Cosa dirà la gente: genitori che odiano le figlie

Autobiografico, triste e legato a doppio filo a recenti fatti di cronaca, l'opera seconda di Iram Haq è un doloroso percorso di formazione in cui il desiderio di libertà lotta contro una cultura intollerante e ottusa.

Cosa dirà la gente: Maria Mozhdah in un'immagine del film
Cosa dirà la gente: Maria Mozhdah in un'immagine del film

Una ragazza pakistana si innamora di un ragazzo italiano, decide di sposarlo, viene uccisa per questo. Non è la trama di Cosa dirà la gente ma l'assurdo e tragico epilogo di Sana, ammazzata da suo padre e da suo fratello. Non azzardiamo nemmeno ad approfondirne i motivi perché non ci sono giustificazioni per certi deliri. Lo ammettiamo senza remore: è strano parlare di cronaca nera all'interno della recensione di un film. Strano e insolito, perché ci addentriamo in un territorio che spesso consideriamo estraneo alla magia della sala. Però non esiste guizzo fantastico o creativo senza una realtà che la supporti, e nel caso di Cosa dirà la gente la realtà fa irruzione nella finzione cinematografica senza chiedere permesso, a muso duro, con immensa violenza. Il cinema ha quasi il sapore della catarsi.

Il caso ha voluto che l'opera seconda della regista pakistana Iram Haq arrivasse in sala solo poche settimane la morte di Sana, venuta alla ribalta dei media per la sua insensata atrocità. Difficile che questa coincidenza non sottolinei ancora di più la dolorosa storia della giovane Nisha, sedicenne costretta a provare sulla sua pelle gli effetti distruttivi di un odio assurdo. Attraverso gli occhi grandi di questa adolescente fragile eppure granitica, Cosa dirà la gente racconta passo dopo passo il doloroso racconto di formazione di una giovane donna scissa tra la sua curiosità vorace e la ferocia di una famiglia capace solo di ingabbiare, punire e tarpare le ali. Peccato che Nisha abbia soltanto voglia di camminare sulle sue gambe.

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Cosa dirà la gente: Maria Mozhdah e Ali Arfan in una scena del film
Cosa dirà la gente: Maria Mozhdah e Ali Arfan in una scena del film

La gabbia di Nisha

Cosa dirà la gente: Adil Hussain in una scena del film
Cosa dirà la gente: Adil Hussain in una scena del film

Iram Haq costruisce un film di contrasti forti e nettissimi. C'è conflitto ovunque: nella famiglia, nella protagonista, tra due culture, tra due terre. Si parte nella fredda Oslo, città dove Nisha vive assieme alla sua famiglia. La ragazza è immersa nella tipica quotidianità occidentale di un'adolescente: amici, cellulari, discoteche, voglia di divertirsi. Una notte questo desiderio di evasione diventa di colpo eccessivo, insopportabile, disonorevole. Il padre di Nisha la trova in camera in compagnia di un ragazzo entrato di nascosto in casa. La scoperta scatena in lui una vergogna insopportabile, tale da decidere di portare sua figlia in Pakistan e abbandonarla lì, tra le fredde braccia di partenti lontani.

Cosa dirà la gente: Maria Mozhdah e Ali Arfan in una scena del film
Cosa dirà la gente: Maria Mozhdah e Ali Arfan in una scena del film

Ha così inizio un lungo e tortuoso viaggio in cui Nisha, colpevole di essere bella, affamata di vita e indipendenza, dovrà affrontare una cultura familiare gretta e meschina, in cui una donna non può permettersi il lusso di valicare certi argini e di scardinare alcuni concetti. Si avverte subito che c'è del vero in Cosa dirà la gente. Per lo stile spietato ma mai inverosimile delle sue immagini potenti e a tratti insopportabili. Per il suo sguardo impregnato di cruda realtà, la stessa che ha segnato la vita della regista norvegese-pakistana. Iram Haq ha riversato la sua autobiografia dentro un film tutto dedicato ad una ragazza a cui si vuole bene senza mai cadere nel vezzo della pietà. E questo è forse il più grande merito di un'opera priva di sorrisi ma non senza uno spiraglio di speranza.

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Il gelo del Pakistan

Cosa dirà la gente: Maria Mozhdah in un momento del film
Cosa dirà la gente: Maria Mozhdah in un momento del film

Essere confinati in Pakistan non significa dimenticarsi del mondo, non significa spegnere una persona. Anche perché, laggiù, le bambine ascoltano Rihanna e sognano Beyoncé Knowles. In un mondo connesso e ormai contaminato, Oriente e Occidente devono trovare una forma di convivenza, rispettarsi, capirsi. Senza mai esasperare una visione collettiva, politica e sociale, sussurrata in sottofondo, Cosa dirà la gente preferisce soffermarsi su tonalità intimiste e rivolgersi tutto il tempo agli occhi grandi ed espressivi di una grandissima attrice. Haq si dedica con affetto al volto lucente della straordinaria esordiente Maria Mozhdah nel cui sguardo si gioca una partita perenne tra disperazione e rivalsa, rassegnazione e vitalità. La camera le sta addosso, la insegue, la accarezza e la sostiene, quasi ad incoraggiarne la ribellione. Non privo di sequenze drammatiche e violente, il film ha i tempi di un respiro affannato: inspira intolleranza ed espira coraggio. Lo stesso coraggio che serve a vedere il volto di Nisha sullo schermo facendo finta di dimenticareco quello di Sana nei telegiornali.

Movieplayer.it

3.5/5