Gabriella Pession ha realizzato uno dei desideri più grandi, recitare da protagonista in una serie TV americana. Ad esaudirlo ci ha pensato Edward Allen Bernero , produttore di Criminal Minds, showrunner di Crossing Lines, una coproduzione europea in anteprima mondiale su Rai Due dal 14 giugno. La serie è stata scelta per aprire il Festival della TV di Monte-Carlo 2013 (9-13 giugno) prima del debutto in prime time su NBC. La presentazione alla stampa della crime story è avvenuta alla presenza di Eleonora Andreatta, direttrice di Rai Fiction, Angelo Teodoli, direttore di Rai Due e Jonas Bauer, vicepresidente di Tandem Communication, che ha prodotto il telefilm assieme alla Bernero Productions, a Sony Pictures Television e TF1 Productions.
Cosa rappresenta per la RAI questa premiere mondiale?
Eleonora Andreatta: Innanzitutto è motivo di particolare felicità per me essere qui: da tanti anni non presentavamo un prodotto insieme a Rai Due, invece questa serie segua il ritorno ad un percorso da compiere insieme per il futuro, considerando che la rete ha visto nascere fiction del calibro de Il commissario Montalbano. Questa serie salta all'occhio per la sua unicità e nasce dalla mente di un grande showrunner statunitense, Ed Barnero, che ha firmato Criminal Minds, e mette insieme talenti e risorse europei. Il fatto che domenica 9 giugno Crossing Lines apra il Festival della TV di Montecarlo è un altro importante riconoscimento del suo valore. A cui si aggiunge la presenza di Gabriella Pession, il cui personaggio è fondamentale nella storia, una donna contemporanea e moderna, la cui bellezza diventa persino ostacolo tanto che deve dimostrare di valere quanto gli altri componenti della squadra.
Angelo Teodoli: Con Rai Due la fiction ha un rapporto "di genesi" perché questo genere è nato proprio qui, dove poi ha ottenuto lo stimolo per diventare quello che è, ossia un canale che ospita il meglio del crime mondiale. E finalmente ritornano anche le serie europee, come è successo con Rex. Non stupisce, visto che Rai Due è stata la prima rete italiana a ospitare un prodotto europeo come Eurocops, nel preserale.
Jonas Bauer: Siamo molto contenti che la nostra serie apra su Rai Due, che ha subito capito di aver di fronte una grande occasione quando è stata presentata a Cannes.
Gabriella Pession: Inizialmente il personaggio si doveva chiamare Gabriella e prima di fare il provino pensavo fosse di buon auspicio. Quando già ero stata presa, hanno cambiato in Giovanna, ma non mi sembrava adatto ad una donna forte, quanto piuttosto ad un'eroina romantica. Un giorno, mentre ero in vacanza in Sardegna mi ha chiamato Ed Bernero dall'America e ne ho approfittato per suggerirgli Eva. Lui ha subito accettato e da questo dettaglio si capisce che uomo straordinario sia. Ha immediatamente instaurato un rapporto viscerale e diretto con gli attori.
Chi è Eva?
Gabriella Pession: Eva è un soldato: entra nell'esercito dopo una vicenda tragica. All'età di 15 anni rimane orfana perché entrambi i genitori muoiono in un attentato. Allora vuole combattere il crimine dalla parte della giustizia. Inizialmente era descritta come esperta d'armi e io ho detto a Ed Bernero che non avrei voluto sparare perché la sola idea mi terrorizza. Da quel momento Eva si è trasformata in una grande conoscitrici di arti marziali. Con il tempo però mi son fatta coraggio e con l'aiuto di maestri d'armi ho anche imparato a sparare.
L'essere bilingue ti ha dato una marcia in più ai casting?
Gabriella Pession: Sì, conoscere la lingua inglese da bambina mi ha dato chance in più, anche se a Ed Barnero ero piaciuta quando mi ha vista in Wilfred. Il progetto è totalmente diverso, ma in America anche se fai una parte piccola vieni comunque valorizzata. E andare in onda in prima serata su NBC resta un'emozione incredibile: per mesi abbiamo aspettato la conferma incrociando le dita e il 20 marzo, data in cui è arrivata, abbiamo fatto grande party per celebrare.
