Grandi appassionati del fumetto originale, Antonio e Marco Manetti hanno portato sul grande schermo, a più di cinquant'anni di distanza dal film del 1968 di Mario Bava, Diabolik, protagonista dell'omonima saga a fumetti creata dalle sorelle Giussani negli anni '60, pubblicata da Astorina. Questa volta a interpretare il ladro Diabolik e la sua compagna e partner in crime Eva Kant sono Luca Marinelli e Miriam Leone.
In sala dal 16 dicembre, Diabolik prende spunto dall'albo numero tre, in cui Eva e il genio del crimine si incontrano per la prima volta. Tra loro c'è la presenza ingombrante dell'ispettore Ginko, capo della polizia della grigia Clearville, incaricato di catturarli. A dargli spessore e faccia impassibile è Valerio Mastandrea.
Abbiamo incontrato l'attore e il regista Marco Manetti a Roma, all'anteprima stampa del film: per loro Ginko in realtà non vuole prendere il ladro, per più di un motivo. Una teoria che i due avranno modo di approfondire in altri due film, le cui riprese sono attualmente in corso a Bologna, trasformando Diabolik in una trilogia.
La video intervista a Valerio Mastandrea e Marco Manetti
Diabolik: come aprire la strada al cinecomic italiano
Per Valerio Mastandrea Ginko in realtà non vuole catturare Diabolik
Hai detto che Ginko in realtà non vuole prendere Diabolik. Perché finirebbe la sfida o perché vorrebbe essere Eva Kant?
Valerio Mastandrea: Questa è un'interpretazione che stiamo approfondendo. L'idea che lui non lo voglia prendere è veramente molto profonda, non credo lo sappia. Mi piace pensare questo: che la sua ricerca sia una continua affermazione della propria identità, perché l'unica cosa che lo muove veramente e sinceramente è la divergenza morale che hanno questi due personaggi. Per il resto c'è un rispetto per l'intelligenza altrui e un timore anche, che hanno l'uno dell'altro, che mi porta a pensare che in realtà, mettendo vicini questi due personaggi, diventano uno.
Diabolik, la recensione: rubare è umano, spiegare è diaboliko
Se Diabolik ed Eva Kant sono Eros e Thanatos, Ginko chi è?
Valerio Mastandrea: Sicuramente potrebbe essere un altro mito. Uno che ripercorre i suoi passi continuamente senza mai superare l'ostacolo.
Marco Manetti: Forse Ercole: è uno che fa le fatiche. È uno che ha i suoi dodici compiti.
Valerio Mastandrea: Però il destino del mondo dipende da lui! Alla fine stiamo parlando di bene e male. La legge che Ginko vuole rappresentare è proprio ciò che gli impedisce di prendere Diabolik. Se segue la legge non lo prenderà mai.
Diabolik: come aprire la strada al cinecomic italiano
Diabolik e la libertà di mostrare il sangue in un film tratto da un fumetto
Da regista quanto è bello poter fare un film in cui i due protagonisti sono entrambi degli antieroi? In Diabolik si ruba, si uccide, c'è il sangue. Non capita spesso ormai nei film tratti da fumetti.
Marco Manetti: Sicuramente è molto divertente e liberatorio. Anche se poi la magia di questa storia è che Diabolik ed Eva non sono veramente degli antieroi. Fanno tutto ciò che farebbe un antieroe però poi, a modo loro, sono degli eroi, perché siamo sempre dalla loro parte. Ti piacciono sempre, anche se quello che fanno è incondivisibile nella vita reale: è questa la cosa bella, e forse terapeutica, di questi personaggi.
Diabolik è anche una storia di ossessioni
Secondo voi Diabolik è anche una storia di ossessioni? Ognuno dei protagonisti è ossessionato da qualcosa: Ginko dal prendere Diabolik, Diabolik dal fare il colpo perfetto, Eva Kant dalla sua indipendenza.
Valerio Mastandrea: Diciamo che loro sono dei personaggi che crescono in un ambiente in cui c'è un male superiore: vivono in città grigie e piovose, in cui non si respira felicità. Forse queste piccole manie che hanno è un modo per non darsi all'alcol. La presenza di Diabolik dà a Ginko un motivo per esistere e vivere.
Marco Manetti: In qualche modo Diabolik ed Eva hanno delle ossessioni di cui si liberano nel corso del film incontrandosi. Ginko, che rimane solo, rimane ancorato alla sua ossessione.
Valerio Mastandrea: Quindi questo film è anche un invito a non rimanere single, a entrare in una relazione. Diciamo che è una storia di gente annoiata, che non trova di meglio da fare che delinquere e cercare di prendere il delinquente. Poi queste sono tutte letture che facciamo perché dobbiamo parlare del film, ma di base questo è un personaggio che se ti emoziona ti emoziona, sennò no.
Marco Manetti: Diabolik è un personaggio schiettamente emozionante, senza grandi ricette o grandi messaggi.