Crater, la recensione: diventare grandi nello spazio infinito

La recensione di Crater, film originale disponibile su Disney+ in cui il sottogenere del coming of age si trasferisce tra i profondi e misteriosi crateri del suolo lunare.

Crater, la recensione: diventare grandi nello spazio infinito

Ogni generazione è a se stante: diversa nel modo di esprimersi, nel coraggio di urlare, negli strumenti con cui far sentire la propria voce e far valere i propri diritti. Eppure, c'è sempre qualcosa che accomuna e rende simili i gruppi di giovani che hanno caratterizzato il susseguirsi di generazioni passate, presenti e future: sono i bisogni di sentirsi compresi, i sentimenti profondi difficili da esprimere, lo spirito di avventura e la voglia di scappare. Cambiano pertanto i mezzi con cui soddisfare le necessità, i linguaggi per esprimerli, ma l'essenza non ha età: resta e rimarrà universale, atemporale e senza confini geografici.

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Crater: una scena del film

Come sottolineeremo in questa recensione di Crater, l'ultimo film disponibile su Disney+ si fa ulteriore ricerca di se stessi, delle proprie origini e di solidarietà reciproca. La caccia al tesoro dei Goonies, o l'incontro con forme extra-terrestri di Super 8, si adattano allo slancio futuristico e immaginativo dei nostri anni, ambientando le avventure di Caleb e dei suoi amici tra i confini di miniere lunari. Nessun collegamento al Moon di Duncan Jones: i crateri lunari non sono cave mentali di umana solitudine, ma nidi di amicizie e legami da stringere, punti di incontro in cui nascere e crescere. Un racconto semplice - a volte fin troppo - come semplice è scherzare, divertirsi, partire all'avventura per comprendersi, apprezzarsi, volersi bene.

Crater: la trama

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Crater: una scena del film

Caleb Channing (Isaiah Russell-Bailey) non ha mai visto la Terra. Il ragazzo è infatti nato e cresciuto in una colonia mineraria sulla Luna. Dopo la morte di suo padre, viene deciso che il giovane debba essere trasferito definitivamente su un pianeta idilliaco, dal nome ammaliante: Omega. Prima della sua partenza, però, lui, i suoi tre suoi amici - Dylan (Billy Barratt), Borney (Orson Hong), Marcus (Thomas Boyce) e la new-entry Addison (Mckenna Grace), decidono di esaudire un suo ultimo desiderio: dirottare un rover per vivere un avventuroso viaggio verso un misterioso cratere.

Il viaggio segreto di un teenager lunare

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Crater: una scena del film

Per formulare un giudizio critico su Crater bisogna innanzitutto ricordare il target principale di riferimento, ossia quello di teenager e pre-adolescenti desiderosi di evadere dai propri pensieri e dalle proprie responsabilità, per viaggiare con la fantasia, affidandosi totalmente ai propri doppi cinematografici. Bisogna partire da questa prerogativa per comprendere appieno l'estrema semplicità di racconto, e una costante prevedibilità narrativa, che caratterizza il film di Kyle Patrick Alvarez, fino a trascinarlo in una galassia dove la leggerezza non si fa strumento di evasione, ma forza pressante e soffocante.

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Crater: una scena del film

Adattandosi all'universo che è chiamato a tradurre in realtà visiva, Alvarez non intende mostrare le proprie abilità registiche (sebbene il film presenti inquadrature interessanti e riprese alquanto dinamiche) o certe velleità artistiche; limitandosi a seguire le istruzioni basilari del proprio mestiere, non vi è da parte del regista alcuna intenzione di rivoluzionare un genere come quello del "coming of age", scardinandone i sistemi, o ribaltandone gli stilemi. Crater si pone pertanto come obiettivo quello di raccontare una storia nella maniera più lineare possibile, senza fronzoli o intricati processi narrativi, così da poter essere facilmente compreso, interiorizzato e assimilato da quelle stesse menti giovanili poste al di qua e al di là dello schermo. Un discorso diretto e intimo, scevro di codici segreti, o messaggi criptici, stabilito da giovani per i giovani.

