Devotion - Sulle ali dell'onore: amicizia, medaglie al valore e la storia vera dietro al film

Glen Powell e Jonathan Majors fanno rivivere l'amicizia tra il pilota Brown e il suo gregario Hudner. Ecco da dove arrivano le ispirazioni del film. Su Netflix.

Una scena di Devotion

Le storie vere, lo sappiamo, hanno sempre un certo fascino. Riescono, meglio di altri generi, a catturare l'attenzione volubile del pubblico. Soprattutto quello streaming. Particolare l'esempio di Devotion - Sulle ali dell'onore, titolo del 2022 diretto da J.D. Dillard, che ha adattato il libro Devotion: An Epic Story of Heroism, Friendship, and Sacrifice, firmato da Adam Makos. Mai uscito al cinema, ha fatto il giro delle piattaforme, arrivando ora su Netflix. Al centro, due attori decisamente importanti: da una parte quel fenomeno di Glen Powell, dall'altra Jonathan Majors, rising star hollywoodiana prima di finire ai margini per via delle accuse che lo vedrebbero coinvolto in drammatici episodi di violenza domestica.

Devotion - Sulle ali dell'onore: una storia vera di sacrificio e amicizia

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Jonathan Majors e Glen Powell

Devotion - Sulle ali dell'onore ci porta negli anni Cinquanta. Poco licenze poetiche, ed un'adiacenza dei fatti che rispecchia la realtà: siamo nel bel mezzo della guerra di Corea quando si instaura un rapporto di amicizia tra il gregario Hudner e il pilota Brown, il primo aviatore afroamericano istruito al volo di base nella Marina degli Stati Uniti. La loro squadra, durante il conflitto, affrontò numerose e pericolose missioni a bordo degli F4U Corsair, molto efficace per via della spiccata aerodinamica.

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Majors interpreta il pilota Brown

Brown, insieme all'amico Hudner, era in servizio sulla portaerei USS Leyte, di stanza vicino alla penisola coreana nell'ottobre del 1950. Nonostante l'esperienza del pilota, il suo aereo rimase colpito dal fuoco nemico, schiantandosi in una zona remota il 4 dicembre. Come vediamo nel film, anche Hudner, intenzionalmente, si schiantò per aiutare il compagno (ricevette poi una Medal fo Honor), spacciato per via delle ferite riportate.

Sulle ali dell'onore, la recensione: una storia vera dal forte respiro cinematografico

Jesse L. Brown, pilota

Se Sulle ali dell'onore si sofferma soprattutto sul rapporto tra i due militari, è interessante scoprire qualcosa in più di Jesse L. Brown. Nato nel Missisipi del 1925 in una casa senza riscaldamento né acqua, aveva ben quattro fratelli e una sorella. Andava a piedi a scuola (5km da casa!), aiutando la famiglia nei campi durante il tempo libero. Rimase folgorato dagli aerei a soli sei anni, quando suo padre lo portò a vedere uno spettacolo aereo.

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Una scena del film

Crebbe coltivando il sogno di diventare pilota di aerei, crescendo tra l'altro sotto le vessazioni di comportamenti razzisti, stretto nella morsa della segregazione razziale. Lasciò il Missisipi, affrontò diversi lavori, e mentre frequentò il college entrò nel programma della V-5 Aviation Cadet Training della Marina USS. Nel 1947, Brown iniziò l'addestramento, venendo poi nominato guardiamarina come unico afroamericano del programma.

Divenuto pilota esperto e ben voluto, allo scoppio della guerra di Corea lo squadrone di Brown venne inviato al bacino di Chosin. Come detto, la morte arrivò il 4 dicembre del 1950: Brown, durante un volo di ricerca, accusò un danno al serbatoio causato dal fuoco leggero dei soldati cinesi nascosti nella neve. Nemmeno l'aiuto di Hudner riuscì a salvarlo: le ferite erano troppo profonde e il freddo era estremo. Non fu permesso all'amico di prelevare il corpo, temendo una imboscata, e anzi due giorni dopo il sito venne bombardato con il napalm. I resti di Brown non vennero mai recuperati. È stato insignito di una Distinguished Flying Cross, della Purple Heart e della Air Medal. Nel 2013, Hudner, ormai anziano, visitò Pyongyang, chiedendo di recuperare i resti dell'amico.