Daredevil: 5 motivi per cui la prima stagione è stata rivoluzionaria

Ecco i 5 motivi per cui la prima stagione di Daredevil è stata una rivoluzione alla sua uscita cinque anni fa su Netflix.

Daredevil: Charlie Cox in azione travestito da vendicatore
Daredevil: Charlie Cox in azione travestito da vendicatore

Sono passati cinque anni da quando il Marvel Cinematic Universe sbarcava su Netflix con la prima stagione di Daredevil, una serie che aveva il duplice compito di adattare un personaggio in maniera ben più riuscita del film omonimo del 2003 ed estendere il progetto editoriale cinematografico in una nuova piattaforma streaming con più libertà creativa. Durata tre stagioni, ad oggi la serie creata da Drew Goddard è ancora considerata dai fan come una delle migliori in campo supereroistico (tanto che ancora non si placano le petizioni per vedere realizzata una quarta stagione). Merito di una scrittura intelligente, di un immaginario cupo e realistico, di un insieme di personaggi estremamente umani ma anche molto di più. Ecco i 5 motivi per cui la prima stagione di Daredevil è stata rivoluzionaria.

1. Il tono dark

Daredevil: Charlie Cox in azione
Daredevil: Charlie Cox in azione

Abituati per anni ai supereroi colorati e divertenti del grande schermo (eravamo ancora lontani dalla tragicità di Infinity War e dall'epica di Endgame), l'arrivo di Daredevil fu un cambiamento epocale: anche i Marvel Studios avevano deciso di osare richiamando le atmosfere cupe e realistiche di Hell's Kitchen. C'è poco umorismo in questo prodotto pensato per un pubblico adulto, ci sono pochi colori e molta oscurità. Rispecchiando al meglio le storie a fumetti scritte negli anni Ottanta da Frank Miller, il tono dark utilizzato trasforma la serie allontanandola da un semplice racconto di supereroi e rendendola una crime story violenta e sofferta, dove le lotte costano fiato e sudore e dove i pugni pesano e fanno sanguinare, dove i personaggi si muovono in un ambiente marcio da cui è impossibile scappare. Puro cinema noir, tra indagini e violenza, come non se ne vedeva da tempo.

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2. Come un lungo film

Daredevi: Charlie Cox in una delle prime immagini della serie
Daredevi: Charlie Cox in una delle prime immagini della serie

Nata nel boom del bingewatching e vera e propria killer app di Netflix, la prima stagione di Daredevil è stata molto di più di una serie a trama orizzontale. Procedendo con gli episodi si ha la sensazione di un'opera pensata come un lungo film di 13 ore, con ritmi dilatati ma mai noiosi, dove la tensione e il proseguimento dell'indagine si accumulano piano piano fino al gran finale. La scenografia e la cura nella resa visiva nascondono la natura televisiva del progetto facendo sembrare Daredevil un vero e proprio prodotto cinematografico destinato al grande schermo. Si ha la sensazione di assistere a qualcosa di ricercato e superiore rispetto alla media grazie anche ad alcune scelte registiche che entusiasmano: il celebre combattimento in piano-sequenza che conclude il secondo episodio rimane ancora uno dei momenti più celebrati e ricordati della serie tv(e che verrà poi ripreso, quasi fosse un leitmotiv, nelle due stagioni successive).

3. Personaggi tridimensionali in un mondo realistico

Daredevil: Charlie Cox ed Elden Henson interpretano Matt Murdock e Foggy Nelson
Daredevil: Charlie Cox ed Elden Henson interpretano Matt Murdock e Foggy Nelson

