Sapevamo ormai da un anno e mezzo che Steven Moffat avrebbe concluso la sua avventura al timore di Doctor Who; allo stesso modo sapevamo che Peter Capaldi l'avrebbe seguito, abbandonando il ruolo di Dodicesimo Dottore. Eppure, come ogni volta, arrivare al momento cruciale, a quello della rigenerazione nel nuovo Dottore, è sempre doloroso per i whovian di tutto il mondo, che di episodio in episodio si legano sempre più al nuovo attore impegnato a dar vita ad uno dei personaggi più longevi della televisione mondiale.
In realtà, con il finale della stagione 10 di Doctor Who siamo arrivati soltanto alla vigilia di questo iconico momento, perché il vero passaggio di consegne tra Capaldi e il suo successore ancora non annunciato, così come tra Moffat e Chris Chibnall, avverrà soltanto a fine anno, nello speciale natalizio ddel 2017. Ciononostante, quella sensazione di chiusura è stata già presente non solo nel doppio episodio conclusivo, ma in tutta la stagione appena terminata.
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L'ultimo saluto di Steven Moffat
Il motivo è semplice: il Moffat autore è apparso francamente stanco, nella scrittura come nella gestione. Le buone idee non sono mancate, sia a livello di trama orizzontale che di singoli episodi, ma è venuta meno la capacità di incastonarle in una visione d'insieme organica e soddisfacente. È mancato quel passo in più che da un autore apprezzato come Moffat ci si sarebbe aspettato, e che gli abbiamo riconosciuto negli anni passati. Una stanchezza che lo stesso sceneggiatore e showrunner deve aver sentito in prima persona quando ha deciso di abdicare, consapevole di aver detto tutto quello che poteva su un personaggio che ha sempre amato, al quale ha regalato episodi unici e irripetibili come Colpo d'occhio, prendendosi la responsabilità di firmare un momento di importanza notevole come lo speciale del cinquantenario.
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Il ritorno del Master
Abbiamo accennato a buone idee. Sicuramente rivedere il Master di John Simm è stato un momento di grande emozione per i fan, ma apprezzabile anche dallo spettatore occasionale grazie alla performance del suo interprete. Efficace ed intrigante tutta la porzione di storia che lo vede protagonista insieme alla Missy di Michelle Gomez, momento culminante di una storyline costruita per almeno metà stagione. È stato senza dubbio l'elemento più compiuto di un finale che è vissuto di singole immagini e momenti: il campo con i cybermen/spaventapasseri, il Dottore di Capaldi in combattimento, la sofferenza di Bill incapace di accettare il suo destino in quanto cyberman, sottolineato da una messa in scena sofferta e misurata nell'alternare immagini della sua interprete Pearl Mackie a quelle del personaggio ormai robotizzato.
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Piazza pulita per il futuro
Anche se forzato, siamo lieti del barlume di lieto fine dedicato alla companion di quest'anno, Bill, un personaggio che si è rivelato interessante e che avrebbe avuto molto altro da dire, ma forse non è riuscito a fare breccia nei cuori di tutti gli spettatori di Doctor Who. La sua uscita di scena, così come quella di Missy, rivela però la volontà di Moffat di far piazza pulita per permettere al suo successore di impostare la serie senza eredità pesanti, potendo scegliere la sua nuova companion così come il suo nuovo Dottore. Di nomi per ora se ne fanno tanti, ma per conoscere l'identità del tredicesimo Dottore dovremo aspettare ancora un po', un tempo in cui ripensare a quanto Peter Capaldi abbia dato al ruolo, con l'ultima, magnifica sequenza di questo finale ancora negli occhi, mentre lotta con sé stesso per non rigenerare, rievocando momenti del passato del personaggio, dai saluti di David Tennat e Matt Smith alla prima battuta di Tom Baker.
Prima del saluto definitivo di Capaldi e Moffar c'è ancora un ultimo passo e un ultimo mistero che il cliffhanger di questo finale ci ha regalato: che significa, e che sviluppi può avere, l'apparizione del primo Dottore di William Hartnell, qui interpretato dal David Bradley de Il trono di spade? La risposta arriverà solo a Natale, ma sappiamo già che i prossimi mesi saranno densi di ipotesi e supposizioni.
Movieplayer.it
3.5/5