Daniele Luchetti, regista di Lacci: “O nasci felice, o nasci infelice”

Intervista a Daniele Luchetti, regista di Lacci, film tratto dall'omonimo romanzo di Domenico Starnone con protagonisti Luigi Lo Cascio e Alba Rohrwacher.

Lacci
Lacci: Alba Rohrwacher e Luigi Lo Cascio in una scena del film

Dopo aver aperto la 77esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, è in sala Lacci, film di Daniele Luchetti tratto dall'omonimo romanzo di Domenico Starnone. Litigi, tradimenti, rimpianti: al centro di tutto c'è una famiglia in crisi, simile a molte altre, in cui il padre, Aldo (Luigi Lo Cascio), trascura moglie (Alba Rohrwacher) e figli per un'altra donna.

Siamo negli anni '70, a cavallo tra Napoli e Roma, e poi molti anni dopo, con Aldo e Vanda ormai anziani, interpretati da Silvio Orlando e Laura Morante, che raccolgono il testimone di Luigi Lo Cascio e Alba Rohrwacher. In Lacci, come suggerisce il titolo, si parla di legami: non soltanto quelli familiari, ma anche quelli legati ai ricordi, che si manifestano in modo materiale attraverso polaroid, lettere, scatole. Quanto è importante avere un collegamento fisico con la memoria?

Lacci 6
Lacci: Alba Rohrwacher durante una scena del film

Lo abbiamo chiesto proprio al regista Daniele Luchetti, che abbiamo incontrato al Lido di Venezia: "In questo film gli oggetti sono delle tracce: la scatola, le fotografie, anche il gatto, che non è un oggetto, ma è importante. Anche certi arredi, che magari non si nota, ma si portano dietro da quando sono giovani a quando sono più grandi. In fondo la nostra vita si può raccontare attraverso la storia di 7-8 oggetti, che abbiamo fin da quando siamo bambini a quando siamo anziani. Sono oggetti che a volte non vediamo neanche più. Qui c'è l'elemento della radio, un oggetto che trasmette la voce. Quindi sì, è anche un film sulla storia degli oggetti. E ovviamente le scarpe, i lacci."

Luigi Lo Cascio su Lacci e la frammentazione dei ricordi: "Ho solo 7 foto di me tra gli 0 e i 15 anni!"

La video intervista a Daniele Luchetti

Lacci, la recensione: una storia sui legami e sul bisogno di sciogliere i nodi

Lacci e l'importanza di arrabbiarsi

Tra Vanda e Aldo c'è tanto rancore, rabbia, che la donna ha sempre espresso durante tutta la loro vita insieme, mentre lui non ha mai tirato fuori. Pur reagendo in modo completamente opposto, entrambi sono infelici. Quindi come ci si deve comportare per essere felici? Per il regista: "Secondo me o nasci felice, o nasci infelice. Non ci sono altre strade. Non credo nemmeno che la felicità sia un obiettivo possibile, o comunque possibile sempre. Questi sono due personaggi che hanno due modi completamente diversi di esporre i propri sentimenti: lei li scava, li analizza, li tira fuori in maniera più complessa, li usa per far male, per ricattare, per far tornare. Lei ha un utilizzo del racconto di sé e della loro coppia caleidoscopico. Lui si limita a gemere, tacere, dire poche cose, a fare domande. È la differenza che c'è, non tanto fra uomo e donna, ma tra persona e persona. In genere in una coppia c'è quello che parla e quello che sta zitto."

Lacci 4
Lacci: una scena del film con Luigi Lo Cascio

I protagonisti però sembrano quasi trovare rassicurante questo stato di infelicità: "Se tu in quella coppia sei sicuro che sarai infelice, però sei sicuro che l'infelicità non ti uccide, tu magari preferisci rimanere nella coppia infelice piuttosto che andare a provare altro. La certezza dell'infelicità è un meccanismo che rappresenta un te stesso garantito. Lo sai, lì dentro sarai triste. Però lo sai: magari invece se vai fuori non sai cosa ti succederà. E se poi muori? E se poi sei felice? E se poi sei felice e quindi tradisci quella persona a cui avevi promesso lealtà? L'avventura costa molto coraggio. In questa coppia nessuno dei due ha il coraggio di tentare un'altra vita."