L'universo di Daredevil è un microcosmo di personaggi tridimensionali e complessi; il loro arco narrativo si sviluppa coi tempi della vita vera aumentando la percezione dello spettatore di assistere a un mondo realistico. A Matt Murdock (interpretato ottimamente da Charlie Cox), un eroe che non ha poteri sovrannaturali ma solo un enorme forza di volontà si uniscono l'amico del cuore e socio Foggy e la giovane Karen, inconsapevoli della doppia vita di Matt, che creeranno una triade a cui è impossibile non legarsi nel corso degli episodi: lontano dall'essere personaggi stereotipati, i tre sono caratterizzati da pregi e difetti che li uniranno e li allontaneranno a fasi alterne. Se la scrittura dei personaggi li rende l'elemento portante della serie, al di là delle scene d'azione splendidamente coreografate, è anche la scelta di casting che rende Daredevil una serie che nulla ha da invidiare alle più blasonate serie televisive targate HBO. L'uso di attori che vengono dal mondo del cinema come Rosario Dawson alzano il livello della recitazione rendendo di fatto la serie una costola coerente e qualitativamente ricercata alla pari dei blockbuster cinematografici.

4. Un gigantesco Fisk

Daredevil: Vincent D'Onofrio in un'immagine della serie targata Netflix
Daredevil: Vincent D'Onofrio in un'immagine della serie targata Netflix

A proposito di attori prestati dal mondo del cinema, una menzione d'onore va data sicuramente a Vincent D'Onofrio che ha dato corpo e voce (e in questo caso, nonostante l'ottimo lavoro di doppiaggio, in lingua originale la recitazione ne guadagna moltissimo) a un gigantesco Fisk, forse il nemico più celebre di Daredevil, conosciuto ai più come Kingpin. Se è vero che in una celebre saga cinematografica di spionaggio e azione come James Bond, gran parte della riuscita del film la fa la figura dell'antagonista, possiamo ammettere senza ombra di dubbio che senza questo Fisk la serie avrebbe perso gran parte del suo fascino. D'Onofrio sembra nato per questo ruolo, un uomo d'affari filantropo che nasconde un animo da criminale: a tratti infantile e docile, per poi risultare un uomo terribile e pericoloso, nonostante un forte senso personale della morale, Fisk sembra uscire direttamente dalle pagine del fumetto di Miller e Sienkiewicz. Non fisicamente gigantesco come viene raffigurato nelle tavole disegnate, ma lo stesso una figura enorme capace di ammaliare attraverso uno sguardo o il tono di voce, Fisk è il perfetto nemico di Daredevil e uno dei più riusciti nell'intero Marvel Cinematic Universe.

5. La nascita di un nuovo universo condiviso

The Defenders: una scena della prima stagione
The Defenders: una scena della prima stagione

Il successo della prima stagione di Daredevil diede vita in casa Netflix a un progetto editoriale simile a quanto già visto sul grande schermo. Un progetto dove nuovi personaggi di casa Marvel, tutti legati da un approccio più crime e noir, più realistico e dai toni maturi rispetto alle controparti fantasy di Doctor Strange e Thor, si sarebbero presentati al pubblico attraverso le loro proprie serie per poi unirsi in una miniserie crossover dal titolo The Defenders. Dopo Daredevil fu il turno di Jessica Jones (insieme al diavolo di Hell's Kitchen l'unica serie ad arrivare a tre stagioni), Luke Cage e Iron Fist (due stagioni ciascuna). Anche un altro personaggio introdotto nella seconda stagione di Daredevil ebbe luce verde per uno spinoff a lui dedicato (stiamo parlando di The Punisher, anche in questo caso un nuovo adattamento che mirava a redimere il personaggio dalle criticate versioni cinematografiche). Col passare degli anni, però, il consenso da parte di pubblico e critica e la qualità del progetto andarono a scemare tanto da farlo morire, almeno su Netflix. Non è escluso che, con l'intero parco di supereroi Marvel in licenza, questi personaggi non possano tornare con nuove storie sotto l'egida di Disney+. Nel frattempo, la prima (e migliore) stagione di Daredevil rimane lì: a suo modo rivoluzionaria, diversa, ottima, una delle migliori origin story di un supereroe.

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