Era il lontano 2005 quando la BBC decise di ridare vita a uno dei personaggi più iconici della fantascienza televisiva, il Dottore ("Dottore chi?", cit.) da Gallifrey, il Time Lord che, a bordo di un'improbabile astronave a forma di cabina blu della polizia, vaga per lo spazio e il tempo vivendo incredibili avventure. C'erano già stati altri tentativi di riesumare il personaggio, ma qualcosa era sempre andato storto.
Questa volta, invece, nonostante un po' di problemi (gli screzi tra il protagonista Christopher Eccleston e lo showrunner Russel T. Davies sono entrati nella leggenda), l'esperimento funziona: The Doctor torna a occupare un consistente spazio nell'immaginario dei nerd di tutto il mondo e il brand riprende vigore, pur tra alti e bassi qualitativi, fino all'ultima incarnazione che, per i corsi e ricorsi storici, è tornata saldamente in mano all'uomo che ne aveva decretato la rinascita: Russell T. Davies, per gli amici RTD, e con una quindicesima (ma la numerazione è... opinabile) incarnazione nuova di zecca, lo straripante Ncuti Gatwa.
Joy to the world
Una camera d'hotel da cui due aristocratici inglesi contemplano mestamente (ma con gran classe) il bombardamento aereo tedesco durante la Seconda Guerra Mondiale. Una cabina riservata da un'unica passeggera sull'Orient Express. Un accampamento sull'Himalaya. Vi sembra un po' confusionario? Tranquilli, poi peggiora. La tenera e impacciata Joy (Gioia, nell'adattamento italiano) ha appena preso possesso della camera d'albergo in cui passerà, da sola, la notte di Natale. Non fa neanche in tempo a sistemarsi che da una porta che dovrebbe essere chiusa (ce n'è spesso una in ogni camera d'albergo, non è così?) esce prima un rettiliano, poi uno strano tipo con un vassoio con su un toast al prosciutto e formaggio e un pumpkin latte.
E, da quel momento, la vita di Joy non sarà più la stessa. Coinvolta in un complotto mortale che ruota attorno a una strana valigetta, Joy dovrà affidarsi al Dottore per riuscire a salvarsi e a svelare il mistero dietro le parole "Il seme della stella germoglierà, e la carne sorgerà". Non proprio il Natale che ci si aspetterebbe, ma quando c'è di mezzo il Dottore, e uno strano hotel che offre la possibilità di accedere a ogni momento della storia umana...
Un Natale stellare
Puntuale come ogni anno, ecco l'atteso special natalizio del Doctor Who, dopo quasi sei mesi di pausa dall'ultima puntata del reboot del brand, ora sotto la distribuzione mondiale Disney+. Tradizionalmente, gli special natalizi funzionano come episodi stand-alone, raccordi tra la fine di una stagione e l'inizio di quella successiva, e anche Joy to the World non fa eccezione. Il Dottore sta ancora cercando di riprendersi dopo l'addio all'ultima companion, e si ritrova, come al solito, a dover districare una ingarbugliata e alquanto convoluta minaccia. La differenza, questa volta, la fa la volontà di concentrarsi più sulle emozioni che sulla narrazione vera e propria, mettendo il Doctor in condizione di dover vivere almeno un infinitesimo pezzetto della sua vita "un giorno alla volta, in maniera ordinata", riscoprendo la gioia (pun intended) della compagnia e dell'amicizia.
Ancora una volta è Ncuti Gatwa a caricarsi sulle spalle l'oretta scarsa dell'episodio, alternando momenti di entusiasmo a quelli più commoventi (nel caso ve lo stiate chiedendo: sì, piange anche stavolta), concentrando su di sé l'attenzione dello spettatore in modo da soprassedere su passaggi di sceneggiatura poco chiari, quando non addirittura lacunosi.
Ma per fortuna alcuni comprimari riescono a ritagliarsi un piccolo spazio, appena sufficiente a farci affezionare all'impacciato Trev o ad Anita, solitaria e ironica manager d'hotel, interpretata da Stephanie de Whalley, forse la vera sorpresa dell'episodio, nonostante Nicola Coughlan (Bridgerton) si impegni davvero, anche con buoni momenti, per dare alla sua Joy carattere e sostanza.
Il lato umano del Doctor
Se dal punto di vista tecnico lo special natalizio, diretto da Alex Pillai nel solco della tradizione whoviana, si muove senza infamia e senza lode, vale la pena spendere due parole sul tentativo, evidente, di rinnovare l'immagine del Doctor, invero un po' appannata dopo il semi-fiasco della gestione Chibnall, facendo appello al carisma di Gatwa e al lato più compassionevole, emotivo e intenso di questa nuova incarnazione. Tra frecciate più o meno velate al fandom più tossico alla scelta di esasperare emozioni e scelte del Dottore, arrivando anche a costringerlo a vivere un anno da "persona normale", RTD sta provando a portare avanti l'idea di un alieno dal cuore (cuori) profondamente umano, compassionevole e disperatamente bisognoso d'affetto.
Non sappiamo ancora se questo nuovo corso riuscirà nella difficilissima impresa di imporsi nuovamente all'attenzione del pubblico di appassionati. I segnali che stanno arrivando non sembrano particolarmente incoraggianti, in questo senso. Ma possiamo dire che è un peccato: Doctor Who è tornato a essere uno show che vive di emozione, più che di solidità di scrittura. Di emozione e istinto, più che di calcolo. Di sorrisi (e, nel caso di Gutwa, anche lacrime), più che di azione. E magari è esattamente quello di cui abbiamo tutti bisogno, non solo a Natale.
Conclusioni
Gli special natalizi del Dottore sono sempre stati caratterizzati da una qualità altalenante, dai migliori come Il viaggio dei dannati (a cui questo Joy to the world ogni tanto si ispira) a quelli meno buoni come Il ritorno del Doctor Mysterio. Questo è, per fortuna, nel novero degli special gradevoli, non eccezionale ma comunque divertente ed emozionante. Merito sicuramente del protagonista, ma anche i comprimari riescono a trovare un po' di luce.
Perché ci piace
- Ncuti Gatwa è travolgente.
- Un anno insolito nella vita del Dottore vale comunque la visione...
Cosa non va
- ... basta non concentrarsi troppo su coerenza e solidità della sceneggiatura.