C'è aria di Wall Street, ma siamo a Londra. C'è il mondo dell'alta finanza, quello degli squali e dei lupi, ma è rappresentato in modo diverso rispetto a quello in cui siamo abituati a vederlo. Diavoli, il thriller finanziario internazionale targato Sky Original in onda dal 17 aprile ogni venerdì alle 21.15 su Sky, è stato presentato in diretta streaming, e ci promette uno sguardo inedito sul mondo della finanza e sui suoi protagonisti. Diavoli, tratta dal best seller I Diavoli di Guido Maria Brera, prodotta da Sky Italia e Lux Vide e realizzata in collaborazione con Sky Studios, Orange Studio e OCS, è la storia di Massimo Ruggero (Alessandro Borghi), Head of Trading di una delle più importanti banche di investimento del mondo, un uomo che è arrivato dal basso, e di Dominic Morgan (Patrick Dempsey), il CEO della banca. La storia si svolge una decina di anni fa, all'epoca della bancarotta della Grecia.
Ma chi sono i Diavoli? "Non sono quelli che pensavo fossero prima di affrontare questo viaggio" risponde Alessandro Borghi. "C'è un luogo comune riguardo alle persone che si occupano di finanza. Ci sono persone che seguono i propri interessi, con un bassissimo livello di etica, ma ci sono altri che questa etica la mettono al primo posto. Allora i Diavoli sono anche quelli che hanno il compito di mantenere l'ordine in un momento di caos. La finanza col passare del tempo è diventata sempre più uno strumento politico. I Diavoli allora non sono solo quelli che fanno i loro interessi, ma anche quelli che lavorano per far sì che questo strumento politico non venga usato in maniera negativa, ma a favore dei cittadini". "Fino ad oggi la finanza era stata raccontata come belle donne, belle macchine, droghe, in un continuo shock, un continuo mostrarsi" riflette Guido Maria Brera. "Questi invece sono monaci guerrieri. È stato molto complesso rappresentarli. È stato un lavoro ambizioso, sceneggiatori, registi e cast sono stati imprescindibili per farlo. Portare a qualcosa di sistemico, che non puoi toccare, come l'acqua, un potere nuovo, politico, che incide sulla vita dei cittadini, sullo schermo, è stata una cosa totalmente inedita".
Alessandro Borghi e Patrick Dempsey: personaggi a due facce
In quest'acqua che è il mondo della finanza si muovono gli squali. Ma non immaginatevi le creature voraci e amorali che siamo abituati a vedere nei film sull'alta finanza. I personaggi qui sono molto più sfuggenti, difficili da afferrare e catalogare. "La cosa che mi è piaciuta di più di questo progetto è la doppia faccia" racconta Kasia Smutniak, che in Diavoli è Nina, la moglie di Dominic che si trova a mediare tra il marito e Massimo. "Il mio personaggio sta in mezzo tra il Bene e il Male, è un personaggio ambiguo". "C'è un estremo dualismo che porta tutti ad avere una parte molto cattiva e un'altra molto buona" racconta Alessandro Borghi. "Se alla fine della serie ognuno sarà riuscito a crearsi una propria idea dei personaggi, probabilmente saremo riusciti nelle nostre intenzioni. Non so se Massimo alla fine starà dalla parte giusta o da quella sbagliata. So che segue il suo istinto e sceglie la sua strada". "Nei personaggi ci sono dei lati positivi e negativi: dipende dalla situazione in cui si trovano e dalle scelte che devono fare a causa di elementi esterni a loro stessi" fa eco Patrick Dempsey. "C'è un'ambiguità di fondo che è affascinante". Il suo Dominic e la Nina di Kasia Smutniak sono marito e moglie, "due persone che affrontano il dolore in maniera completamente diversa" ci spiega l'attrice. "La cosa li tiene uniti e li divide".
Diavoli: Alessandro Borghi e Patrick Dempsey sono gli squali della finanza nella serie Sky Original
Il gioco di specchi, e il gioco tra finzione e realtà
I personaggi si muovono in quell'acqua che è la finanza, dentro eleganti acquari fatti di vetro e cristallo, dai colori freddi e dalle superfici lucide dove specchiarsi. Diavoli vive dello stile impeccabile delle sue immagini. "È come nascondersi dietro a questi giochi di riflessi e di specchi" spiega il regista Nick Hurran. "Questi blocchi architetturali molto stravaganti, questi vetri che brillano sono solo un'illusione, ma in realtà nascondono l'unico motivo vero che c'è dietro questa confezione scintillante, che è il potere". "È stata un'impresa niente male quella di mettere insieme un argomento di per sé già difficile da affrontare e farlo in maniere originale, mai vista" aggiunge l'altro regista, Jan Michelini. "Siamo stati supportati da Sky e Lux Vide che sono abituati ad affrontare grandi progetti internazionali. Nick Hurran ha dato una paternità di stile e di direzione veramente fantastica. La chiave è sempre l'umanità". Le eleganti immagini della Londra upper class sono intervallate da frammenti di realtà, con cui si sposano alla perfezione. "È una storia di finzione, ma è intrecciata agli eventi del 2010 e del 2011, come la caduta di Gheddafi, l'arresto di Strauss-Khan, e come la creazione della nomea di Pigs, porci, data a quei 5 paesi dell'Europa meridionale che sono stati sotto un attacco feroce da parte di alcune realtà della finanza globale" spiega Michelini. "È stato deciso di inserire una serie di schegge di realtà, pezzi di telegiornali, di news, in modo da intrecciare la realtà in uno stile molto cinematografico, ma, a contrasto, anche molto grezzo e realistico". "Non dobbiamo dimenticare che nella sua essenza tutto questo è anche un thriller, una storia che è successa realmente e che ci ha condizionato tutti" aggiunge Hurran. "Ho voluto dare forza integrando la storia con immagini di notiziari, volevamo fossero parte della storia che raccontavamo".
