Da quando la fiera del fumetto di Lucca si è aperta al mondo del cinema e della TV, anteprima e ospiti di livello non mancano mai ed anche l'edizione 2015 di Lucca Comics and Games non fa eccezione. Si deve a Rai 4, infatti, l'arrivo nella città toscana di Steven Moffat, showrunner di Doctor Who e Sherlock, accompagnato da uno degli sceneggiatori della cinquantenaria serie inglese, Jamie Mathieson. L'occasione è un'anteprima della nona stagione di Doctor Who, in onda su Rai 4 da Gennaio 2016, iniziata soltanto lo scorso settembre in patria.
In attesa di incontrare il caloroso e fanatico pubblico di Lucca Comics, Moffat e il suo accompagnatore hanno incontrato la stampa, sia in conferenza stampa che in una successiva intervista molto più raccolta, ma ugualmente divertente, in cui i due hanno dato il meglio di sé, dimostrando di saper gestire il pubblico quanto, se non più, le star più navigate ed apprezzando la lingua locale. "Non so cosa hai detto" ha esclamato Moffat dopo una delle domande dei giornalisti presenti, "ma suonava benissimo come lo hai fatto!" Un lungo incontro al termine del quale Moffat ha anche impresso l'impronta delle sue mani sulla Hall of Fame di Lucca Comics. Non solo abili scrittori, quindi, ma anche efficaci oratori!
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Signor Moffat, ha ormai scritto quattro versioni del Dottore più il War Doctor. Come approccia la scrittura di un personaggio che cambia continuamente, eppure sempre lo stesso?
Steven Moffat: Il Dottore è il Dottore, quello che fa la differenza è l'attore che lo interpreta, sono loro a renderli sempre diversi. E' sorprendente, quando ci si limita a leggere sulla carta, quanto siano simili tra loro e come ognuno dei suoi interpreti riesca a spingerlo in direzioni diverse.
Ha intenzione di tornare al cinema dopo Tin Tin? Dal mio punto di vista, ho fatto un solo film e poi sono stato promosso alla televisione. E spero veramente di non essere mai più rimandato laggiù nel cinema.
Signor Mathieson, come è stato il suo approccio al lavoro quando ha iniziato a scrivere per Doctor Who? Jamie Mathieson: Non parto mai dal personaggio, piuttosto dall'aspetto iconografico. Cerco di trovare un buon mostro e una buona ambientazione e mi chiedo come il mio personaggio sarà influenzato da ciò. Sono arrivato nel gruppo quando Peter Capaldi era alla sua prima stagione ed al suo annuncio ero già alla terza bozza di Flatline, quindi stavo scrivendo un generico Dottore alla Matt Smith. Quando Capaldi è stato scritturato, ho incontrato Steven che mi ha spiegato come aveva intenzione di modulare la nuova incarnazione, più alieno e meno disponibile al contatto. Tutto quello che mi diceva, mi faceva pensare a Gregory House di Dr House, quindi l'ho scritto in tal senso.
Lei è entrato a far parte del team solo negli ultimi due anni, com'è stato inserirsi in questo gruppo? E com'è Steven Moffat come capo?
È terrificante! A parte gli scherzi, scrivere è un'esperienza solitaria, per lo più sono io in una stanza a fissare un monitor per ore, quindi la parte bella, stimolante è quando facciamo incontri con il resto dello staff, con Steven e i produttori e stiamo per ore a discutere di quello che il Dottore potrebbe fare. Adoro quella parte, adoro giocare con le idee con gli altri. Alcuni preferiscono prendere appunti e poi tornare a casa per lavorarci, io preferisco farlo in una stanza con il resto dello staff. Da questo punto di vista è un gran divertimento, anche se non nego che ci sia pressione, ma è una pressione che non è in quella stanza con noi, piuttosto un'idea astratta che riguarda i milioni di persone che guarderanno. È un po' come quell'aneddoto di Woody Allen che si esercitava col clarinetto, interrotto da qualcuno che entrò nella stanza dicendogli della folla in fila tutto intorno all'edificio. Quando quella persona andò via e chiuse la porta, dice Allen, restava comunque lui da solo in una stanza col clarinetto, niente era cambiato. È così anche per noi.