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Locandina di Crater

Figlio della più ferrea tradizione televisiva di stampo disneyano (si pensi ai teen-movie di Disney Channel) Crater prende in prestito e trascrive velocemente gli appunti lasciategli in dono da opere ben più profonde, e autoriali, come Super 8, Stand by me, E.T., finendo per cancellare, con una gomma pesante, tutti quegli slanci introspettivi, di paure inconsce, e passati ingombranti, caratterizzanti tali pesanti modelli di riferimento. Ciò che rimane da fare è ricalcare i bordi, giocare in superficie senza addentrarsi nel buio della più complessa selva oscura della mente infantile, ripetendo con tratti precisi tutti quegli elementi basilari di semplice esecuzione. Ecco che in Crater fanno dunque ritorno la perdita dei genitori, l'abbandono dell'infanzia a discapito di tante paure e insicurezze, i primi approcci con le ragazze, la prima cotta, e il salvifico aiuto reciproco. Una sete di avventura su suolo extra-terrestre, che risveglia la fantasia e l'immaginazione, rinchiudendola in una bolla isolante, dentro cui piano piano verrà sempre meno l'ossigeno, riducendo l'alimentazione di un'immaginazione semplice, coinvolgente, ma pur sempre strutturata su un livello infantile.

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Crater: una scena del film

Sebbene trascinati da una CGI che ne limita la credibilità di movimenti, e un'ambientazione visiva posticcia che ne depotenzia ogni slancio creativo e interpretativo, i giovani protagonisti di Crater riescono a mantenere viva un'umanità solida, sensibile e a tratti malinconica, con la quale stabilire un rapporto speciale anche con lo spettatore più adulto. Assistiamo alle loro avventure, ai loro desideri di scoperta ed evasione, riesumando quella voglia di partire e scappare tipica di quel nostro bambino che fu. Menzione d'onore a Mckenna Grace che ancora una volta (dopo a interpretazioni convincenti e profonde, come in Gifted, I, Tonya e Ghostbusters: Legacy) riesce a calamitare lo sguardo dello spettatore su di sé, con una naturalezza espressiva e una semplicità interpretativa davvero straordinarie. Ciononostante, questo legame d'affezione non è sufficiente per colmare lacune narrative (manca infatti un background informativo su come e perché colonie di esseri umani si trovino oltre i confini terrestri) e una limitata incisività visiva che lascia sospesa l'opera in una galassia di possibilità poco sfruttate.

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Crater: una scena del film

Coming of age basilare e senza tante pretese, Crater si pone ai livelli dei propri spettatori di riferimento, sfruttando la potenza di riprese ampie e pronte ad accogliere sguardi di intesa, e gesti di aiuto, per trasmettere il proprio messaggio di altruismo e amicizia senza voli pindarici o intellettualismi vari. Ciò che ne consegue è un'opera che raggiunge il proprio obiettivo, ma senza carburante, non vi sarà nessun volo ad alta quota con il quale viaggiare lassù, nel cielo della più profonda fantasia, e della straordinaria sorpresa.

Conclusioni

Concludiamo questa recensione di Crater sottolineando come il nuovo film originale disponibile su Disney Plus riesca a raggiungere i propri obiettivi puntando su una semplicità di racconto per affezionare e coinvolgere con facilità un tipo di pubblico giovanile e poco avvezzo a intelettualismi o intricati sotto-testi narrativi. Quello diretto da Alverez è dunque un film fatto per adolescenti con protagonisti un gruppo di adolescenti: un dialogo diretto da cui gli adulti si sentono esclusi, rilevando in ogni raccordo, o battuta di dialogo, una leggerezza troppo pressante e poco incisiva.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.0/5

Perché ci piace

  • Il voler raccontare una storia per adolescenti tra i confini di uno spazio lunare.
  • La facilità con cui il messaggio finale viene trasmesso.
  • Una regia che, sebbene scevra di grandi virtuosismi, riesce comunque a restituire un senso di dinamismo e di ritmo.
  • La fotografia.

Cosa non va

  • CGI posticcia.
  • Una leggerezza che per quanto si adatti al target spettatoriale di riferimento, risulta comunque troppo basilare e prevedibile.
  • Lacune narrative e assenza di background informativi che spieghino il motivo per cui molti dei personaggi si trovino lì.