"Nessuno di noi è costretto. Nessuna mano nell'ombra muove i nostri fili". La recensione di Diavoli, episodi 1x09 e 1x10, il thriller finanziario internazionale targato Sky Original in onda ogni venerdì alle 21.15 su Sky Atlantic e in streaming su NOW TV, inizia con le parole di Massimo Ruggero (Alessandro Borghi). "È il Diavolo a tentarci con le scelte. Possiamo amare o odiare. Essere gentili o crudeli. Ogni giorno decidiamo quale strada prendere. La strada verso il Paradiso o l'Inferno". Siamo arrivati al finale di stagione della serie prodotta da Sky Italia e Lux Vide e realizzata in collaborazione con Sky Studios, Orange Studio e OCS. E siamo arrivati al momento delle scelte. Massimo Ruggero, Dominic Morgan, la moglie Nina, Sofia Flores, Oliver Harris e Daniel Duval. Ma anche i piani alti della Banca Centrale Europea. Tutti si troveranno davanti a delle scelte, dovranno decidere da che parte stare. E, nel mondo di Diavoli, che non è mai bianco e nero, ma sfaccettato in infiniti grigi, non è mai facile. Diavoli arriva alla fine della stagione 1 (ci sarà una stagione 2, come vi abbiamo raccontato qui), accentuando la sua natura di thriller, seppur sui generis, e colpendo lo spettatore con almeno 5 plot twist inaspettati e costruiti ad arte. Ma riesce anche ad essere un racconto morale, e a darci una sua visione dei grandi della finanza.
La trama: La corsa per salvare l'Italia
Massimo Ruggero (Alessandro Borghi) torna a Londra dopo essere stato in Italia. La sua faccia ha ancora i lividi per quello che è successo a Cetara. Il confronto, o scontro, o confessione tra lui e Dominic Morgan (Patrick Dempsey) arriva subito. Ma è solo l'inizio di una partita a poker che comprende un altro, temibilissimo, giocatore: Daniel Duval (Lars Mikkelsen) che, con la sua organizzazione Subterranea, punta a distruggere la NYL, la banca presieduta da Dominic. Tra questi tre giocatori il gioco è ovviamente a carte coperte e, fino alla fine, non sappiamo le intenzioni dei tre. Tutto questo mentre viviamo i giorni della drammatica corsa contro il tempo per salvare economia italiana, e l'Eurozona, dal fallimento.
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Da Standard And Poor's a Mario Draghi
"L'Italia è troppo grande per essere salvata" sentiamo dire spesso durante le ultime puntate di Diavoli. Sono dichiarazioni prese da immagini di repertorio, da esperti che commentano l'economia europea. I creatori di Diavoli hanno il merito di aver costruito un'atmosfera ben precisa, efficace, vivida intorno alle vicende di Massimo e Dominic: quell'aria pesante che si respirava tra l'estate e l'autunno del 2011. Quella in cui sentivamo parlare dei rating di Standard And Poor's, e di un'Italia declassata. Di quei giorni in cui assistevamo alle rivolte nelle città, e, vedendo Londra bruciare, pensavamo a London's Burning dei Clash. Nelle ultime puntate di Diavoli vediamo anche Zapatero (ve lo ricordate?), l'ex premier spagnolo, e Mario Draghi, che entra in scena in un momento catartico della serie. Diavoli ha i piedi ben piantati in un momento preciso della nostra Storia recente (come la prossima stagione, che dovrebbe muoversi negli anni della Brexit), e riesce a ricrearla con inserti frenetici, inseriti come graffi nella tela del racconto principale. Sono graffi sporchi, sgranati, imperfetti, che irrompono tra le scene della fotografia perfetta, fredda, patinata delle scene di finzione. Il mix funziona, e dà a Diavoli un tocco di verità, un contesto, a una storia che, non dimentichiamolo, rimane di fantasia.
I guardiani che evitano il caos
È una storia di fantasia eppure molto verosimile. E prova a dirci delle verità sul mondo della finanza di cui non ci rendiamo pienamente conto. Per esempio, che sì, sono le banche, prima ancora dei governi, a fare le scelte che determinano l'economia degli stati. Ma anche che, probabilmente, al di sopra delle banche c'è un ristretto numero di potenti - parliamo di banchieri ed economisti, non di politici - che provano a indirizzare le sorti di valute, interessi, titoli di stato. In pratica, la sorte di interi paesi. "Perché la finanza è come l'acqua: non puoi fermarla, puoi solo deviarla". E che quei "diavoli" che sono al comando di flussi di denaro che non possiamo nemmeno immaginare, potrebbero essere visti in un altro modo: i guardiani che controllano un sistema, che mantengono un ordine senza il quale sarebbe il caos (Alessandro Borghi ce lo aveva raccontato nella conferenza stampa di lancio). Perché, negli ultimi anni, il sistema è vissuto sulla dominanza di una valuta, come il dollaro, che ha assicurato pace e stabilità.
