Django & Django, recensione: Tarantino spiega Corbucci

La recensione di Django & Django: Sergio Corbucci Unchained, documentario in cui Quentin Tarantino analizza il cinema western di Sergio Corbucci.

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Django & Django: Sergio Corbucci Unchained, una foto d'archivio

Con la recensione di Django & Django: Sergio Corbucci Unchained, presentato fuori concorso alla 78. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia prima di arrivare in sala come evento di tre giorni (dal 15 al 17 novembre), entriamo nel doppio mondo di Sergio Corbucci e Quentin Tarantino: il primo è l'argomento principale del documentario di Luca Rea, mentre il secondo, suo grande fan da sempre, è l'esegeta e raconteur chiamato in causa per parlare del cosiddetto "altro Sergio", firma di spicco del cinema di genere italiano. Firma della cui grandezza Tarantino non dubita nemmeno per un secondo: riciclando in parte discorsi fatti in altre occasioni (incluso un omaggio a Corbucci a Venezia nel 2010), egli afferma che se uno dovesse considerare John Ford il più grande regista di western americani (pensiero che lui non condivide), il secondo posto se lo contendono a pari merito cineasti come Howard Hawks, Delmer Daves e altri. D'altro canto, se in Italia il più grande regista di western è Sergio Leone, per il secondo classificato non ci sono esitazioni: "It's fucking Corbucci!".

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Django & Django: Sergio Corbucci Unchained, un'immagine del documentario

Django & Django: Sergio Corbucci Unchained parte dall'accostamento fra le due più note incarnazioni del personaggio menzionato nel titolo: quello primigenio ideato da Sergio Corbucci e interpretato da Franco Nero, e quello (post)moderno che Quentin Tarantino ha rielaborato in ottica antirazzista in Django Unchained (un'idea che, spiega il regista, è parzialmente radicata nella sua lettura personale di cosa motivi la sete di vendetta di Django nel prototipo corbucciano). Ma è solo uno spunto di base per parlare dell'intera filmografia western del "secondo Sergio", della sua posizione nel pantheon del cinema di genere nostrano, e degli altri omaggi che Tarantino gli ha reso nel corso della carriera, tra cui un frammento inedito del percorso di Rick Dalton in C'era una volta a... Hollywood, dove egli collabora con Corbucci dopo averlo involontariamente insultato (curiosamente, però, manca all'appello la versione giapponese di Takashi Miike, dove Tarantino recita nel prologo con un accento nipponico posticcio). È una spudorata lettera d'amore a un certo tipo di cinema da parte di uno dei suoi massimi cultori, e se chi mal sopporta la logorrea tarantiniana (che si tratti del diretto interessato o dei suoi personaggi) difficilmente cambierà idea in questa sede, per gli appassionati è un buon momento di cinefilia, praticamente una lezione di un'ora e mezza che invoglia a (ri)vedere il corpus di Corbucci, arricchita da interessanti materiali d'archivio.

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Django & Django: Sergio Corbucci Unchained, Quentin Tarantino in una scena del documentario

Eppure, alcuni punti in cui l'operazione vacilla un minimo ci sono, e sono quelli in cui gli autori scelgono di allontanarsi dalla lectio tarantiniana per far parlare due storici collaboratori corbucciani, Franco Nero e Ruggero Deodato. Due presenze tutt'altro che moleste, in particolare Deodato con la sua innata carica di simpatia, ma decisamente meno potenti, che annacquano in parte la formidabile miscela Corbucci-Tarantino che domina il grosso del documentario, titoli di coda inclusi. Una miscela forse troppo di nicchia per i gusti del grande pubblico, da cui l'uscita-evento nelle nostre sale, ma perfetta per passaggi festivalieri (in particolare eventi dedicati al cinema di genere) e per una seconda vita in ambiti domestici, tra home video, TV e piattaforme varie, possibilmente da abbinare a una selezione dei western corbucciani per una maratona all'insegna della cinefilia pura e sfrenata, con le immortali parole di Tarantino riportate sopra a fare da motto: "It's fucking Corbucci!". Motto a cui si può aggiungere, prendendola in prestito da Jackie Brown, una frase aggiuntiva: "Accept no substitutes."

Conclusioni

Chiudiamo la recensione di Django & Django, ribadendo come questo documentario dia a Quentin Tarantino l'occasione ghiottissima di esprimere tutto il suo amore cinefilo per l'opera di Sergio Corbucci, concentrandosi in particolare sul western e sull'immortale figura di Django.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Il lungo intervento di Quentin Tarantino è eccellente.
  • Il materiale d'archivio è ineccepibile.

Cosa non va

  • Le interviste a Franco Nero e Ruggero Deodato aggiungono poco al film.
  • Potrebbe non piacere a chi non apprezza la logorrea tipica di Tarantino.