Gli anni passano, ma Dario Argento resta un evergreen. A dimostrarcelo la lunghissima coda di studenti dello IULM, nuova sede del Noir in Festival, fuori dall'aula in cui si deve tenere l'incontro con il regista. Tale è la ressa che l'organizzazione dovrà spostare in fretta e furia l'evento in una aula grande il doppio per contenere il giovane pubblico desideroso di parlare con il regista. E lui non si risparmia, raccontando aneddoti sulle sue opere più famose e rispondendo alle domande dei curiosi. Ma quale è il segreto della longevità del maestro del brivido? "Credo che il fatto di piacere a un pubblico di tutte le età dipenda dal mio modo di fare film, dalla mia sincerità e dalla vitalità delle mie opere".
Anche se non si ritiene un regista horror ("di horror veri e propri ne ho fatti solo quattro, nella mia carriera ho girato thriller, gialli e anche film storici"), Dario Argento è riuscito a dare una forma agli orrori provenienti dal suo subconscio. I suoi film non hanno la presunzione di raccontare la realtà, ma ce ne mostrano frammenti insanguinati. "Io racconto la mia parte oscura, i miei lati più brutali e nascosti. Racconto le mie profondità, ma finiamola di parlare di psicanalisi altrimenti andiamo avanti fino a stasera" esclama. Leitmotiv dell'opera di Dario Argento sono proprio le psicosi e le turbe che affliggono i suoi serial killer, originate spesso da traumi familiari. "La famiglia è l'origine di tutte le prigioni e pulsioni che oggi noi adulti abbiamo. I miei assassini sono accomunati dall'aver avuto problemi in famiglia" aggiunge il regista.
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Dalle bambine mancate di Suspiria alle icone rock
Dario Argento si dichiara particolarmente orgoglioso dell'uscita di Quattro mosche di velluto grigio e Suspiria in versione restaurata. In più in Francia Opera sta per uscire nei cinema in versione integrale, con l'aggiunta dei 15 minuti eliminati all'epoca dal distributore. "Se dovessi scegliere il mio film migliore sarei in difficoltà" confessa il regista. "Per alcuni è Profondo Rosso, per alcuni Suspiria, per alcuni Inferno, film sull'alchimia che ho impiegato un sacco di tempo a scrivere. Altri preferiscono Phenomena, dove ho scoperto una Jennifer Connelly tredicenne. Tenebre è un altro dei film a cui sono più affezionato. In origine in Suspiria volevo attrici più giovani, bambine, ma il distributore si oppose. Temeva che il film perdesse la sua forza. Allora ho scritto un film con dialoghi bambineschi e giochi infantili in esso. Ho fatto costruire porte più grandi per rievocare l'infanzia a livello inconscio".
Legame inscindibile, celebrato più volte, è anche quello tra il cinema di Dario Argento e la musica rock. Se la sinergia con Claudio Simonetti e i suoi Goblin ha dato vita a colonne sonore indimenticabili, gli aneddoti sulle musiche dei film di Argento si sprecano. "Per ragioni distributive la colonna sonora di Quattro mosche di velluto grigio è stata affidata a Ennio Morricone. Io avrei voluto i Deep Purple, ma loro erano in tournee. Questo però a Morricone non l'ho mai detto, si sarebbe arrabbiato come una belva". Anche per Profondo rosso i Goblin non erano la prima scelta: "Avevo pensato ai Pink Floyd. Li incontrai, si rivelarono molto gentili. Roger Waters mi disse che l'avrebbero composto volentieri la score, ma stavano incidendo The Wall". Dario Argento si è comunque tolto qualche soddisfazione. "Ho lavorato con Brian Eno, che per me è un genio, con Keith Emerson e con Bill Wyman dei Rolling Stones".
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Il lavoro con gli attori
Oltre ai musicisti, Dario Argento ha avuto un rapporto molto stretto con alcuni degli interpreti dei suoi film a cominciare da Daria Nicolodi, sua musa e madre di Asia Argento. "A differenza di Hitchcock io non considero gli attori 'bestiame', per me sono collaboratori. Mi piace che mettano qualcosa di proprio nel progetto. Ho lavorato con molti attori dell'Actors Studio. Collaborare con loro è dura perché di idee te ne danno troppe. Il set di Due occhi diabolici è stato come le montagne russe. Per dirne una, in una scena Harvey Keitel era al bar, faceva finta di essere un alcolista e beveva birra. A un certo punto si è interrotto e ha fatto una scenata perché gli stavamo dando birra analcolica. Ha cominciato a sbraitare e ha preteso birra vera per andare avanti".
Tra le esperienze internazionali di Dario Argento vanno annoverati anche i due episodi della serie Masters of Horror, girati in Canada, con una troupe "preparatissima ed entusiasta. Lì c'è una visione collettiva del processo e quando realizzavo qualche inquadratura fuori dal comune stavano tutti lì a incitarmi". Con un curriculum così prestigioso è inevitabile che i film più noti facciano gola ai produttori per realizzarne dei remake. E' ciò che sta accadendo con Suspiria. In passato non sono mancate le polemiche, ma ora Argento ci racconta com'è andata davvero. "E' stata una lunga odissea. Dapprima lo ha acquistato un gruppo che si è messo in contato con la Fox. Volevano affidare la regia a David Gordon Green. Jessica Harper, la protagonista di Suspiria, è la moglie di uno dei presidenti della Fox e mi ha rivelato che le sceneggiature erano bruttissime. Così i diritti sono tornati ai precedenti proprietari. Tra di loro c'era Luca Guadagnino, che è anche un mio amico. Luca ha deciso di fare lui il film, non so con quanta consapevolezza. Secondo me non è adatto a questo genere. Adesso che Amazon è entrata nella produzione le riprese sono in corso. Luca sta girando vicino a Varese. Tempo fa mi ha telefonato e mi ha invitato ad andarlo a trovare sul set. Ero pronto a partire, ma il giorno prima ho cambiato idea. Lui c'è rimasto male, ma non me la sento. Non so se vedrò il film, ma mi auguro che Guadagnino non ne faccia un massacro".
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