Curry e cianuro: il caso Jolly Joseph, la recensione: la morte è un piatto che va servito caldo

La recensione di Curry e cianuro: il caso Jolly Joseph, nuovo documentario true-crime su Netflix che racconta uno dei casi che più hanno sconvolto il pubblico indiano (e non solo).

Curry e cianuro: il caso Jolly Joseph, la recensione: la morte è un piatto che va servito caldo

La pioggia cade forte, bagnando un giorno di festa. Quel cielo uggioso è un nefasto presagio: è una porta diretta su un futuro poco limpido, ma pieno di ombre, di lutti, e di lacrime che rigano. Del resto, come sottolineeremo in questa recensione di Curry e cianuro: il caso Jolly Joseph, documentario true-crime arrivato su Netflix.

Jolly And Matt
Curry e cianuro: il caso Jolly Joseph, un'immagine

Del resto, le forti piogge che si abbattevano sulla chiesa dove si festeggiava il matrimonio di Jolly e Roy non potevano certo suggerire agli ignari astanti i meccanismi criminali che si sarebbero attivati nella mente della donna. Tuttavia, che la fortuna non fosse dalla parte della famiglia Thomas si presagiva già lì. E forse sarebbe bastato solo alzare lo sguardo verso l'alto.

Curry e cianuro - il caso Jolly Joseph: la trama

Curry And Cyanide Review
Curry e cianuro: il caso Jolly Joseph, un'immagine del documentario

Sei omicidi, una donna e un piatto di curry. Troppe analogie, troppe similitudini dietro le tragedie che hanno segnato la famiglia di Jolly Joseph. E così, basta un'attenzione maniacale ai dettagli, che la verità inizierà a venire a galla, stabilendo i confini tra vittime e carnefice, visi d'angelo celanti anime diaboliche, piatti succulenti e veleni inodori. Curry e Cianuro: il caso Jolly Joseph va proprio a indagare uno dei casi più noti al pubblico indiano. Da moglie amichevole e servizievole, Jolly Joseph si è rivelata serial killer maniacale e manipolatrice. Attorno a lei si innalza una fortezza fatta di bugie e menzogne, alibi e illusioni, che la porteranno indenne a uccidere chiunque le intralci il suo sogno di felicità, marito compreso. Sarà solo quando la cognata maturerà i primi sospetti che il castello di carta costruito da Jolly inizierà a traballare, per poi cadere alla prima folata di vento.

Jolly allegria solo nel nome

Curry Cyanide
Curry e cianuro: il caso Jolly Joseph, le diapositive

Manie di controllo, bramosia di ricchezza, indipendenza, gelosia: sono tanti i motivi latenti che innescano un processo maniacale e criminoso negli animi più corrotti dall'interno. Nel caso di Jolly Joseph è difficile stabilire quale possa essere stata la miccia primordiale che abbia innescato il processo di trasformazione della donna, da ordinaria moglie della provincia indiana, a temuta serial killer. Marito, suoceri, zio del marito, una nipotina di due anni e la moglie del cugino: non vi è ramo di questo albero genealogico che la presenza diabolica di Jolly non abbia rinsecchito, fino ad abbattere. Tanto criminose, quanto elementari, le menti di queste personalità non accettano di superare gli ostacoli, preferendo eliminarli del tutto, e così a ogni "no", corrisponde un sonno eterno, una bocca da chiudere per sempre con l'odore del curry al sapore di cianuro.

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La voce ai superstiti

Selezionando pochi, ma determinanti testimoni del caso, il documentario di Christo Tomy riesce a condensare nell'arco di un'ora e mezza più di vent'anni di drammi, e sei (apparenti) omicidi inspiegabili. Nessuna inutile elucubrazione circa gli atti commessi, o le motivazioni inconsce alla base delle azioni. Gli uomini e le donne che si prestano dinnanzi alla telecamera di Tomy si fanno diretti e schietti portatori di una realtà che bramava di essere condivisa e raccontata.

E così, fornendo le giuste informazioni circa il background personale della donna, e i momenti che hanno fatto da apripista a questo processo di omicidi seriali, regista e montatore passano in rassegna ogni lutto improvviso, alternando le reazioni interne al nucleo familiare, a quelle di avvocati, poliziotti e medici troppo distratti, o fidelizzati all'idea di moglie e madre fedele che Jolly Jospeh andava incarnando, per accorgersi della portata malefica della realtà. Attraverso un semplice, ma efficace, gioco di montaggio, l'opera va così a concentrarsi sullo scarto accomunante molti serial killer. Come? Alternando la loro impeccabile immagine pubblica, e i malfunzionamenti interni di una mente criminale nascosti all'ombra di una faccia angelica.

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La semplice esecuzione di una ricetta coinvolgente

Non sarà sospinto da un virtuosismo registico, o da un impianto visivo dinamico e rivoluzionario, cinononstate Curry e cianuro: il caso Jolly Joseph, nella sua estrema semplicità, riesce a sfruttare nel profondo l'inspiegabile (quanto attrattiva) assurdità della storia che lo accompagna, solleticando quella curiosità a tratti macabra, e quel voyeurismo intrinseco all'essere umano, che lo attira inconsciamente ai casi di cronaca nera. In quanto esseri umani siamo animali sociali, ma per quanto tentiamo di negarlo, siamo anche esseri sospinti a curiosare involontariamente nella tragedia altrui. Da lontano, o filtrati da una telecamera, analizziamo il carnefice, cerchiamo di comprendere le sue motivazioni, avanziamo teorie, eliminiamo i sospetti. Ed è proprio centrando questo punto debole tipico dello spettatore mediatico che il regista offre in dono al pubblico gli ingredienti basilari di un docu-crime tanto semplice, quanto coinvolgente, evitando lunghi tempi di cottura, per arrivare immediatamente - e senza intralci - all'assaggio finale.

Conclusioni

Concludiamo questa recensione di Curry e cianuro: il caso Jolly Joseph sottolineando come il nuovo documentario disponibile su Netflix valorizzi ogni elemento tipico del true-crime per restituire l'assurdità di un caso che ancora fa parlare il pubblico indiano (e non solo). Con semplicità di esecuzione, e un montaggio lineare, l'opera si rivela abile a coinvolgere lo spettatore, immergendolo al centro di una storia che non ha bisogno di orpelli visivi, o sottolineature emotive, in quanto già disarmante e sconvolgente di per sé.

Movieplayer.it
3.5/5

Perché ci piace

  • La semplicità di esecuzione che lascia alla storia di raccontarsi da sola.
  • La scelta di affidarsi a pochi, ma determinanti, testimoni chiave all'interno della vicenda.
  • L'uso poco intrusivo del commento sonoro.

Cosa non va

  • L'uso di dati ricostruzioni in studio, alquanto inutili all'economia del racconto.
  • Il poco spazio riservato al passato della donna e alla sua costruzione di un'identità professionale fittizia.