Doom Patrol, la recensione: il lato strambo dell’universo DC

La recensione di Doom Patrol, nuova serie basata sui fumetti della DC Comics, disponibile su Amazon Prime Video.

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Doom Patrol: un'immagine della serie

Scrivendo la recensione di Doom Patrol, la nuova serie televisiva basata sull'universo fumettistico della DC Comics, viene innanzitutto da pensare a quanto sia intricata la questione dei diversi mondi catodici basati sulla produzione della casa editrice, e come questo fatto vada di pari passo con l'evoluzione delle modalità di consumo dei prodotti audiovisivi. Questo perché la serie TV, incentrata sull'omonimo team di emarginati creato nel 1963 e poi reinventato più volte (celebre la rilettura ad opera di Grant Morrison, le cui storie hanno parzialmente influenzato la serie TV), era stata inizialmente annunciata come uno spin-off di Titans, la cui prima stagione conteneva proprio un episodio, il quarto, che fungeva quasi da pilot ufficioso per la nuova squadra. Poi, strada facendo, i produttori hanno deciso di situare il presunto spin-off in un universo a sé, nonostante la presenza di attori già usati nello show precedente (tra cui Brendan Fraser, che doppia Robotman e interpreta fisicamente il suo alter ego umano).

La scissione è ancora più evidente a livello di distribuzione internazionale: mentre negli Stati Uniti entrambi i programmi fanno parte del catalogo di DC Universe, piattaforma di streaming interamente dedicata ai fumetti della casa editrice e agli adattamenti degli stessi, in altri territori Titans è disponibile su Netflix, mentre Doom Patrol arriva ora su Amazon Prime Video (ma comunque secondo lo stesso principio, con tutti gli episodi disponibili subito, mentre in America venivano caricati a cadenza settimanale). Giusto per complicare ulteriormente le cose, la seconda stagione di quest'ultima, già confermata, in patria debutterà in contemporanea su DC Universe e su HBO Max, il servizio di streaming che includerà tutte le produzioni della WarnerMedia. Una situazione simpaticamente complessa, che fa abbastanza sorridere, ma che si rivela anche un vantaggio per la fruizione della nuova serie: non essendo più uno spin-off, può essere visto senza alcuna conoscenza pregressa, e l'assenza di legami narrativi stretti fra i due mondi dà anche allo showrunner la possibilità di andare in una direzione diversa rispetto al "prototipo".

Grandi eroi, piccolo schermo: I fumetti della DC Comics in televisione

Una squadra a dir poco stramba

Doom Patrol 1
Doom Patrol: uno scatto dei personaggi protagonisti

Come abbiamo già detto, la Doom Patrol risale al 1963, e al netto di varie riletture nel corso dei decenni il concetto di base è rimasto lo stesso: i diversi eroi che compongono la squadra sono tutti degli emarginati che hanno ottenuto i rispettivi poteri in circostanze tragiche. La serie televisiva riconosce la componente storica delle varie iterazioni del team, ma il gruppo di base, nel presente, è composto da quattro persone: Jane (Diane Guerrero), personalità dominante di una donna affetta da disturbi mentali; Rita Farr (April Bowlby), mutaforma che fatica a mantenere un aspetto solido; Larry Trainor (Matt Bomer), costretto a essere fasciato dalla testa ai piedi per impedire la fuoriuscita dell'energia negativa che risiede in lui; e Cliff Steele (Brendan Fraser), il cui cervello è stato trasferito in un corpo robotico in seguito a un incidente automobilistico. A loro si unisce poi Victor Stone alias Cyborg (Joivan Wade), e a guidare la squadra è Niles Caulder alias Chief (Timothy Dalton). La minaccia principale che devono affrontare? Mr. Nobody (Alan Tudyk), un villain onnipresente che ha la capacità di viaggiare da una dimensione all'altra e di alterare la realtà.

Una stagione all'insegna del bizzarro

Laddove la serie dedicata ai Teen Titans (senza la prima metà del nome, per segnare il passaggio all'età adulta) si imponeva come qualcosa di dark, realistico (nei limiti del possibile, avendo tra i membri un'extraterrestre e un mutaforma) e a tratti anche provocatorio (basti pensare a Robin che dice "Fuck Batman!"), le avventure televisive della Doom Patrol optano per una fedeltà generale al tono surreale delle loro gesta fumettistiche, in particolare l'era morrisoniana come dimostra la presenza di Flex Mentallo, personaggio capace di alterare la realtà flettendo i muscoli (no, non è uno scherzo).

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Doom Patrol: Cliff Steele e l'Uomo Negativo

Il tono è costantemente in equilibrio tra il serio e il faceto, stratagemma possibile anche grazie all'uso di interpreti come Brendan Fraser e Timothy Dalton, abituati a storie scanzonate ma comunque credibili e palesemente a loro agio in questo contesto deliziosamente fuori dal comune. Per non parlare di Tudyk che, sulla falsariga di Deadpool, si diverte a spezzare la quarta parete dato che i suoi poteri interdimensionali lo rendono consapevole del suo esistere all'interno di una serie televisiva. Merito anche della gestione creativa di Jeremy Carver, veterano di Supernatural che gioca in modo simile su toni diversi, e che in questo caso comporta anche titoli altamente ironici (quello del quinto episodio in inglese è Paw Patrol, rimando a una popolare serie dal target infantile). Pertanto, al netto del Doom nel nome del team, si può dire che, ancora una volta, l'espansione televisiva della DC punta su una diversificazione molto apprezzabile. L'unico, lecito dubbio: dove vedremo la seconda stagione, se e quando HBO Max arriverà in Europa?

Conclusioni

Arrivati al termine della nostra recensione di Doom Patrol, possiamo dire che chi apprezza la DC Comics e la vasta gamma di adattamenti dei suoi fumetti avrà nuovamente pane per i propri denti grazie a questa serie che abbraccia apertamente la stramberia del materiale di partenza, regalandoci avventure coinvolgenti ma non prive di una sana dose di autoironia. Nota di merito per Alan Tudyk che, alla seconda partecipazione in carne e ossa a un progetto DC, può dare sfogo al suo lato più cattivo.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.3/5

Perché ci piace

  • Il tono un po' bizzarro è molto intrigante.
  • Gli attori sono affiatati e coinvolgenti.
  • L'impianto visivo è degno del materiale di partenza.

Cosa non va

  • Chi si aspettava uno spin-off diretto di Titans potrebbe rimanere deluso.