Crudelia, Emma Stone e i Rolling Stones: è davvero il miglior remake live action Disney?

Il trucco sbaffato, i dalmata, il progressismo dei 60s: torniamo a riflettere su Crudelia di Craig Gillespie, incompreso (e straordinario) remake live action Disney.

Crudelia, Emma Stone e i Rolling Stones: è davvero il miglior remake live action Disney?

Il discorso dei Classici Disney, in versione live action, si potrebbe applicare anche alla poetica Marvel, soprattutto quella contemporanea. Ovvero: un film, per essere un buon film, deve rispecchiare la poetica del suo autore, nonostante il materiale di partenza e nonostante le enormi pressioni produttive. Sembra banale, ma è il concetto cardine che porta un'opera alla sua compiutezza, e al suo teorico successo. Innegabilmente, il filone Marvel, nelle ultime fasi, si sta scolorendo, anche perché i registi, in parte, sono depotenziati dai compromessi (legittimi) legati agli onori e agli oneri di una saga tanto radicata. Un esempio? Taika Waititi: se con Thor: Ragnarok si erano toccate vette altissime, Thor: Love and Thunder non ha la stessa potenza. Tuttavia, il punto in questione riguarda proprio la libertà intellettuale di un regista nei confronti del marchio che va a (ri)visitare.

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Emma Stone è Crudelia

E questo, come detto, avviene anche e soprattutto con i remake live action che ristrutturano i Classici Disney. Se il titolo dell'approfondimento anticipa il nostro pensiero, non ci giriamo ulteriormente intorno, e torniamo su un titolo - in parte sfortunato, dato lo slittamento causa restrizione da Covid - che abbiamo particolarmente amato: Crudelia di Craig Gillespie. Lo abbiamo amato perché, a differenza di altri adattamenti e di altri personaggi rivisti in carne ed ossa (o carne e pelliccia), la Cruella arrabbiata e rivoluzionaria di Emma Stone (che avrebbe meritato la candidatura all'Oscar) ha quella libertà intrinseca da risultare evoluzione (e rivoluzione, appunto) della leggendaria Crudelia De Mon, quella villain dalla risata diabolica che voleva uccidere i teneri 101 dalmati di Pongo e di Peggie. Da qui, e conscio di giocare con il fuoco, Gillespie attinge al suo cinema meravigliosamente elegante per destrutturare il mito del 'cattivo', costruendo invece una straordinaria anti-eroina moderna.

Crudelia: Emma Stone e la libertà artistica di Craig Gillespie

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Crudelia: Emma Stone con la giacca di pelle nera e i guanti

Riassumendo il plot di Crudelia in una riga, dobbiamo partire da Estella, protagonista dal background ben definito (ed è fondamentale definire una backstory per la credibilità del personaggio) che, per sopravvivere in una Londra fumosa e punk, si da ai furtarelli insieme a Jasper e Horace (interpretati da Joel Fry e Paul Walter Hauser), senza scordare i due scaltri cagnolini. Ma Estella è talentuosa e ambiziosa, vuole fare la stilista, seguendo le correnti artistiche degli Anni Sessanta. Del resto, Crudelia di Gillespie, scritto da Dana Fox e Tony McNamara è un film di desideri, di sogni e, soprattutto, di sogni infranti.

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I colori di Crudelia

Alternando il sound di Nina Simone, dei Rolling Stones, dei Bee Gees, di Blondie, dei Clash e dei Doors, il regista di Tonya (a proposito di lati oscuri...) definisce il profilo di Estella quando diventa designer per la Baronessa von Hellman, interpretata da Emma Thompson: lo switch del film segue i toni dark, senza però rinunciare ad un'estetica straripante, e resa unica dai costumi di Jenny Beaver. Un'origin story sfumata, che però gioca sui bianchi e sui neri: colori pregnanti di un personaggio tanto fascinoso quanto spregevole, comunque attualizzato in una donna di talento che vive un'insopportabile precarietà, riassumendo l'indole contemporanea di una generazione avvilita, schernita, ridicolizzata e sfruttata. Per questo, il filo conduttore - che chiaramente non si addice ad un pubblico di giovanissimi, e per questo rifiuta il compromesso - è la rabbia che muove quell'Estella Miller che, alla fine, erediterà il peso simbolico di un nome che "farebbe paura persino a un leon": Cruella De Vil.

Crudelia, la recensione: Emma Stone è come Vivienne Westwood nella Londra del punk

Un live action progressista e anticonformista

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Crudelia: Emma Stone con il make-up "The Future" sul viso

In fondo, è sempre una questione di compromessi, e di come un autore indipendente riesca a sposarsi con una narrativa trasversale come è trasversale la Disney. Craig Gillespie con Crudelia non si è tirato indietro, e anzi ha portato avanti la sua individualità e la sua voglia di cambiare, dimostrandosi ribelle come è ribelle la Cruella di una sbaffata e arruffata Emma Stone, un po' Joker e un po' rockstar. Così, grazie al talento di Gillespie, la figura di Crudelia De Mon è diventata ben altro, e ben più coerente rispetto all'alone leggendario di una donna fortissima che può essere riscritta e, perché no, rivitalizzata.

Cruella
Un'immagine promozionale di Crudelia

Con questo, una riflessione: se ripensiamo agli altri remake live action della Disney, i migliori sono proprio quelli che si distaccano maggiormente dalla controparte animata, nonché quelli che lasciano lo spazio giusto ai registi e agli sceneggiatori. Su questa strada, e seguendo le tracce di un racconto progressista, Crudelia è la dimostrazione palese di quanto la libertà artistica non dovrebbe mai piegarsi (troppo) alle ragioni del mercato. Anche per questo, il film di Gillespie è una delle pellicole strutturalmente più coraggiose e incomprese degli ultimi anni. Oltre ad essere, di grand lunga, il più bel live action Disney. "Ma che gioia allora, che soddisfazion... Crudelia, Crudelia De Mon!"