Depp contro Heard, la recensione: la sentenza ai giurati (social)

La recensione di Depp contro Heard, documentario in tre episodi disponibile su Netflix dedicato al noto processo intentato da Johnny Depp contro l'ex moglie Amber Heard.

Depp contro Heard, la recensione: la sentenza ai giurati (social)

Ci sono ring che si riducono allo spazio di uno schermo. Sono luoghi di combattimento dove i pugni si trasformano in arringhe di avvocati, e i destri in testimonianze sentite, corroborate, discreditate o confermate da prove e indizi. Di questi processi in formato schermico, sia il cinema che le serie TV ne hanno realizzati tanti, soprattutto in campo sentimentale. Gli abbracci delle coppie cambiano forma e si modellano in recriminazioni e ricordi plasmati sulla forza della rabbia, della delusione, della voglia di vincere una battaglia legale, o di afferrare finalmente una giustizia che pareva essersi perduta tra le mura di casa.

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Depp contro Heard: una scena

Ma quello che il mondo ha assistito attonito a giugno del 2022 non nasce dall'inchiostro della fantasia di sceneggiatori ispirati, e nemmeno da improvvisazioni attoriali su set hollywoodiani. Come sottolineeremo in questa recensione di Depp contro Heard, il documentario firmato Emma Cooper e disponibile su Netflix sottolinea con interessante arguzia quanto il circolo vizioso della transmedialità e del metafilmico abbia travalicato i confini della sfera privata per mescolarsi a quella dell'opinione pubblica e dell'universo cinematografico stesso.

Tra arte e realtà giudiziaria

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Depp contro Heard: un'immagine della docuserie

Con gli occhi fissi sul telefonino, gli spettatori si dimenticano di essere occhi osservanti un frammento di vita giudiziaria che sta prendendo corpo dinnanzi a loro, immergendosi nella profondità di quei pixel con la stessa immedesimazione con cui si lasciano trascinare dalla visione di un film, o di una serie televisiva. Testimone dopo testimone, giorno dopo giorno, quello che affrontano non è più un passo in avanti verso un verdetto che tenterà di portare in auge il nome di Johnny Depp, liberandolo dal velo di diffamazione gettatogli dall'ex moglie Amber Heard, quanto un episodio inedito di un processo offerto loro tra le mentite spoglie di una serie tv. Non più caso da seguire in aula, il processo di Depp-Heard si fa prodotto mediatico il cui epilogo - proprio per questa sua natura ibrida e per il sua divergente approccio di visione - spinge maggiormente i propri spettatori a farsi giudici supremi, emanando verdetti e schierandosi con passione per una parte a discapito dell'altra. Una presa di parte che, come sottolinea bene il documentario della Cooper, nasce soprattutto in seno alla fama e alla simpatia per il Johnny Depp attore; un sentimento di vicinanza, questo, enfatizzato soprattutto dai ruoli iconici portati sullo schermo dall'attore che impediscono agli utenti di discernere la persona dal personaggio pubblico, spingendoli così a tifare come hooligans di stadi giudiziari per il proprio beniamino.

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Depp contro Heard: la trama

Suddiviso in tre episodi, il documentario Depp contro Heard prende in prestito i termini tipici dei processi giudiziari per farsi portavoce e finestra diretta non solo sul caso stesso, ma anche sull'impatto socio-culturale che la diatriba ha avuto sul proprio pubblico. Mostrando entrambe le testimonianze fianco a fianco per la prima volta, questa serie intende anche documentare e mettere in discussione la natura della verità e il ruolo che svolge nella società moderna

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Depp contro Heard: una scena della docuserie

Amber Heard e Johnny Depp non sono due semplici coniugi segnati da un matrimonio tossico e decisi a combattere per uscire mediaticamente indenni da una relazione abusante e malsana. Johnny Depp e Amber Heard non sono nemmeno due personaggi nati dalla mente di uno sceneggiatore e portati in scena da registi pronti a realizzare il nuovo Kramer contro Kramer. Johnny Depp e Amber Heard sono prima di tutto due celebrità: in loro pre-esiste una clausola implicita, una note dolente che rende la propria privata meno privata del solito. Un Grande Fratello nascosto è sempre pronto a spiarli, seguirli, sbattere in prima pagina i litigi, gli affronti, o i presunti tali. È la dura legge della star: alla luce della ribalta accetti anche quella accecante dei flash dei paparazzi e delle domande indiscrete dei giornalisti. Ma a differenza di Amber Heard, e di tanti altri colleghi, Johnny Depp non è solo un attore: è diventato un'icona, un mito, un personaggio istrionico e per molti quasi divino. Non sorprende, pertanto, che l'accusa di essere un mostro, di essere il cattivo della storia e non più l'eroe che salva la principessa, ma la colpisce con schiaffi e calci, ha tramortito l'opinione pubblica, infangandone il nome, soprattutto nell'onda del movimento #metoo.

