Nel panorama cinematografico indie americano, ormai David Gordon Green è una bella certezza. L'eclettico regista si candida a diventare il nuovo Soderbergh e nel frattempo è diventato ospite fisso dei festival internazionali e dei relativi palmares. Due anni fa il poetico Prince Avalanche si è portato a casa l'Orso d'argento alla regia a Berlino e lo scorso anno Joe ha fruttato al giovane Tye Sheridan la Coppa Mastroianni qui a Venezia. Una bella soddisfazione dopo l'infelice parentesi con gli studios. Quest'anno la Mostra lo ha rivoluto in competizione con il malinconico Manglehorn, pellicola interpretata dalla superstar Al Pacino.
Conoscendo la personalità debordante di Pacino, viene spontaneo chiedersi se sul set ci siano stati problemi a contenere l'ego del divo. "Posso garantire che non ci sono stati problemi" ci conferma un sorridente Green. "Manglehorn è stato scritto proprio per lui. Dopo aver avuto con lui un meeting a Los Angeles ho deciso che avrei voluto girare un film con lui e ho cominciato a pensare a cosa avrei potuto fare. Insieme allo sceneggiatore Paul Logan gli ho proposto il copione di Manglehorn. Dopo averlo letto mi ha invitato a casa sua, mi ha offerto delle fragole e mi ha detto 'Facciamolo'".
In Manglehorn vediamo un Pacino diverso dal personaggio larger than life a cui ci ha abituati. E' un uomo in età avanzata la cui vita è piena di rimpianti nei confronti della moglie, da cui è separato, del figlio e di Clara, la misteriosa donna che ama pur non vedendola da vent'anni. "Al Pacino è un attore sempre così ispirato e volevo creare un omaggio al suo personaggio de Lo spaventapasseri, ma ho anche pensato a una persona radicata nel contesto texano in cui il film è ambientato. Abbiamo girato a Austin, nel mio vicinato, dove personaggio di quel tipo esistono davvero. Ho un vicino che non esce mai di casa, è un tipo inquientante. Quando lo incontro è gentile, ma è una persona di cui non si sa niente. Ho voluto creare lo stesso tipo di mistero intorno a A.J. Manglehorn".
Lacrime e risate, come nella vita
Oltre a essere una pellicola molto libera nello stile, Manglehorn contiene decine e decine di citazioni che denunciano la passione cinefila di Green. Il regista texano ammette di aver inserito il mimo che vediamo in due scene del film come esplicito omaggio al finale di Blow Up di Antonioni. "In realtà non era nella sceneggiatura" ci spiega. "Avevamo questo meraviglioso mimo che in realtà non è un attore, bensì un ballerino. E' amico della babysitter dei miei figli. Non vedo da anni il film di Antonioni perciò è stato tutto casuale. Ma ci sono anche riferimenti a Weekend, La dolce vita e molti altri film". Quando gli facciamo notare che c'è una precisa citazione di Scarface nel momento in cui Al Pacino pronuncia la celebre frase "The world is yours", David rimane spiazzato ed esclama: "Sul serio? Non ci avevo fatto caso, è davvero incredibile!"
Al fianco di Pacino, c'è anche spazio in un piccolo, ma significativo ruolo per Harmony Korine, regista di Spring Breakers - Una vacanza da sballo, nei panni di uno scoppiettante ex allievo di Manglehorn. "James Franco mi ha invitato a vedere una proiezione di Spring Breakers e nel Q&A che seguiva il film Harmony ha rubato la scena agli attori. E' una forza della natura. Allora ho deciso di chiamarlo. Mi ha risposto che per lui era molto difficile imparare le battute, ma se gli avessi dato la possibilità di improvvisare avrebbe accettato. Il suo personaggio parla in un modo che ricorda lo _stream of consciousness. Sul set mi faceva morire dalle risate ogni giorno"_.
Lo humor è uno degli elementi che caratterizza la poetica di David Gordon Green. L'autore, in passato, si è cimentato con commedie pure, ma anche nel dramma trova il modo di bilanciare lacrime e risate. "Il vero equilibrio sta nel montaggio. Giriamo un sacco di scene ridicole, ma è la scelta che faccio in sala di montaggio a determinare il mood del film. Voglio il senso dello humor e voglio la realtà della vita. Adoro le cose che mettono a disagio il pubblico, come quando Al Pacino parla di diarrea all'appuntamento con Holly Hunter. Mi rendo conto che come dialogo sia un po' strano, ma ho senso dell'umorismo un po' malato e questa scena mi provoca un riso nervoso".
Una trilogia texana dell'anima
Prince Avalanche, Joe e Manglehorn presentano alcuni punti di contatto, il primo dei quali è la comune location, ma anche la presenza di elementi surreali in un contesto realistico, che ce la fanno definire una sorta di trilogia dell'anima e il regista concorda con la definizione. "Chissà, un giorno, quando sarò vecchio, comprenderò il disegno che sta dietro queste opere. Oggi sono concentrato sulla mia professione e devo dire che, dopo dieci film, anche se sento ancora la pressione ho una maggior consapevolezza della possibilità del fallimento. Non tutti i film possono essere blockbuster. Negli ultimi due anni ho girato tre film che non sono rivolti al grande pubblico, ma interesseranno solo gli appassionati".
Riflettendo sulle connessioni tra le tre pellicole, il regista aggiunge: "E' vero che sia Joe che Manglehorn sono interpretati da una star carismatica, ma io trovo più affinità tra Manglehorn e Prince Avalanche. In entrambi i casi ci sono persone che lavorano e riflettono sulla vita e sull'amore. Io provengo dalla working class, nella mia vita ho fatto i lavori più strani che possano venire in mente e mi sento molto legato a personaggi che hanno a che fare con i problemi del quotidiano". Prima di salutarci, David ci anticipa i suoi prossimi progetti confermano il rumor diffusosi qualche settimana fa che lo vedrebbe pronto a dirigere Sandra Bullock in una pellicola a sfondo politico prodotta da George Clooney e intitolata Our Brand is Crisis. "Dopo Venezia andrò in Bolivia per girare il film, che entrerà in lavorazione tra un mese. Gireremo anche a New Orleans e in Portorico. Dopo tanti film al maschile per una volta mi confronterò con un punto di vista femminile".
Quando gli chiediamo a che punto è il preannunciato remake di Suspiria, il cineasta aggiunge: "Non ne sento parlare da cinque anni. Io adoro l'horror e adoro quegli horror che contengono uno sguardo artistico, che sono in grado di unire e bellezza e orrore. Purtroppo il mio remake è molto costoso e non sono riuscito a trovare i fondi". Pensando al suo Manglehorn, viene spontaneo chiedere a David Gordon Green se, come il suo personaggio, ha dei rimpianti. "Nessun rimpianto lavorativo. Solo sentimentali".