Alessandro Borghi, Massimo Ruggero e l'italianità
Per Alessandro Borghi Diavoli è una nuova sfida: un ruolo in una produzione internazionale, recitato in inglese (nella versione italiana ha scelto di essere doppiato), una recitazione più misurata rispetto ad altri suoi personaggi. "Non c'è un ruolo difficile da interpretare se è scritto bene" riflette l'attore. "Non sono d'accordo sul fatto che un bravo attore deve sapere fare tutto. Ogni attore ha delle corde. Se penso a Diavoli avevo una paura importante, a partire dalla lingua, ma la mia fortuna sono tutte le persone che vedete vicino a me: quando la compagnia è buona viene tutto più facile. Sono curioso di sapere il feedback, di cosa penseranno le persone su Massimo Ruggero". Per impersonarlo, Borghi ha messo da parte la sua italianità, fino a un certo punto. "C'è una puntata dedicata alla parte italiana di Massimo" svela l'attore. "È come se io avessi rifiutato l'italianità di Massimo fino a quando non sono stato costretto a girarla. Ho sempre pensato a lui come una persona che ha rifiutato le sue origini, perché legate al padre, e con cui fa i conti quando se le trova davanti agli occhi. È come se la mia italianità, in un contesto di grandi attori internazionali, avesse agito allo stesso modo di quella di Massimo Ruggero, uno che aveva uno schermo da cui non traspariva nulla. Quando questo controllo e la sicurezza si sgretolano escono l'italianità e l'emotività di Massimo".
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Girare in tempi di pandemia
È impossibile non notare come Diavoli, che racconta il mondo all'epoca di una crisi finanziaria, arrivi in tv in un altro momento di crisi. È inevitabile chiedere ai protagonisti di cosa pensino della pandemia in atto nel mondo e di come cambierà il mondo della produzione audiovisiva. "Io credo che ci sarà un cambiamento inevitabile, che seguirà quello che dovremo fare tutti nelle nostre vite" ragiona Borghi. "Molti penseranno a ridurre le troupe, a ridurre il contatto. Ma spero che sia solo una transizione per tornare a fare il nostro mestiere come l'abbiamo sempre fatto. Ognuno di noi è indispensabile e se fino a ieri eravamo in cento da domani non potremo farlo in cinquanta". "Ho ricevuto una lettera da una corporation di produttori" racconta Michelini. "Si diceva che il ritorno alla normalità sarà come uno sbarco sulla luna. È difficile pensare di girare con mascherine, visiere, e tute. Penso solo agli attori e alle scene. Bisognerà trovare il modo per rendere il nostro lavoro fattibile".
Patrick Dempsey: questa spinta alla crescita non è più sostenibile
Ci si chiede allora se questa situazione sia l'occasione per muoversi verso un'economia più umana. "Credo che da oggi non saremo più in grado di guardare il mondo allo steso modo" riflette Patrick Dempsey. "Questa continua spinta alla crescita non è più sostenibile. Il pianeta non può sostenerla, noi non possiamo sostenerla. Cos'è sostenibile? Cos'è sufficiente? Queste sono le domande a cui dobbiamo rispondere". "Io credo nella generazione dei nostri figli" aggiunge Kasia Smutniak. "È più consapevole rispetto alla nostra sullo sfruttamento del pianeta e sull'impatto che ha la politica sul pianeta stesso" L'attualità della serie è impressionante. "Abbiamo visto due sistemi rispetto a questa pandemia" è l'opinione di Guido Maria Brera. "Quello più autoritario, quello cinese, che l'ha sistemata. E quello occidentale, che ha miseramente fallito sul piano politico. L'unica reazione diretta è stata quella dei banchieri centrali che hanno regalato tempo all'economia. La finanza ha una catena di comando che è estremamente rapida, non risponde a nessun elettorato, a differenza della politica che invece è pavida". "È stata la Chernobyl della globalizzazione e la catena di montaggio mondo si è rivelata estremamente fragile" continua. "Non puoi disegnare un bene in un posto, produrlo in un altro, spedirlo in un terzo posto e mandarlo in giro per il mondo consumando i cieli, i mari e la terra. Questo concetto cambierà e a cambiare sarà il Capitale, che andrà verso una crescita più sana orientata a salvare il nostro pianeta". "Riusciremo a tornare come prima?" si chiede Borghi. "Non bisogna tornare ad essere come eravamo prima perché il problema è proprio come eravamo prima. Alla base di questo sistema capitalista c'è questa rincorsa al successo a tutti i costi, che ci fa dimenticare quali sono le cose giuste da fare. Forse è il caso di fermarci e respirare, e renderci conto che a volte è meglio fare un passo indietro ed essere sicuri di non aver fatto male a nessuno, e a niente, neanche al pianeta".