Se siete qui è perché, probabilmente, avete atteso e visto il film americano Death Note ispirato agli omonimi manga e anime nipponici. La trama del film è semplice: l'intelligente studente Light Foster trova nel cortile della sua scuola un quaderno nero denominato, appunto, Death Note. Il ragazzo non ci pensa troppo su, lo intasca e in un'attimo di tranquillità lo apre scoprendone le bizzarre regole: se si scrive il nome di qualcuno sul quaderno avendone ben presente il volto questi morirà secondo le modalità indicate. Affiancato dalla bella Mia e dal dio della morte Ryuk, Light comincerà a far piazza pulita di criminali e agenti dell'FBI.
Raccontata così la trama non sembra per nulla diversa da quella della controparte giapponese, ma, purtroppo le differenze sono molte e non tutte particolarmente apprezzabili anche se un paio di momenti di pregio li possiamo riscontrare anche in questa versione. Quindi non indugiamo oltre e approfondiamo tutte le differenze che ci sono tra il film americano e l'originale versione anime e manga.
Leggi anche: Death Note di Netflix: Un adattamento che tradisce lo spirito dell'originale
Alla ricerca dell'epicità
Fulmini, saette, tuoni e vento improvvisi! Attenti a prendervela con il meteo, potrebbe essere un dio della morte. Se nell'anime il Death Note cade dal cielo in silenzio e nell'indifferenza di tutti, nel film si è cercato un approccio diverso e più rumoroso a questa scena: si vede il quaderno precipitare preceduto da nuvoloni neri e un lungo tuono solenne seguito da un acquazzone che costringe tutti gli studenti ad interrompere le proprie azioni. Anche Light davanti a tale evento si comporta diversamente e non ci pensa due volte ad arraffare il quaderno cadutogli accanto, quasi fosse stato scelto in precedenza da Ryuk. Un inizio altisonante che fa capire subito su che tipo di toni si manterrà lo svolgimento del film, Light è il prescelto dal criptico dio della morte che sembra, rispetto all'opera nipponica, aver progetti abbastanza chiari per lui.
Leggi anche: Death Note: Adam Wingard ci spiega il suo remake per Netflix
Il nerd assassino
Una delle differenze più lampanti sta nel protagonista Light, possessore del quaderno assassino nonché pilastro su cui dovrebbe reggersi la storia. Se il Light Yagami dell'anime era un ragazzo benestante senza apparenti problemi, Light Foster vive tra le difficoltà familiari: madre assassinata, padre poliziotto, di certo non ricco e vittima di bullismo che, seppur molto intelligente, è lontano anni luce dall'insospettabile studente modello dell'anime. Anche della fredda lucidità con cui perpetra i suoi assassini non rimane alcuna traccia, il Kira narrato del film rimane un adolescente, sì furbo, ma estremamente emotivo e in alcuni casi quasi "pasticcione", la freddezza fa posto all'indecisione che a sua volta lascia il posto agli ormoni.
Leggi anche: Netflix: da Death Note a Daitarn 3, 15 serie anime da vedere e rivedere
L'emotività di L
Il personaggio che forse meno convincerà i fan dell'opera originale è sicuramente L, l'astuto e criptico investigatore, nonché ragazzo prodigio, indiscussa nemesi di Light. La scelta di un attore di colore sinceramente non ci sembra la differenza più rilevante; in questo film L appare intelligentissimo ma costantemente preda delle proprie emozioni, perde spesso lucidità compiendo gesti folli e, francamente, molto poco logici. Ne consegue una perdita di spessore nella sua caratterizzazione che si appiattisce notevolmente: è uno dei tanti e non basteranno tutte le bizzarrie e la fame di dolciumi compulsiva a farci ricordare il meraviglioso e intrigante L Lawliet del manga e dell'anime.
Leggi anche: Death Note ha una curiosa connessione con Hobo with a Shotgun
La componente splatter
Sangue, tanto sangue, è questa una delle differenze più consistenti. Se nel manga (e di conseguenza nell'anime) veniva messo in risalto l'aspetto psicologico delle gesta dei protagonisti, nel film ne vengono mostrate principalmente le conseguenze: teste mozzate, corpi trafitti e investimenti cruenti vengono resi esplicitamente con dovizia di particolari, strizzando l'occhio all'horror di bassa lega e lasciando in disparte l'anima da thriller psicologico che caratterizzava ed impreziosiva l'opera originale.
Leggi anche: Death Note, Wingard: "Ho ricevuto minacce di morte non appena ho accettato la regia"
L'oscuro dio della morte
Una delle cose migliori del film è sicuramente il personaggio di Ryuk e già si sapeva che affidarlo all'interpretazione del meraviglioso Willem Dafoe sarebbe stata una garanzia. Il dio della morte viene rappresentato come un essere oscuro e inquietante che si discosta, stavolta in positivo, dall'opera giapponese dove appare come una presenza ambigua ma ben chiara e definibile. Qui è sempre in penombra, più che un curioso osservatore è una entità malvagia e tentatrice che si palesa da subito e spinge Light a provare le potenzialità del quaderno. Light dal canto suo all'inizio fa l'unica cosa possibile e sensata: al bando la poco realistica spavalderia del suo omonimo cartaceo e via a tremori, sudori freddi e urla di terrore di fronte all'oscura e demoniaca presenza. Non avreste fatto lo stesso?