DOC – Nelle tue mani: perché è la serie perfetta per un remake americano

Incredibile ma vero, la fiction italiana è uno dei nostri prodotti più internazionali, come dimostra la versione made in USA. Su Rai1.

DOC versione america

Ci stupiamo anche noi, eppure una delle sensazioni più appaganti è essere smentiti sui propri pregiudizi, anche quando si tratta di prodotti artistici e audiovisivi. È così che - fin dalle prime scene e dall'ottimo episodio pilota (tale in tutto e per tutto al modello Usa) che DOC - Nelle tue mani si rivela una fiction che non sembra una fiction, una serie che sembra scritta dagli americani - nel senso più positivo del termine visto il loro talento sul lungo termine - e una che quindi meriterebbe un remake tutto loro.

Doc Scena
Doc: una scena tratta dalla serie

Guarda caso, è andata proprio così e ora quel rifacimento, intitolato semplicemente Doc, arriva anche in Italia dal 20 maggio su Rai1 in prima serata per cinque settimane, dopo essere già stato rinnovato per una stagione 2. Prima di parlare (in un altro articolo) della versione a stelle e strisce, capiamo perché la nostrana ha avuto così tanto successo rispetto a molti altri prodotti targati Rai Fiction (e Lux Vide).

DOC - Nelle tue mani: il potere della verità

La fiction Rai è tratta da una storia vera, raccolta nel libro Meno Dodici, come i 12 anni che il protagonista perde dalla propria memoria in seguito ad una sparatoria e ad un proiettile nella tempia. Non la prima che viene raccontata in tv, certo, ma la sua componente fortemente emotiva e incentrata sui sentimenti - senza essere per questo stucchevole - la rende più appetibile e vicina al pubblico rispetto alle altre.

Cosa c'è di più affascinante di un medico che perde la memoria (e quindi anche il progresso tecnologico) e torna ad essere il sognatore altruista degli inizi, quando un evento traumatico nel frattempo lo aveva fatto diventare cinico, distaccato e disilluso? Al punto che il Dottor Andrea Fanti del presente, primario di medicina, è come se si guardasse dall'esterno e con occhi vergini, rimanendo quasi schifato da chi era diventato. "I pazienti mentono sempre" dice una sorta di Dr House che vuole averci a che fare il meno possibile, per poi tornare ad essere più un Dottor Stranamore di Grey's Anatomy.

Sguardo oltreoceano nella fiction Rai

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Doc - Nelle tue mani: Matilde Gioli e Luca Argentero inuna scena della serie Rai

Tutto - dalla scrittura puntuale, alla recitazione mai eccessiva, merito di un cast scelto ad hoc, alla regia dinamica, al montaggio sincopato, alla fotografia glaciale, al setting milanese - rendono DOC - Nelle tue mani una serie che sembra scritta dagli americani, per gli americani. Soprattutto nella durata - 50 minuti e non l'ora e mezza canonica per riempire la serata Rai; nel numero di episodi (16 a stagione e non le canoniche quattro serate); nell'utilizzo dei flashback da parte degli autori e della regia, che non incede ad "aprire tutto" come avrebbe detto Duccio a livello di luci e che non ha bisogno di mille didascalie per ricordare allo stanco pubblico Rai a che punto della storia siamo arrivati a raccontare quel frammento ma dando agli spettatori il compito di comprenderlo e posizionarlo da sé.

La tv generalista a Stelle e Strisce che ha tenuto banco per molti anni vivendo il suo periodo d'oro prima dello streaming - pensiamo a E.R. - Medici in prima linea per rimanere nel genere - e che ancora oggi sa difendersi bene - Grey's è giunto alla 21esima stagione, già ordinata una 22esima, come sanno i più affezionati. Proprio da questi titoli prende a piene mani la nostra DOC, non dimenticandosi nemmeno della parte di denuncia sociale che ha caratterizzato il filone a partire da The Resident sui big pharma e i loro interessi truffaldini a discapito della salute dei pazienti.

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Sara Lazzaro nella terza stagione

Ci sono tutti gli ingredienti: i casi di puntata appassionanti e legati al tema dell'episodio; le guest star tutte nostrane; le vicissitudini personali e professionali dei protagonisti che si intrecciano in modo avvincente; un bel vedere tra gli interpreti scelti (che non guasta e strizza l'occhio ai nostri "cugini" statunitensi) che porta agli innamoramenti e relazioni tra colleghi, superiori e sottoposti; e infine il mistero di fondo sui dodici anni da colmare per il protagonista (un sorprendente Luca Argentero) rivelatori di molti colpi di scena per tutti i coinvolti.

A tutto questo aggiungiamo una concentrazione sul reparto di medicina e non quello di chirurgia come di solito capita nei titoli citati e anche in incursioni spagnole come Respira. Il suo essere poco medico e più "doc", non poter avvicinare i pazienti sul fronte medico ma piuttosto a livello umano e poter osservarne invece tutti i dettagli lo rendono colui che vorremmo nel momento del bisogno. Anticonvenzionale e anticonformista, in un prodotto che forse a molti potrebbe sapere "poco di Italia" per la struttura dell'ospedale protagonista e alcune dinamiche ma che, proprio per questo, secondo noi diviene motivo di vanto.

Dall'Italia agli Usa, il passo è breve (o dura dodici anni)

Doc Scena Della Serie
La Parker nel remake americano

Un successo talmente trasversale da aver generato una parodia al GialappaShow con Alessandro Betti e Brenda Lodigiani, intitolato DOC DOC. E da essere arrivato nell'orecchio di qualcuno alla FOX oltreoceano. Forse, vedendo il primo medical drama italiano degno di questo nome, i colleghi si sono detti "questa potrebbe essere una storia nostra", hanno quindi comprato i diritti e riscritto la storia dal punto di vista femminile. La protagonista nel loro caso è la dottoressa Amy Larsen interpretata dalla brava Molly Parker. Doc è quindi pronta a conquistare il cuore degli americani mentre il nostro DOC ha già conquistato il nostro. E non vogliamo che se ne vada tanto presto.