E qual è la sua incarnazione preferita?
Il mio preferito è ovviamente quello per cui sto scrivendo. L'inizio della mia collaborazione è stato quando il mio agente mi ha portato ad un incontro con Steven Moffat e gli ho disegnato un mostro per la serie.
I fan sono sempre molto difficili da accontentare, per esempio molti si sono lamentati dei nuovi occhiali da sole, come si fa a scrivere cercando di assecondare i gusti del pubblico ed allo stesso tempo raccontare la propria storia?
Steven Moffat: Non possiamo scrivere per i fan. Sarebbe un pubblico di sette, ottomila persone, noi dobbiamo scrivere per settantasette milioni di spettatori. Non bisogna cadere nella tentazione di ascoltare il fandom, perché i fan sono una percentuale piccolissima, e quelli che esprimono opinioni sono una frazione di questi. È uno dei motivi per cui chiedo a scrittori e registi di non leggere twitter e gli altri social e non leggere niente. Perché sarebbe la voce sbagliata. Io sono un fan di Doctor Who, molti miei amici e conoscenti sono fan di Doctor Who, la mia competenza della continuity è ai limiti dell'autismo, ma non scrivo la serie per quelli come me, socializzo con quelli come me, ma non scrivo per loro.
Jamie Mathieson: Se ascoltassimo i fan, ogni settimana ci sarebbero 45 minuti di David Tennant e Billie Piper che si baciano!
Quando vedremo un crossover Doctor Who/Sherlock? Non lo vedrete mai. Mai! Tra l'altro non riusciremmo mai a pagare i conti, sarebbe troppo costoso.
Come si riesce a fare sempre nuove storie per una serie così longeva? Usate degli strumenti che propongono dei temi e ci costruite una trama attorno, come nel caso di Dinosauri su un'astronave? Di certo non facciamo una specie di combinazione o mashup. Nel caso specifico dei dinosauri su un'astronave è perché essenzialmente sono un dodicenne e il team degli effetti speciali avrebbe sempre voluto fare dinosauri. Così l'ho proposto e siamo stati entusiasti all'idea, correndo per la stanza urlando "dinosauri su un'astronave!". Ecco, è così che degli uomini di mezza età scrivono Doctor Who.
Ci sono altre serie del passato che hanno avuto una grande importanza e che sono state rinnovate per le nuove generazioni. Qual è il segreto del successo di Doctor Who e come si fa a mantenerla così viva? Steven Moffat: Doctor Who ha un bagaglio imponente e l'unica cosa che puoi fare è ignorarlo e raccontare la tua storia. La mitologia va usata solo come riferimento e se facilmente accessibile per un nuovo pubblico, perché si deve poter guardare ogni nuovo episodio anche senza conoscere nulla, come è per James Bond. Anche quando inseriamo elementi dal passato, lo facciamo solo per suggerire che esiste una intera mitologia che può essere esplorata se se ne ha voglia. Doctor Who viaggia leggero!
Jamie Mathieson: Penso che la percentuale di persone che possano dire "aspetta un attimo, non è così, l'avevi detto nel 1975 o 1976" è così esigua che si possa ignorare.
Steven Moffat: Uno di quelli sono io [scherza]
Il Dottore è una figura che ha un che di mitico, come i miti greci. Come ci si sente ad avere tra le mani le sorti di una figura così importante della cultura pop contemporanea? Steven Moffat: Essendo il Dottore uno che viaggia nel tempo, in realtà molti miti greci sono basati su di lui!
Doctor Who ha avuto anche una trasmissione parallela scientifica, condotta da Brian Cox, che spiegava la fisica del Dottore. Quanto la questione scientifica viene presa in considerazione dagli autori dello show?