Johnny Depp, protagonista di Pirati dei Caraibi: Oltre i confini del mare
Johnny Depp, protagonista di Pirati dei Caraibi: Oltre i confini del mare

Ed è qui che si inserisce con arguzia il documentario Depp contro Heard: senza avvalorarsi di materiale inedito, o testimonianze dirette, l'opera di Emma Cooper si limita a montare in maniera dinamica e senza esclusione di raccordi, sia momenti tratti direttamente dal tanto celebre processo, che stralci di video postati su TikTok dai vari content creator o pseudo tali. Quello che ne consegue è una battaglia all'interno di un'altra battaglia, dove i simpatizzanti delle due parti sfruttano il potere della rete e della condivisione per avvalorare le proprie tesi, e confutare quelle degli altri. Ogni parola in aula viene messa in pausa, scandagliata e indagata in ogni minimo dettaglio, così da ritrovare dietro di essa ogni verità nascosta, ogni falsità negata. Seguendo il medesimo processo inconscio messo in atto nel film Saint Omer, lo spettatore si ritrova a farsi avvocato e giudice del caso, dimenticandosi però che quello in cui si ritrovano protagonisti i due attori non è un set, ma la vita reale.

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Da una parte la forza manipolatrice di internet; dall'altra lo sfruttamento della potenza mediatica del caso da parte delle stesse celebrità; nel mezzo il documentario Depp contro Heard, il quale tenta, con estrema oggettività di fondo, di dimostrare quanto una cosa così obiettiva come un caso giudiziario, possa comunque essere manovrata e ripiegata a proprio piacimento, dall'influenza della rete. Ma alla base di tutto questo interesse universale verso la caduta dei propri dei contemporanei, vi è soprattutto il fascino e la simpatia che un personaggio come Johnny Depp emana. Un elemento peculiare nel modo in cui la sentenza e l'intero processo è stato recepito dal pubblico che la stessa regista ha voluto oltremodo sottolineare non riuscendoci a volte completamente. Mettendo in dialogo le reazioni degli utenti sui vari social media, e le fasi del processo, non sempre l'opera si è rivelata capace né di esporre i propri intenti e i principi alla base di tale realizzazione documentaristica, né di aggiungere alcunché di nuovo a tale vicenda. Se Depp contro Heard risulta interessante è perché vanta dalla sua parte sia materiate da inserire, che argomenti da trattare, già di per loro interessanti.

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Quello che pare venire meno è lo scopo, il messaggio ultimo che tale documentario intende lanciare. Cosa ci vuol dire, cioè, la Cooper con la sua opera? Qual è il fine ultimo del suo operato? È quello di mostrare quanto il potere dei media modifichi la nostra percezione della realtà? Oppure quanto la fama e la carriera di un attore possa giovare nel corso di un processo divenuto poi mediatico? O ancora quanto poco (o molto) saggio sia lavare i panni in pubblica piazza? Forse la risposta sta dietro a ognuna di queste domande, fatto sta che nella dinamicità di un montaggio serrato e senza respiro, il caos e l'incertezza sul fine ultimo di Depp contro Heard continua ad aleggiare, come un respiro pesante all'interno di una caotica sala di tribunale.

Conclusioni

Concludiamo questa recensione di Depp contro Heard sottolineando come il documentario di Emma Cooper sfrutti al meglio l'interesse mediatico e l'impatto socio-culturale che tale vicenda ha agito sul proprio pubblico. Ciononostante, per quanto dinamico e serrato il gioco di montaggio possa risultare, non viene esplicitato e compreso fino in fondo il senso ultimo di tale opera: alternando spezzoni del processo, e video pubblicati su TikTok, cosa voleva davvero comunicare la regista con il proprio documentario? Peccato, perché il materiale di partenza è di forte interesse, soprattutto da un punto di vista psico-sociale e culturale.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.2/5

Perché ci piace

  • L'argomento trattato e il puntare sulla forza manipolatrice della rete sulla mente degli utenti.
  • Il montaggio serrato e dinamico.
  • La scelta di non avvalorarsi di testimonianze dirette, ma solo materiale di archivio e ripreso da internet.

Cosa non va

  • Il non aggiungere nulla di nuovo a quanto già si era in possesso, o di cui si era a conoscenza.
  • L'incapacità di cogliere il senso ultimo della realizzazione di tale documentario.