Oltre al fattore crime, vedremo anche risvolti sentimentali nelle storie?Gabriella Pession: Ed Bernero è assolutamente contrario al raccontare amori tra colleghi. Essendo stato poliziotto a Chicago prima di fare sceneggiatore, è convinto che sia fuori luogo che ci si innamori nella stessa squadra. Certo, ci sono tensioni affettive, amicali o di fratellanza perché, mi ha detto: "Questa è una grande famiglia". Per età, infatti, posso considerarmi una dei figli e sono sicura che questo legame tra i personaggi crea poi affetto da parte del pubblico.
Cosa c'è nel tuo futuro?
Gabriella Pession: Resto con i piedi per terra, so bene che è un momento difficile per lavorare. Per ora vivo a Los Angeles, ma torno spesso a Roma. Dopo il lancio della serie il 23 a Los Angeles sono pronta a tutto, anche se quest'avventura dovesse finire qui sono contenta di aver preso parte ad un progetto internazionale. Se me l'avessero detto un anno fa non ci avrei creduto. Ci provo da anni, vado avanti e indietro dagli Stati Uniti dal 2004 sperando in un ritorno alle origini. In effetti mi hanno strappata dall'America a 5 anni e, anche se mi considero italiana, sono nata negli States, dove mia mamma si è trasferita 40 anni fa e ha studiato e dove sono mancati i miei nonni. Quindi tutte le vicende più importanti sono accadute in America. Poi siamo tornate indietro quando i miei genitori si sono rimessi insieme.
Per l'occasione torni nelle forze dell'ordine...
Gabriella Pession: Nella fiction Il capitano ero un tenente della guardia di finanza e anche in Milano-Palermo: il ritorno quindi questo è il mio terzo ruolo "in divisa", anche se nelle mie corde predomina la commedia e infatti Ed Bernero ha inserito situazioni buffe nei dialoghi di Eva. Ad un certo punto i personaggi vengono scritti un po' sugli attori.
Una comedy in particolare?
Gabriella Pession: Mi piacerebbe fare una serie come Modern Family.
Quando vedremo la seconda stagione di Rossella?
Gabriella Pession: Andrà in onda in autunno e vedremo Rossella più moderna, con frangetta sbarazzina e nuovo look. Ho finito di girare la fiction di venerdì e il lunedì successivo ero sul set di Crossing Lines: ho avuto uno shock passando dalle perle e il calesse alle pistole. Ho avuto bisogno di due settimane per ambientarmi e rendermi conto del cambiamento.
Cosa ti fa sorridere della società americana?Gabriella Pession: Il parterre trash di superficialità di Los Angeles, una città che non amo particolarmente e che si trasforma in incubo perché non guido. L'idea del sogno americano non mi piace: è solo un'apologia dell'ego e del successo. E se non sei un vincente gli americani non ti considerano affatto, mentre l'Italia è come una cuccia dove ti senti coccolata. Negli States c'è un'omologazione forte e anche una specificità di competenze, al di là delle quali non si può andare. Tutti sorridono, ma senza il calore: sono un po' "fake". Preferiscono vivere qui.
Cos'altro ti ha stupito?
Gabriella Pession: Di solito sono troppo severa con me stessa, nonostante i 15 anni di mestiere alle spalle, invece gli americani valorizzano molto la carriera che hai fatto, anche se a dire il vero i miei film non li considerano affatto. In Italia, invece, quando un attore parla del proprio ruolo sembra sempre che stia per prendere l'Oscar.
In quanto italiana, hai ricevuto un'accoglienza particolare?
Gabriella Pession: Gli americani adorano tutto quello che è italiano e la prima mezz'ora di conversazione verte sul glamour, considerando che ormai vesto Dolce & Gabbana da 2-3 anni e loro apprezzano moltissimo.