Wes Anderson, Donna Tartt e l'amore per il cinema italiano

Il regista di Grand Budapest Hotel e la scrittrice premio Pulitzer Donna Tartt alla Festa del Cinema di Roma hanno dato vita a un incontro con il pubblico frizzante e stimolante. E hanno detto la loro su importanti registi italiani come Pier Paolo Pasolini, Michelangelo Antonioni, Vittorio De Sica e Paolo Sorrentino.

Non capita frequentemente di poter assistere ad un incontro pubblico con protagonisti uno tra i più importanti registi statunitensi emersi a partire dagli anni novanta come Wes Anderson e una raffinata scrittrice quale Donna Tartt, vincitrice lo scorso anno del premio Pulitzer con il suo terzo e ultimo romanzo Il cardellino. D'altronde il più grande punto di forza della kermesse romana, nonostante i numerosi cambiamenti cui abbiamo assistito negli ultimi anni fino all'attuale e vincente ritorno alle origini della Festa, è sempre stato quello di donare al pubblico la possibilità di incontrare personalità di grande rilievo del mondo del cinema e, più in generale, dello spettacolo e della cultura.

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L'evento di lunedì, moderato dal direttore artistico della Festa Antonio Monda, è stato davvero interessante e trascinante, grazie anche all'evidente atmosfera informale creatasi tra i due artisti e Monda, amici di lunga data che si sono persino lasciati andare a qualche spontaneo divertente siparietto. Come quando dal cellulare di Monda, all'inizio dell'evento, è partita accidentalmente una canzone di Simon & Garfunkel e Wes Anderson si è offerto di silenziagli l'apparecchio, salvo poi rifiutarsi di restituirglielo; o quando Donna Tartt e lo stesso Anderson, rispondendo a una domanda di Monda riguardo le qualità che potrebbero contraddistinguere Antonioni come cineasta italiano, hanno giocosamente fatto presente al moderatore che avrebbe dovuto rispondersi da solo, essendo lui l'unico italiano presente sul palco. Oppure, ancora, quando sempre Anderson ha tenuto a specificare al direttore artistico della Festa che, dopo un piccolo problema tecnico risoltosi nel giro di qualche minuto, la traduzione simultanea aveva iniziato a funzionare correttamente e dunque non c'era più assolutamente bisogno di continuare a parlare sia in italiano che in inglese.

Il cinema italiano visto da Donna Tartt e Wes Anderson: Pasolini, Antonioni, Sorrentino, De Sica e... Max Ophüls

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Tra un momento piacevole e l'altro l'incontro ha fornito diversi spunti interessanti, con Donna Tartt che ha presentato quattro sequenze di altrettanti film italiani da lei molto amati, discussi poi con passione e trasporto insieme a Wes Anderson. Il cineasta texano, a sorpresa, ha in seguito chiesto esplicitamente di rispondere a qualche domanda del pubblico, prima di introdurre L'oro di Napoli, di cui a fine incontro è stato proiettato l'episodio Il guappo con protagonista Totò: "Considero il film di Vittorio De Sica come un grande libro di racconti brevi: una serie di piccoli capolavori con Totò che, con il suo volto e le sue qualità attoriali inconfondibili, è il Buster Keaton italiano". Ma ora torniamo indietro per arrivare al cuore dell'evento e scoprire insieme cosa i due artisti hanno detto dei quattro film selezionati da Donna Tartt: Medea di Pier Paolo Pasolini, La notte di Michelangelo Antonioni, La signora di tutti di Max Ophüls (un film italiano a tutti gli effetti, nonostante sia diretto dal celebre cineasta tedesco) e La grande bellezza di Paolo Sorrentino.

Medea di Pier Paolo Pasolini (1969)

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Donna Tartt: Nonostante si tratti di un film lento, discontinuo e difficilmente leggibile da chi non conosce la tragedia di Euripide, Medea riesce a cogliere come nessun'altra opera del ventesimo secolo la brutalità del mondo classico. Un'altra cosa che mi interessa molto del film di Pasolini è la sua peculiare qualità ritualistica, ipnotica, quasi da stato di trance. Pur essendo interpretata da una delle più grandi voci dell'ultimo secolo come Maria Callas, inoltre, il personaggio di Medea parla pochissimo nel film e questo mi ha parecchio affascinato. Trovo la Callas davvero straordinaria in questo film.