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Lars Mikkelsen: Daniel Duval, nel segno di Julian Assange
Con le due puntate conclusive di Diavoli termina anche la nostra analisi degli attori protagonisti. Ed è il momento di parlare di Lars Mikkelsen e del suo Daniel Duval, personaggio che, nella storia, rimane spesso dietro le quinte, appare di rado come d'altra parte prevede il suo ruolo. Per poi diventare fondamentale negli episodi 9 e 10, facendoci nettamente capire che la partita non è a due, tra Dominic e Massimo, ma a tre. Gli occhi piccoli e freddi, taglienti, velenosi, la barba lunga e brizzolata, un'aria trasandata, bohémien. Lars Mikkelsen porta ancora una volta la sua presenza in una serie tv riuscendo a caratterizzarla anche in poche inquadrature. E lo fa con un personaggio ancora una volta modellato su un personaggio reale, dopo House of Cards. Nella serie americana era Viktor Petrov, il presidente russo chiaramente ispirato a Putin, qui il suo Daniel Duval è, anche se lontanamente, ispirato a Julian Assange. Mikkelsen, nel suo ritratto, non punta sulla somiglianza fisica, ma sull'atteggiamento: quello di un cane sciolto, di un outsider, di un uomo che vive ai margini del sistema e cerca di combatterlo.
Paul Chowdhry e Harry Michell, la squadra di Massimo
Per completare il cast dei personaggi di contorno dobbiamo ancora parlarvi di Paul Chowdhry e Harry Michell. I due attori interpretano, insieme alla Eleanor di Pia Mechler, i broker della squadra di Massimo, Kalim e Paul, il cui destino è opposto. Kalim (Paul Chowdhry), inglese dalle chiare origini indiane ha i tratti nobili e lo sguardo fiero, la barba curatissima con i baffi all'insù d'altri tempi. In un film in costume potrebbe essere un principe indiano, un guerriero. Nato come stand up comedian, in Diavoli ha un ruolo serissimo: è il compagno di squadra affidabile, il soldato a cui puoi chiedere qualunque cosa, un Tremal Naik salgariano sempre al fianco del protagonista. Harry Michell è il suo opposto: il traditore, quello con il vizio delle donne, e quindi ricattabile, quello che ha cambiato schieramento. Capelli ricci e rossicci, carnagione chiara, è il tipico personaggio inglese. Lo abbiamo visto anche in Yesterday e in The English Game.
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Scenografie che raccontano storie: la Nuvola di Fuxas
Ma, oltre agli attori, in Diavoli c'è un altro aspetto fondamentale per raccontarci i personaggi. Sono le scenografie, in particolare gli arredi di appartamenti e uffici dove si muovono i protagonisti. Dall'attico con vista sulle "mille luci" della città dove abita Massimo, simbolo di qualcuno che vuole vedere gli altri dall'alto, dominare (e dove il camino, il focolare, simbolo della famiglia e degli affetti, non a caso è artificiale), alla villa vittoriana fuori città di Dominic, simbolo di un alto retaggio, e di una persona che fa parte di una sorta di aristocrazia. E ancora, il loft più semplice di Sofia (Laia Costa), e quello più tecnologico, bianco e di lusso, che rappresenta la scalata in società di Oliver (Malachi Kirby). E poi la sede della grande banca New York London, ricreata (se ancora non lo sapete, possiamo svelarvelo) magnificamente nella Nuvola di Fuxas, a Roma. Tutta vetro e acciaio, è una cornice allo stesso tempo realistica e metaforica alle azioni dei protagonisti: è quell'acquario dove i pesci sembrano nuotare nell'acqua, pronti ad attaccarsi; ma anche una scatola dove i nostri sono sospesi nel vuoto, pronti a cadere da un momento all'altro.
Patrick Dempsey e Alessandro Borghi: questione di sguardi
Le ultime due puntate di Diavoli sono un continuo crescendo, in cui la tensione continua a salire, e culmina, come vi abbiamo detto, in almeno cinque colpi di scena costruiti ad arte. Diavoli si conferma un'opera originale per come racconta l'economia a livello globale, per come costruisce una storia che, nel finale, assume toni shakespeariani. Il finale è amaro, agrodolce, ambiguo. Per i personaggi principali, ognuno potrà vederlo come una vittoria o una sconfitta. Osservate gli ultimi sguardi in macchina di Patrick Dempsey e Alessandro Borghi, Dominic e Massimo. Li ritroverete presto. Consci che un Regno può cambiare ognuno di noi. E uno scettro non si può lasciare.
Conclusioni
Arrivati alla fine della recensione di Diavoli, episodi 1x09 e 1x10, vi confermiamo che la serie si chiude con un gran finale, che accentua la sua natura di thriller, seppur sui generis, e colpisce lo spettatore con almeno 5 plot twist inaspettati e costruiti ad arte. Ma riesce anche ad essere racconto morale. E si conferma un'opera originale per come racconta l'economia a livello globale.
Perché ci piace
- La serie è estremamente avvincente: la tensione e la suspense sono sempre altissime.
- Patrick Dempsey e Alessandro Borghi, personaggi ambigui e sfaccettati.
- L'idea di portare nel racconto momenti di vita reale, di Storia recente.
Cosa non va
- Alcuni passaggi e alcuni termini tecnici di economia, anche se ben spiegati, potrebbero risultare un po' ostici.