Una trilogia quella dei Manetti Bros. che sicuramente non ha avuto una vita produttiva facile - complice la pandemia e un cambio di cast del protagonista in corso d'opera - ma che è arrivata infine alla sua conclusione con Diabolik - Chi Sei?, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2023 e dal 30 novembre al cinema distribuito da 01 Distribution. Per l'occasione - dato lo sciopero in corso negli Usa che non ha permesso a Giacomo Gianniotti, il nuovo Re del Terrore dal precedente capitolo, di presenziare - i produttori e distributori si sono rifatti con le due donne della storia, fumettistica e filmica, Eva Kant e Altea, alias Miriam Leone e Monica Bellucci. "L'occasione fa la donna ladra" direbbe qualcuno, perché proprio in quest'ultimo capitolo sono le donne a prendere definitivamente in mano la situazione e salvare gli uomini della loro vita. Parte da questo la presentazione alla stampa di Diabolik - Chi Sei?.
Nuovo punto di vista
La parola ovviamente parte dai registi. Marco Manetti dice: "È una nuova prospettiva in tanti modi diversi, per noi era importante che i film non avessero una natura seriale, ma un'identità a sé e tre impronte distinte. Abbiamo infatti voluto negare questa fosse una trilogia fino all'ultimo, perché volevamo arrivarci alla fine a questo percorso (ride). Abbiamo raccontato questo personaggio misterioso - ma in realtà sono sempre stati due, fin dai fumetti, con Eva Kant - attraverso gli occhi di altri. Nel primo attraverso gli occhi di una donna che conosce e avvicina un mistero, nel secondo quelli di Ginko, perché Diabolik non si riesce a trovare e non si sa neanche dove stia, nel terzo chiudiamo questo percorso ma la sua origin story non si può conoscere fino in fondo, deve rimanere in parte un mistero".
Gli fa eco il fratello Antonio Manetti: "Sono davvero tre film diversi, il primo si basa molto sulla ricerca di eleganza e stile, volevamo metterci alla prova nel raccontare gli anni '60, era la nostra prima volta per una pellicola in costume, siamo cresciuti tanto grazie a questo. Nel secondo film avevano lasciato l'epoca del primo e degli inizi del fumetto, mentre nel terzo ci siamo lanciati negli anni '70, dai costumi alle scenografie fino alle riprese e alle musiche, in parte funk, e ai flashback fatti in modo diverso: un terreno più nostro, siamo il risultato di quella cultura, ne siamo appassionati, anche dei movimenti politici che hanno cambiato il mondo". Il film è dedicato al produttore Carlo Macchitella, scomparso di recente e che ha voluto fortemente il film fin dalle prime fasi, oltre ai Manetti alla regia e Miriam Leone come Eva Kant.
Diabolik chi sei?: cosa ci aspettiamo dal terzo dei film dei Manetti Bros.
Le donne di Diabolik
Diabolik nasce da due donne, le sorelle Giussani, nei fumetti di Astorina, e si conclude con due donne sullo schermo. Dice Miriam Leone: "Le sorelle Giussani hanno scritto Eva Kant affinché salvasse sempre quel testardo di Diabolik, con la sua umanità e intelligenza, con la dialettica che è l'unica cosa che permette di superare i conflitti in un mondo in bianco e nero, l'amore può superare tutto nel mondo di Clerville. Per la prima volta Eva trova una donna libera e indipendente come lei, ovvero Altea, entrambe amano i loro uomini al di fuori del matrimonio, uno scandalo per l'epoca. Si tratta di superare il dualismo in nome dell'amore, le sorelle ebbero una grande lungimiranza in questo senso, e sul set si è creata una grande complicità fin dal primo momento. Monica è una grande amica delle donne". Chiosa Monica Bellucci, che per l'ultima volta ha dato volto e corpo ad Altea: "I Manetti creano un'atmosfera sul set davvero piacevole, questo non succede sempre, e in questo episodio di Diabolik le due donne diventano unite, anche se non per molto tempo, perché hanno in comune una femminilità. Sono entrambe libere, sensuali, in un mondo ancora completamente dominato dagli uomini, le sorelle Giussani probabilmente le hanno scritte pensando a loro stesse, era molto raro trovare donne così all'epoca".
Nuova atmosfera
Ci sono ancora citazioni a Hitchcock più o meno volute, come hanno confermato i Manetti, anche in questo terzo ed ultimo capitolo - come Io ti salverò e il rosso sangue sui flashback in bianco e nero - e riguardo il didascalismo che ha sempre caratterizzato questa saga Marco Manetti afferma: "Siamo stati fedeli all'originale in quanto personaggio e non fumetto, per la precisione l'albo n. 107, che si intitola proprio Diabolik - Chi Sei?, riprodotto con alcune libertà come Altea che non era presente in quel volume. Analizzando la scrittura delle Giussani, ci siamo accorti dei punti in comune di tutti e quattro i personaggi principali, maschili e femminili: sono tutti super intelligenti e di carattere molto forte con una sola caratteristica che li distingue: Eva e Altea sanno porre l'intelligenza al servizio del sentimento, Diabolik e Ginko no. A livello simbolico non solo pratico, Diabolik non riesce ad essere compassionevole, Ginko non riesce ad amare liberamente".
Chiosa Antonio: "Il nostro è un mondo dominato dagli uomini, vedete dove sta finendo. Sarebbe bello uscissero di più allo scoperto le Eva e Altea della nostra società contemporanea, chissà che le cose non andrebbero in modo diverso". Prende la parola Pier Giorgio Bellocchio, produttore e interprete di Palmer, ruolo che inizialmente non doveva ricoprire ma che gli ha permesso di vivere molto di più il set, lasciandogli un ricordo che terrà sempre nel cuore.
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Il cinema di genere in Italia
Diabolik - Chi Sei? è indubbiamente un film di genere. Come si fa ad avvicinare un pubblico come quello di oggi, ossessionato dalle storie vere, al genere del fantastico? Risponde Monica Bellucci: "Io ho imparato a leggere sui fumetti, per me Diabolik è un riferimento, mi ha cresciuta. L'Altea cinematografica ha un accento dell'Est che le dona ancora più mistero, non si capisce bene da dove arrivi, e questo la rende ancor più di finzione. Ho sempre amato i film di genere, ne no girati molti nella mia carriera, è vero che è uno stile poco ricorrente in Italia ma per fortuna ci sono i Manetti". Le fa eco Miriam Leone: "I Manetti Bros. sono un genere a parte (ride). Bisogna ricordarsi che il fantasy non è necessariamente disancorato dalla realtà, anzi, c'è un po' di fantasia delle Giussani e un po' dei Manetti in questo caso".
C'è un terzo Re del Terrore in questo film, ovvero la sua versione ventenne interpretata da Lorenzo Zurzolo: "Continua il gioco delle maschere - ad un certo punto appare addirittura Max Gazzè. D'altronde anche nell'originale cartaceo è sempre stato l'uomo dai mille volti. Zurzolo ha dato ulteriore spessore al personaggio perché racconta il tormento di un adolescente perso, cresciuto in una situazione anomala che diventa glaciale da adulto". Tutti pronti per l'origin story che è anche la conclusione del Re del Terrore al cinema?