Wes Anderson: Negli Stati Uniti eravamo abituati a vedere il mondo antico attraverso le ricostruzioni negli studi hollywoodiani. In questa pellicola invece si vede qualcosa di completamente diverso. Dal punto di vista visivo, sono molto interessato dalla qualità quasi documentaristica del film di Pasolini e questa è una cosa molto rara, soprattutto per i film in costume del tempo.

La notte di Michelangelo Antonioni (1960)

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Donna Tartt: Il film in questione è pieno di sequenze meravigliose ed è stato difficile sceglierne una in particolare. La notte nell'opera di Antonioni diviene una presenza nera, oscura e profondamente inquietante. Si tratta di una pellicola incredibile e girata superbamente: non credo ci sia mai stato un film migliore incentrato sul tema della solitudine. La sequenza che abbiamo appena visto con i due protagonisti che, passata la notte, compiono questa misurata passeggiata durante l'alba mi piace molto. Ci vedo qualcosa di Piero della Francesca, oltre che molto della storia della pittura italiana in generale.

Wes Anderson: Il primo film di Antonioni che ho visto è stato L'avventura. Lo vidi quando avevo diciannove anni, proprio nel momento in cui cominciava a nascere in me l'idea di fare il regista. È stata un'esperienza fondamentale ed estremamente affascinante. In seguito ho scoperto altri grandi film del regista italiano, come ad esempio Blow-up e quello di cui stiamo parlano. Il cinema di Antonioni ha rappresentato per me una rottura radicale rispetto alla tradizione cinematografica del passato.

La signora di tutti di Max Ophüls (1934)

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Donna Tartt: È un film che in qualche modo mi ricorda Viale del tramonto ed è allo stesso tempo un precursore di Lola Montes, l'ultimo film di Ophüls che adoro. Mi piace la sua struttura narrativa, abbastanza radicale per l'epoca: si tratta infatti della storia di una star, raccontata attraverso flashback, che inizialmente tenta il suicidio. Ricordo che Stanley Kubrick amava Ophüls e diceva di lui che era un regista capace di far passare la macchina da presa attraverso i muri. Beh, credo che in questo film tutto ciò si veda con grande chiarezza in alcune sequenze, tra cui quella che abbiamo visto che termina con la visione dell'attrice stesa a terra dopo il tentato suicidio.

Wes Anderson: Quello che mi colpisce di alcune scene di questo film è che quando pensiamo a Ophüls generalmente ci vengono in mente i suoi movimenti di camera sinuosi e lirici. Certo anche qui si vedono, ma il tutto a un ritmo forsennato e per alcuni aspetti differente da quello che domina in altre sue opere. Poi non riesco davvero a pensare che La signora di tutti sia stato realizzato nel 1934, è davvero incredibile.

La grande bellezza di Paolo Sorrentino (2013)

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Donna Tartt: Questo è un film che ti trascina, ti emoziona e i personaggi sono molto complessi e tratteggiati in profondità. In più non bisogna dimenticare che è anche divertente. Paolo Sorrentino ha realizzato un'opera semplicemente splendida, meravigliosamente eccessiva e magnifica in ogni suo aspetto.

Wes Anderson: Sono d'accordo con Donna. Amo questo film, che in qualche modo mi ricorda La dolce vita di Federico Fellini. Toni Servillo è incredibile ed è in grado di comunicare una vastissima gamma di emozioni semplicemente attraverso l'espressività del proprio volto. La lunga collaborazione tra Sorrentino e questo attore straordinario mi affascina molto. Sono un davvero un grande fan di Paolo e penso che La grande bellezza sia un capolavoro.

Sono un davvero un grande fan di Paolo e penso che La grande bellezza sia un capolavoro