Da Civil War a Warfare, il senso di Alex Garland (e Rey Mendoza) per la guerra

Dopo aver reinventato il war movie nel 2024, il cineasta inglese è tornato con un film in cui è affiancato da un ex marine per approfondirne ulteriormente il tema. Un dittico che segna un nuovo senso della guerra nel cinema di oggi. In sala grazie a I Wonder.

Alex Garland sul set.

Il war movie è un genere che ha più di un secolo alle spalle, a testimonianza di quanto la guerra sia stata in grado di raccontare il contemporaneo, specialmente per ciò che riguarda le produzioni d'oltreoceano. Merito delle potenzialità di un immaginario drammaticamente connaturato alla natura umana e a tanti grandi cineasti che si sono approcciati ad esso riuscendo ad esplorarlo e rinnovarlo.

Annientamento: Alex Garland e Jeff VanderMeer sul set
Alex Garland sul set.

La cosa è iniziata con il nuovo millennio, dal momento che i conflitti bellici che hanno riguardato da vicino le società si sono man mano allontanati nel tempo. Fanno eccezione dei lavori come quelli di Kathryn Bigelow post 11 settembre, che con Hurt Locker e Zero Dark Thirty era riuscita a trovare una strada prettamente introspettiva. Poi è arrivato Alex Garland con Civil War e, ora, Warfare - Tempo di guerra, adesso al cinema con I Wonder Pictures.

Lo sceneggiatore e regista londinese ha infatti segnato un nuovo grado zero con cui riuscire a utilizzare la guerra in un senso nuovo, estremamente collegato al presente e in qualche modo anche tragicamente profetico. I suoi film raccontano il conflitto come spirito di una società ferocemente polarizzata in un modo mai fatto prima, ovvero attraverso una concezione cinematografica altrettanto borderline, che vive di antitesi tra finzione e realtà, teoria e pratica e belligeranza e pacifismo.

L'innovazione di Civil War

Civil War 23
Le protagoniste di Civil War.

Dopo aver affrontato tematiche estremamente futuribili come la robotica e l'AI, il post umanesimo con le mutazioni e le derive dell'aggressività maschile, sempre con al centro volontà di effettuare una ricerca spirituale (i piedi ben piantati per terra e lo sguardo verso l'alto), nel 2024 ha deciso di portare sullo schermo una visione spietata e potenzialmente realistica della "più grande democrazia del mondo".

Civil War è una pellicola che dà vita alle paure affiorate con l'assalto a Capitol Hill e porta la guerra dentro i confini statunitensi tra realtà e immaginazione, adoperandola per far cadere il velo sulle lacerazioni sempre più profonde di un Paese diviso e sempre più in ebollizione. La scelta potentissima di adoperare due fotoreporter di due generazioni diversi, ribaltando la prospettiva delle pellicole che utilizzano occidentali per testimoniare la caduta di altri Paesi, permette a Garland di interrogare lo spettatore sul suo approccio alle ormai tristemente quotidiane immagini dei conflitti e su quanto i giovani rischiano di vedere questo come la normalità.

Civil War
La fotografia finale di Civil War.

L'ombra più oscura che il film evoca è infatti quella di una possibile guerra del futuro (molto prossimo) accolta con un approccio anestetizzato dalla sopraffazione e dalla paura, e quindi inconsapevolmente accettata come sistematica condizione umana nel mondo del futuro. Una sorta di status permanente in grado di plasmare un'ipotetica nuova civiltà in cui dover scendere a patti con un completo sconvolgimento dei valori etici che conosciamo e nei quali ci siamo formati.

Warfare - Tempo di guerra: come la guerra può parlare al presente

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Ray Mendoza sul set di Warfare - Tempo di guerra.

Non contento di Civil War, il regista decide di scendere ancora di più nella tana del Bianconiglio e sul set della sua pellicola concepisce insieme a Rey Mendoza (suo coordinator all'epoca ed ex marine) un nuovo film di guerra, stavolta veritiero e per di più ripreso come se la camera fosse imbracciata da un reporter: Warfare - Tempo di guerra. Il teatro del conflitto è ispirato al terribile pomeriggio del 19 novembre 2006 vissuto nella periferia di Baghdad da un gruppo della Navy SEAL di cui faceva parte proprio il neo co-regista di Alex Garland.

Fin dall'inizio il film dimostra la volontà di abbracciare la violenza del conflitto "spegnendo la televisione", quindi rinunciando alle attraenti immagini che hanno solo il pericoloso effetto di distrarre e rendere digeribile un presente altrimenti giustamente insostenibile, impedendo una presa di consapevolezza. Quello che segue è una battaglia che nel caos di corpi, sangue, sudore, urla e colpi d'artiglieria pesante e leggera riesce a cogliere nel reale quel trascendente che serve come monito al pubblico di oggi.

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I protagonisti di Warfare - Tempo di guerra.

Warfare - Tempo di guerra riesce in qualche modo a dare una forma all'immanenza del conflitto bellico, mostrando come i soldati (di qualsiasi etnia), insieme alla gente comune, siano tutti quanti vittime di una tempesta che toglie la ragione prima ancora della vita. Una pellicola che nel marasma della battaglia trova il perché del pacifismo: non c'è gloria, redenzione o futuro in quello a cui stiamo assistendo. Il senso della guerra è solamente la guerra, senza scampo o soluzione di continuità. Così riesce a parlare al nostro presente.