Sei film proiettati ogni primo martedì del mese in ben 17 sale di Roma e del Lazio. Con questi numeri Luce Cinecittà e Anec Lazio danno il via alla manifestazione L'Italia si racconta che, dal 5 marzo fino al 6 agosto, si propone di riportare il documentario sul grande schermo. Infatti, nonostante questa forma di narrazione, strettamente legata alla realtà storica e culturale del nostro paese, sia stata per gran parte degli anni cinquanta/sessanta banco di prova per molti autori illustri, nel corso del tempo ha perso sempre più terreno fino ad essere relegata in alcuni sporadici passaggi televisivi. Un esilio, però, che non ha coinciso certo con un impoverimento della qualità. Anzi, grazie alle nuove tecnologie capaci di abbassare i costi di produzione e di un'eventuale distribuzione, il documentario è divento una forma espressiva in cui voci e talenti nuovi hanno ripreso a raccontare la loro voglia di fare cinema. A dimostrarlo è l'attenzione che i maggiori festival internazionali come Berlino, Venezia e il Sundance hanno concentrare su questo tipo di prodotti, sempre più interessanti e rappresentativi.
Dunque, visto l'apprezzamento ottenuto, perché non provare a riportare il linguaggio documentaristico sul grande schermo e nel cuore degli spettatori? Questa è la domanda che Rodrigo Cipriani, presidente di Luce Cinecittà, e Pier Giorgio Ferrero, di Anec Lazio, si sono posti all'unisono concependo proprio la rassegna L'Italia si racconta. " Si tratta di un'iniziativa importante con cui vogliamo rendere il documentario finalmente visibile anche fuori dai programmi dei festival - dichiara Ferrero - per questo motivo ci è sembrato giusto e naturale unirci in questo progetto con l'Istituto Luce, che nel suo archivio racchiude gran parte della storia italiana. Il nostro obiettivo è che questo tipo di cinema possa finalmente arrivare al grande pubblico attraverso le sale cinematografiche, utilizzate come mezzo per rinfrescare la memoria collettiva del nostro paese". Al suo entusiasmo fa seguito quello di Cipriani che, oltre a sperare nel successo della rassegna, guarda al futuro e ad altri mezzi di diffusione con cui far conoscere il documentario italiano nel mondo. " Non voglio anticipare troppo le cose, ma stiamo concludendo un accordo con Itunes per avere uno spazio Cinecittà in cui convogliare tutte le nostre produzioni di fiction e non". In attesa di raccogliere i risultati della trattativa, però, quello che conta veramente sono le sei pellicole selezionate per animare la rassegna. La prima, destinata ad aprire le danze il 5 marzo, è Anija - La nave in cui Roland Sejka ricostruisce l'esodo albanese verso l'Italia. Il 2 aprile, invece, sarà la volta di Terramatta con cui Costanza Quattriglia, dopo aver conquistato il Festival di Venezia, prova a ricomporre, attraverso il linguaggio intenso e sgrammaticato di un uomo semplice, il racconto personale della Storia universale di cui si è trovato ad essere protagonista inconsapevole. A fotografare un'altra vicenda legata al passato, nonostante l'ambientazione attuale, è Marco Bonfanti che, terminato un giro del mondo trionfale in quattro festival tra Tokyo, Torino, Dubai e il Sundance, il 7 maggio mostrerà al grande pubblico il suo L'ultimo pastore. Al centro del racconto è la vicenda insolita di Renato Zucchelli, appunto l'ultimo pastore nomade di una metropoli altamente cementata come Milano. Bonfanti lo riprende attraverso le sue peregrinazioni tra quartieri residenziali, betoniere e palazzi. Tutto al seguito di più di mille pecore, che lo hanno seguito fedelmente fino a Piazza Duomo. Un personaggio, questo, che probabilmente avrebbe acceso la fantasia di un grande del cinema come Mario Monicelli, protagonista, il 4 giugno, di Monicelli. La versione di Mario. Realizzato a dieci mani, tra cui quelle dell'amica Wilma Labate, il documentario lascia che sia l'uomo e l'artista a raccontarsi in prima persona attraverso cinque diversi capitoli in cui la sua straordinaria personalità trova ancora modo di esprimersi pienamente. E, per finire, mentre l'estate avanza e con lei anche il caldo, il 2 luglio e il 6 agosto vengono esaminate le pagine tristi e difficili della seconda guerra mondiale. A farlo per primo è il film di Fabrizio Laurenti, Il corpo del Duce, attraverso il quale si analizza la particolare ossessione di un popolo, nello specifico quello italiano, nei confronti della corporeità di un leader che attrae e disgusta al tempo stesso. Chiude questa analisi particolare e sempre difficile il film Hitler e Mussolini. L'operà degli assassini, in cui il francese Jean Christophe Rosé, appassionato da sempre di storia italiana, si cimenta con questo rapporto altamente deleterio. Costruito in modo classico con tanto di voce fuori campo, il documentario si propone di osservare, anche con una certa ironia, gli otto incontri che hanno determinato il destino drammatico dell'Europa.Dal 5 marzo l'Italia si racconta attraverso il cinema del reale
Presentata a Roma l'iniziativa promossa da Istituto luce Cinecittà e Anec Lazio per riportare il documentario nelle sale cinematografiche attraverso la visione di sei nuovi titoli.