David Cronenberg e il cast di A Dangerous Method a a Venezia

Da Videodrome alla storia segreta della psicoanalisi. Il genio di David Cronenberg approda al Lido insieme al suo splendido cast composto da Viggo Mortensen, Michael Fassbender, Keira Knightley e Vincent Cassel.

David Cronenberg sul set del suo film A Dangerous Method
David Cronenberg sul set del suo film A Dangerous Method

Il canadese David Cronenberg cambia pelle. Il maestro della rappresentazione delle turbe psichiche e delle torbide visioni del subconscio abbandona i toni grotteschi per realizzare una pellicola biografica elegante e misurata immersa nella limpida luce svizzera. Il suo A Dangerous Method mette in scena la complessa relazione sessuale che unì un giovane Jung alla paziente e futura analista Sabina Spielrein negli anni in cui il medico benestante, sposato con una ricca ereditiera, entrava in contatto con il padre della psicanalisi Sigmund Freud.

A interpretare le pedine mosse dallo splendido manipolatore Cronenberg troviamo un trio eccezionale, composto dal camaleontico Michael Fassbender, dal sornione Viggo Mortensen e dall'esile Keira Knightley, chiamata qui a un ruolo estremamente complesso, quello di una donna affitta da una terribile patologia psichica. I tre interpreti sbarcano sul Lido insieme a Cronenberg e a Vincent Cassel, anche lui nel cast, per riflettere sulla natura dei loro personaggi e sulla genesi di una pellicola ottimamente accolta dalla critica che ipoteca un posto al sole nel palmares veneziano.

David, ci puoi parlare della ricerca storia fatta per il film?
David Cronenberg: Per fortuna abbiamo a disposizione un sacco di lettere . Il carteggio tra i protagonisti della storia è ricchissimo. Basti pensare che all'epoca a Vienna la posta veniva consegnata più volte al giorno, alle lettere veniva risposto immediatamente e i personaggi facevano continui riferimenti alle missive precedenti. Tutto questo materiale è divenuto la base della sceneggiatura firmata da Christopher Hampton. Le lettere sono molto personali, quindi dal punto di vista umano lo script è molto preciso e denso.
Keira Knightley: Personalmente per prepararmi ho letto una pila di libri di Jung, la sua biografia e i lavori di Sabina. Mi capita spesso fare film di costume perché è un tipo di lavoro che mi piace molto. Mi piace leggere e amo la storia.
Michael Fassbender: Io non ho fatto nessuna ricerca. La sceneggiatura era talmente densa e io mi sono concentrato su quella. In più ho preso un libro per bambini, un bignami delle teorie di Jung e lì ho trovato tutto quello che mi serviva.

Quale è stata la sfida principale nel recitare personaggi così leggendari? Eravate preoccupati al pensiero di una simile responsabilità?
Viggo Mortensen: Quando si interpreta una figura storica, che le persone pensano di conoscere, si ha l'idea di fare una cosa molto importante. Probabilmente è più difficile creare un personaggio già noto, la libertà è ridotta, perciò ci siamo affidati a David. Lui ha saputo gestire bene la cosa focalizzandosi sui rapporti tra i personaggi e mantenendo l'umorismo che trapela dalle loro diverse visioni. David non ha messo in secondo piano le questioni accademiche, ma ci ha fatto interpretare delle persone, esseri umani con pregi e difetti. Lavorando la film abbiamo scoperto che le posizioni intellettuali di Freud e Jung non erano poi così diverse. I due si sono allontati per piccoli dissidi, questioni prettamente umane.
Michael Fassbender: Io ero terrificato.

Keira, per una donna bella come te è stato difficile calarsi nei panni di una persona malata, che mostra esteriormente i segni della propria patologia mentale?
Keira Knightley: Io sono un'attrice perciò sono già pazza di mio.

David, il tuo cinema, negli anni, è cambiato. Come spieghi queste variazioni stilistiche?
David Cronenberg: Questa è la 68° Mostra del Cinema di Venezia e io ho sessantotto anni. In più il film d'apertura era Le idi di marzo che è il giorno del mio compleanno. Tenete a mente questo. Ho fatto molti film, anche se non tanti quanti Woody Allen, e il mio modo di fare cinema si è evoluto. Ogni volta che preparo un nuovo lavoro la gente mi chiede se ho intenzione di fare una cronenberghizzazione della materia trattata, ma in realtà ogni film ha le sue esigenze e necessità di uno stile diverso. Io mi adeguo.

Questo è il tuo primo film in costume. Nel corso della sua carriera ha creato mondi visivi totalmente originali e volti al futuro. Stavolta com'è stato lavorare sul passato?
David Cronenberg: In realtà questo non è il mio primo film in costume. Il pasto nudo era ambientato negli anni '50 e anche M. Butterfly e Spider, a loro modo, sono film in costume. Per me questa non è una cosa insolita e conosco la procedura. Si fanno ricerche sulla location. E' una sfida appassionante perché non si può mettere le persone in costume sul set e poi riprenderle. Occorre catturare qualcosa di magico. Keira è una regina del genere, è bravissima a interpretare donne del passato, ma vi sono alcuni attori che nei film d'epoca non funzionano. Un tempo il cervello umano era diverso. E' cambiato grazie alla tecnologia e a molti altri fattori. Girare un film ambientato all'epoca di Alessandro Magno è difficilissimo perché per noi il modo di pensare degli antichi è incomprensibile, sono alieni. Anche il loro sistema nervoso era diverso.

Ma quale è la tua opinione personale sulla psicoanalisi?
David Cronenberg: Penso che il nostro cast abbia bisogno di una bella psicoanalisi e li ho scelti proprio per fargli capire che hanno bisogno di aiuto. Vedete come sono migliorati ora? Prima Viggo non rideva mai. La psicoanalisi è stato un momento di rottura, occorre capire lo sconvolgimento che ha apportato nella società ottocentesca, nelle persone che credevano nello sviluppo evolutivo, nell'ordine e nel progresso. Negli ultimi anni molti sono tornati alle teorie freudiane e molte sue idee sono state verificate. La teoria junghiana invece ha preso una direzione diversa, volgendosi verso la sfera religiosa. I timori di Freud al riguardo sono risultati fondati.