni (tornano i doppiatori principali per l'occasione) li inviano alla Dream Productions. C'è il mockumentary in stile The Office e Parks and Recreation per conoscere i pensieri più reconditi e le opinioni delle personalità coinvolte e c'è la regia-nella-regia dei sogni e degli incubi insieme a quella "standard" della stessa serie animata che ci porta in giro per gli studios.
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Voci da sogno nella serie animata
A livello tecnico, quindi, la serie fa passi da gigante e mostra una grande poliedricità creativa da parte del creatore Mike Jones e della produttrice Jaclyn Simon. Con un'evoluzione anche nel corso dei quattro episodi che compongono lo show, per mostrare i diversi tipi di sonno che ognuno di noi passa abitualmente, compreso il sonnambulismo.
Poi, le voci originali scelte sono perfette: Paula Pell (vi dice qualcosa Girls5Eva?), Ally Maki e Richard Ayoade sono Paula, Janelle e Xeni, e non manca nemmeno qualche guest star preziosa come Maya Rudoplh. Peccato per il character design che è la vera pecca, lasciando un po' perplessi rispetto all'iconicità delle emozioni che abbiamo imparato a conoscere ed amare al cinema. Si riflette sul tempo che passa, sul bisogno di eredità, su quanto la notte influenzi davvero ciò che facciamo durante il giorno. Nel bene e nel male.
Conclusioni
Dream Productions: dal mondo di Inside Out è un ottimo prosieguo del franchise di successo che quest’anno ha sbancato il botteghino mondiale con il sequel. Addentrandoci nei sogni di Riley, scopriamo un nuovo meccanismo di messa in scena dell’inconscio umano da parte degli autori. Non solo: la serie spin-off riesce addirittura a parlarci del terrore di Hollywood per il tempo che passa. La pecca? Il character design.
Perché ci piace
- L’idea di rappresentare la Dream Productions come Hollywood.
- Il cast vocale e il mix di stili registici scelto.
- I temi affrontati e i diversi tipi di sonno e veglia messi in scena.
Cosa non va
- Il character design ci convince poco.