Steven Moffat: Penso che Doctor Who abbia dimostrato che Brian Cox sbagliava in più occasioni. Brian Cox è forse un Signore del Tempo con due cuori e una macchina del tempo? A chi credereste? Brian Cox può rigenerare? Quando si tratta di fisica, potete conoscere la verità solo dal Dottore. Ha salvato la Terra infinite volte. Brian Cox l'ha salvata una sola volta? No. Non mi risulta! Mostrate della gratitudine! Ovviamente mi permetto di scherzare perché conosco Brian, è un uomo adorabile che ama Doctor Who e non ho nessun problema con lui.
**Qual è il suo episodio preferito scritto da altri? Flatline o Mummy on the Orient Express.
E della serie classica? Memory of the Daleks forse... una cosa bella di Doctor Who è che è tutto fantastico ed è difficile scegliere. Semplicemente alcuni episodi sono leggermente più meravigliosi di altri.
Jamie Mathieson: Forse è un clichè, ma devo dire Blink. E non lo dico solo perché l'ha scritto lui che è il mio capo. È un episodio che funziona come un orologio, un meccanismo perfetto. Digrigno i denti ogni volta che lo vedo perché non l'ho scritto io!
La premiere della nona stagione è in qualche modo complementare a quella della quinta, in cui veniva presentato Matt Smith, perché il Dottore di Capaldi solo ora sembra avere la consapevolezza di sé. È difficile scrivere senza conoscere l'evoluzione del personaggio negli altri episodi?
Jamie Mathieson: Quando lavoriamo a una sceneggiatura non abbiamo accesso a script interi dei precedenti, a volte solo di una in progress. Mentre scrivevo Flatline mi hanno mandato delle clip di Deep Breath, tra cui il discorso finale e mi sono detto "adesso so come parla" e sono ripartito con nuovo vigore. Molto utile un incontro preliminare con Moffat in cui ci ha raccontato la nuova visione del Dottore, di come ha difficoltà a relazionarsi con gli altri ed usa Clara per questo, di come voglia fare del bene ma senza la capacità di essere gentile. E' uno che vuole i risultati. Mi ha fatto pensare a Gregory House... nel TARDIS.
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Cosa direste a qualcuno per convincerlo a guardare Doctor Who?
Jamie Mathieson: è una serie che non ha vincoli, la storia può essere ambientata ovunque e in qualunque momento, qualcosa che per uno scrittore è eccezionale. E l'astronave è la più bella mai vista! Se dovete consigliarla a qualcuno, usate Blink, perché è un episodio unico, e anche il Dottore c'è poco e permette una più facile fruizione a chi non la conosce.
Steven Moffat: Gli direi due cose. La prima è che ogni episodio è un nuovo inizio e non hai bisogno di aver visto tutto quello che c'era prima. La seconda è che ti consente di spaziare, quindi ogni episodio ti può sorprendere, può essere un thriller, una storia romantica o qualunque altra cosa. È tutto quello che è il resto della televisione... in un unico episodio.
Se aveste tempo di guardare la TV, ci sono serie, inglesi o americane, che vi piace seguire? Steven Moffat: Sherlock. Jamie Mathieson: Niente da fare, ha un ego incredibile! [scherza] Dovete guardare Sherlock, è fantastica! Steven Moffat: L'ha detto lui! Vediamo, cosa guardo... quando mi fanno queste domande mi sfuggono sempre i titoli. Ho guardato molto Suits, ho adorato Breaking Bad, West Wing, ci sono buone commedie ma spesso non le ricordo. Jamie Mathieson: Uno show che guarda con molto piacere è una serie d'animazione, Rick and Morty., i podcast di Mark Marron, Breaking Bad è stata fantastica, una lezione di scrittura. Steven Moffat: Anche Line of Duty è molto bella, del mio amico Jed Mercurio, Hill Valley era straordinaria, The Missing, non so se tutti l'hanno notato, ma viviamo in un periodo di grande televisione. Troppe grandi serie da dover seguire, come si fa a starci dietro? Ogni volta che una nuova buona serie inizia penso "quando dovrei guardarlo?!"
