Sulle ali dell'onore, la recensione: una storia vera dal forte respiro cinematografico

La recensione di Sulle ali dell'onore: retorica ed epica per un war movie vecchio stile, che mette al centro del racconto la storia vera di un'amicizia coraggiosa. Protagonisti del film, Jonathan Majors e Glen Powell. In streaming su Prime Video.

Sulle ali dell'onore, la recensione: una storia vera dal forte respiro cinematografico

"Avresti pensato di avere un pilota di colore nel tuo squadrone?". Potremmo riassumere il film in questa frase, eppure Sulle ali dell'onore, diretto da J.D. Dillard, non è solo un film sull'aviazione, sull'odio razziale, sulla guerra, sull'epica a stelle e strisce portatrice di democrazia e libertà (concetto che volutamente enfatizziamo). Piuttosto, è un (bel) film che racconta di un'amicizia, spassionata e profonda, culminata in una medaglia bagnata di lacrime e sangue. Più degli aerei, più delle vibes alla Top Gun, più della forte apertura cinematografica, nonostante il film sia arrivato in Italia nel catalogo streaming di Prime Video. Un film di sostanza e di significati, legato agli archetipi del genere, pur affascinando per il suo approccio classico ed essenziale, portando alla luce una storia vera di amicizia, di coraggio e di rispetto. Biopic a metà, suddiviso sul punto di vista dei due protagonisti, e basato sul romanzo del 2015 Devotion: An Epic Story of Heroism, Friendship, and Sacrifice, nel quale si racconta il fraterno rapporto tra il tenente Tom Hudner e il sottufficiale Jess Brown, l'unico afroamericano dello Squadrone VF-32.

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Sulle ali dell'onore: una scena del film

Il riflesso storiografico e veritiero viene quindi amalgamato nella sceneggiatura del film, che non abusa (troppo) dell'azione dosando le scene di volo (la CGI è quella che è, per non parlare del palese green screen) insieme al cameratismo dei due efficaci protagonisti, riflettendo sul significato stesso della guerra attraverso la retorica ad effetto, racchiusa in frasi come "La maggior parte delle guerre viene dimenticata insieme a chi le ha combattute". Una retorica, anche visiva, continuamente presente e, più e più volte, sovrabbondante. Uno stilema preciso, a cui Sulle ali dell'onore fa spesso riferimento: l'idiozia della guerra (qui c'è un conflitto definito "dimenticato") e la controparte "eroistica", lo humour guascone a spezzare la tensione, la stra-caricata emotività delle sequenze, ideate seguendo proprio i concetti dell'epica più retorica e funzionale allo spettacolo.

Sulle ali dell'onore - Devotion, su Prime Video in streaming da oggi

Sulle ali dell'onore: una storia vera per il film con Glen Powell e Jonathan Majors

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Sulle ali dell'onore: una foto del film

Uno spettacolo, però, che si farà ben presto un acceso dramma. Anzi, un inferno di bombe, di fuoco incrociato, di morte, di distruzione. Del resto, è la guerra. E una guerra viene combattuta seguendo pedissequamente gli ordini. Ma se "non è sempre giusto seguire gli ordini", come dice Jess Brown (Jonathan Majors), è giusto invece compiere il dovere spirituale che si ha nei confronti di un amico. Come detto, Sulle ali dell'onore ripercorre appunto il rapporto tra Brown e Hudner (Glen Powell, che vista la sua presenza in Top Gun: Maverick ci suggerisce una sorta di deja-vù): gli addestramenti, i test a bordo degli F4U-4, la costante minaccia sovietica (siamo all'inizio degli Anni Cinquanta, nel pieno della Guerra Fredda).

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Sulle ali dell'onore: una scena del film

Ma anche il vicinato razzista, mal tollerato da Brown e da sua moglie Daisy (Christiana Jackson), che chiederà ad Hudner di vegliare su suo marito prima che i due partano per una missione di ricognizione nel Mediterraneo. Ma la sfumata minaccia dell'URSS si tramuterà in conflitto quando nel novembre del 1950 scoppia la Guerra tra le due Coree. Lo squadrone di Jesse Brown e Tom Hudner viene quindi inviato al confine con l'obbiettivo di abbattere i ponti tra la Cina e la Corea del Nord. Il ronzio degli aerei diventerà via via più forte, intanto che la guerra mette in scena tutta la sua insensata ragione d'esistere.

Rendere credibile l'epica militaresca

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Sulle ali dell'onore: una scena

Dunque, parafrasando e traducendo il titolo del libro da cui è tratto, riassumiamo il film concentrandoci sull'eroismo, sul sacrificio, e sull'amicizia. Tre elementi che orientano l'umore, mentre la regia di J.D. Dillard comprime e allunga lo spazio e il tempo in un'alternanza (non brillantissima) di toni, paralleli alle due anime della pellicola: war movie duro e puro, il cruciale rapporto amicale, in grado di andare oltre la divisa e oltre le divisioni sociali imposte da un'epoca di complicata e oscura rilevanza. Tecnicamente ineccepibile (al netto dei raffazzonati effetti visivi), il regista segue in modo ortodosso la poetica legata alla narrativa di guerra (cinematografica), esplorando le rispettive anime dei coraggiosi protagonisti (coraggiosi non perché siano militari, ma perché hanno saputo sfidare i dogmi gerarchici nonché gli stessi compiti di battaglia) alle prese con un'indotta responsabilità nei rispettivi confronti.

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Sulle ali dell'onore: un'immagine del film

Se il contesto storico è curato (orecchio alla soundtrack vintage, tra Archibald e The Griffin Brothers), ed è potente il racial break-out all'interno delle truppe US (a conti fatti Brown è stato il primo pilota nero a completare l'addestramento della Marina degli Stati Uniti), la scrittura invece non è sempre coerente con la messa in scena (la sequenza a Cannes allunga inutilmente il brodo, mordendo la nostra attenzione) che parafrasa l'atmosfera generale debitrice tanto a Pearl Harbor quanto a Top Gun. Restano tuttavia notevoli le performance arrabbiate, opposte ma correlate di Glen Powell e Jonathan Majors, a loro agio con una sceneggiatura che ha l'intenzione (mantenuta) di rendere omaggio ad una delle tante storie di guerra, scordate e dimenticate, tenute insieme dalla spilla di una medaglia ormai scolorita. Ecco, se Sulle ali dell'onore vale la visione (casalinga), è giustappunto per i riflessi dei due attori protagonisti, in grado di rendere credibile e soprattutto condivisibile l'epica militaresca. Del resto, "È importante sapere con chi stai volando".

Conclusioni

Nella nostra conclusione di Sulle ali dell'onore rimarchiamo la bravura dei protagonisti, Jonathan Majors e Glen Powell, nonché la storia vera da cui è tratto e la ricostruzione storica generale, pur viziata da una certa artificiosità in green screen. Al netto di alcune sequenze superflue, il film ha la capacità di spostare l'attenzione dalla guerra vera e propria, ponendo il faro sul rapporto umano e amicale tra i due personaggi principali.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.2/5

Perché ci piace

  • Jonathan Majors e Glen Powell, garanzie.
  • La ricostruzione storica.
  • La storia vera.
  • Un war movie classico, ma concentrato sull'umanità...

Cosa non va

  • ... War movie che, visto il periodo, potrebbe non essere la miglior visione casalinga possibile.
  • Alcune sequenze sono decisamente superflue.