Com'è stato adattare Sherlock all'età vittoriana? Steven Moffat: È stato divertentissimo! Io e Mark siamo due grandi fan di Sherlock Holmes ed abbiamo voluto correggere questo errore di arroganza in cui li abbiamo portati nei tempi moderni. Abbiamo avuto la nostra torta e l'abbiamo mangiata! Perché è quello che si fa quando si ha una torta, la si mangia!
Intorno a Doctor Who si è creata una squadra che funziona bene e che varia poco. Perché funziona o perché è difficile trovare molti autori capaci di scrivere per la serie? Che caratteristiche deve avere uno sceneggiatore di Doctor Who?
Steven Moffat: Non credo sia vero che la squadra sia così fissa, lo stesso Jamie è solo al suo secondo anno. Ma credo che sia vero che trovare nuovi scrittori per la serie è diffcile, perché l'impegno di scrivere una serie del genere è maggiore di qualunque altra. Perché ogni settimana devi ripartire da zero, pensare a nuove ambientazioni, nuovi comprimari, nuovi mostri e nuove idee. Tanti vogliono scrivere Doctor Who, ma quelli che lo fanno sono solo una piccola frazione di essi.
Sarà possibile rivedere Doctor Who in Italia e prima o poi? Il Dottore è stato in Italia nel 1976, allora era Tom Baker e io non ero coinvolto perché avevo 14 anni all'epoca. Non è detto che non ricapiti, dipende dalle possibilità e dai termini. Se fosse conveniente, torneremmo.
E potremmo avere una rigenerazione al femminile? Diciamo che ci sono almeno cinque anni di video su youtube di me che rispondo a questa domanda e la risposta non cambia: potrebbe capitare, ma non è detto che succeda. Dipende soltanto da chi sarà la persona giusta per il ruolo. Non la donna giusta o l'uomo giusto, ma il giusto interprete.
Perché avete dato un carattere più dark a Capaldi rispetto a quelli che lo hanno preceduto? In realtà se guardi gli script il Dottore di Smith non è tanto diverso, quello che fa la differenza è l'interpretazione, il filtro dato da Matt. Quello che abbiamo voluto fare con Capaldi è renderlo più ombroso ed inaccessibile. A lui non importa se ti piace oppure no, a volte può affascinarti se ha bisogno, ma non è interessato a piacere. Perché è il Dottore e alla fine vincerà lui!
Ci sono personaggi che vorreste far tornare nella serie? Importa solo la storia, ogni personaggi potrebbe tornare se funzionali ad essa. Ci sono esempi di personaggi portati perché molto amati, ma che avevano poco da aggiungere, quindi capiterà solo se saranno utili alla storia da raccontare. Per esempio a Natale riporteremo River Song e mi sono stupito da solo nello scrivere il suo ritorno.
Ci anticipi qualcosa su questo ritorno e sulla partecipazione di Maisie Williams? Steven Moffat: Il personaggio della Williams è un personaggio importante della trama di quest'anno, credo che abbiamo una buona storia che la riguarda. Per quanto riguarda River Song... bè, ero molto, molto stanco, era la fine della stagione e non sapevo se sarei tornato per un altro anno, quindi mi sono chiesto cosa avrei voluto fare se quello fosse stato il mio finale, chi riporterei? Amo River, mi piace scrivere di lei, e anche Russel mi dice da tempo che avrei dovuto far apparire River con Capaldi. Per questo l'ho riportata nella serie, perché sarebbe potuta essere la fine, perché amo scriverla, e perché deve incontrare il nuovo Dottore, per poter mettere in scena le sopracciglia di Capaldi contro Alex Kingston.
Jamie Mathieson: Dipende dall'uso creativo dei personaggi, è difficile inserire nuovamente personaggi noti e conosciuti aggiungendo qualcosa di nuovo. Bisogna avere un'idea per andare da Steven e dire "voglio riportare nella serie Capitan Jack", non è ancora accaduto. Così per i Dalek. Ogni angolo di loro è stato visto e bisogna avere una nuova intuizione come accade in alcuni episodi che vedrete presto.
E chi sarà il prossimo Dottore? Steven Moffat: Prossimo Dottore? Peter Capaldi resterà per sempre!