Nicolas Winding Refn su Copenhagen Cowboy: "Tornare a lavorare in Danimarca è stato meraviglioso"

Il regista Nicolas Winding Refn ha parlato della realizzazione della serie Copenhagen Cowboy e dell'esperienza di lavorare insieme alla figlia e alla moglie, che comandano a casa ma non sul set.

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Copenhagen Cowboy: Un'immagine promozionale di Nicolas Winding Refn

Il regista Nicolas Winding Refn è arrivato a Venezia 2022 per presentare la sua serie Copenhagen Cowboy, un progetto in sei puntate destinate a Netflix, e durante la conferenza stampa ha svelato qualche retroscena legato alle fasi di sviluppo e all'esperienza di lavorare "in famiglia", visto che tra gli interpreti c'è anche sua figlia Lola Corfixen, al debutto come attrice.

La serie presentata fuori concorso

Copenhagen Cowboy è una serie noir in sei episodi satura di luce al neon e adrenalina che parla di una giovane ed enigmatica eroina, Miu, ruolo affidato all'attrice Angela Bundalovic. Dopo una vita di servitù, alle soglie di un nuovo inizio, si aggira nel tetro paesaggio del mondo criminale di Copenaghen. Alla ricerca di giustizia e vendetta, Miu incontra la sua nemesi, Rakel, e insieme intraprendono un'odissea nel naturale e nel soprannaturale. Alla fine, il passato trasforma e definisce il loro futuro e le due donne scoprono di non essere sole, ma di essere molti.

Le puntate propongono un insieme di generi diversi e Nicolas Winding Refn ha spiegato: "Mi piace fare cose in base al mio umore della mattina, alle volte è uno show horror che potrebbe diventare sci-fi, poi i ragazzi mi urlano contro e diventa una cosa domestica e nel pomeriggio forse diventa suspense. Mi piace creare seguendo la reazione spontanea, i social media in un certo sono la nuova versione del cinema e usa l'idea che ci siano molte cose, lo trovo molto in grado di ispirare e ci rende liberi. Cerco costantemente di distruggere le convenzioni".

Un personaggio nato dall'evoluzione dei protagonisti precedenti

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Copenhagen Cowboy: una scena della serie

Al centro della trama c'è il personaggio di Miu e il filmmaker ha spiegato: "Quando io e i miei nuovi migliori amici di Netflix abbiamo deciso di fare una serie insieme, abbiamo subito dato il via al progetto, ma produrre 6 ore di contenuti è molto lavoro, quindi ho formato un team fantastico di sceneggiatori. Avevo questa idea di Miu. In passato ho realizzato film con un certo tipo di personaggi come quelli interpretati da Mads Mikkelsen in Valhalla Rising e da Ryan Gosling in Drive. Stavo lavorando all'evoluzione di quel personaggio e, improvvisamente una notte, ho pensato che avrei potuto provare a realizzarne una versione al femminile, e non solo una ma molte. Ho detto 'Farò la mia versione di una serie di supereroi'. Non sapevo poi come chiamarla e mi sono ricordato che Prada ha una linea chiamata Miu Miu, e ho voluto chiamarla così".

Un ritorno in patria e all'insegna della famiglia

La scelta di tornare in Danimarca non è stata volontaria, ma dovuta alla situazione in cui si è trovato nel 2020: "Ero bloccato lì per la pandemia. Non sapevo cosa aspettarmi non avendoci lavorato per molti anni, ma si è rivelata un'esperienza meravigliosa, la troupe è stata fantastica. C'è qualcosa che rende facile lavorare grazie al modello scandinavo, non siamo tante persone, e amo la componente più "ristretta". Ho girato tre mesi in più rispetto a quanto previsto".

Nella serie è stata coinvolta la sua famiglia, permettendo anche alla figlia Lola di debuttare come attrice, e Refn ha sottolineato: "Quando lavori in arte puoi essere in mondi separati e ho sempre voluto provato a includere la mia famiglia in quello che perché sono fonte di ispirazione per molti aspetti e rispecchiano chi mi considero. Io e Liv viviamo insieme da 26 anni, non penso sia un segreto che ho avuto solo una fidanzata che è poi diventata mia moglie. Sì, sono uscito da mia madre e ho subito incontrato lei! Ma avendo avuto occasione di avere quella vita simbiotica, ora muoversi verso Lola è stato piuttosto strano, ma si è rivelata un'esperienza meravigliosa".

Lola Corfixen ha raccontato divertita sull'argomento: "Per me davvero è stato davvero strano lavorare con mio padre, che è creatore e regista: a casa è solo mio padre, è stato strano essere inclusa nel suo mondo. Per me è stato un nuovo meccanismo per avvicinarsi a lui".

La moglie di Refn, Liv, ha invece aggiunto: "Sono stata coinvolta in così tanti progetti che è sembrato naturale fare parte anche di questo ora, nonostante fosse un po' diverso dal solito. Questa volta lavorare in Danimarca è stata un'esperienza particolarmente positiva. Lola è stata poi così fantastica, non è particolarmente colpita perché Nicolas è suo padre, è stato divertente vederla interagire sul set e relazionarsi con lui durante le riprese".

Un approccio positivo al mondo, nonostante le storie dark

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Nicolas Winding Refn ha inoltre spiegato il modo in cui considera le storie e i personaggi che porta sugli schermi: "Non so cosa voglia dire positivo o negativo, non faccio fast food. Per me tutto è positivo, sono una persona molto positiva, è il mio atteggiamento nei confronti di quello che mi circonda. Amo il drama ed è al meglio quando è dark, come dimostra l'esempio di Shakespeare".
Il regista ha svelato quindi come ha scelto il titolo della serie: "Ho sempre pensato di girare a Copenhaghen, dopo che ho messo in pausa progetti all'estero a causa della pandemia. La città è di solito associata a cose diverse rispetto ai cowboy, come la 'meravigliosa' Copenhagen o le oche! Cowboy Copenhagen mi piaceva la doppia C e c'è qualcosa di sessuale in quel termine, penso che fosse un'associazione perfetta e quasi sessuale".

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La genesi della protagonista

Angela Bundalovic ha parlato della creazione di Miu raccontando: "Penso che sia stato essenziale il silenzio e la solitudine che Nicolas mi ha portato a capire fin dall'inizio, è molto di più di una personalità, è un tipo di energia. Il primo giorno sul set non ho detto nulla, osservavo, fissavo. Poi ho chiesto a Nicolas cosa dovevo fare e mi ha detto di lasciarla esistere, dopo ho trovato il significato e la sua vitalità, quasi una danza, perché il suo linguaggio è legato all'essere immobile".

Refn ha aggiunto: "Era un'eroina in divenire, volevo fare un personaggio tipico degli show di supereroi, era come la nascita di una razza aliena che esiste sulla Terra. Non avevo alcun interesse nel dare una definizione, parole, era più una musica".

La protagonista ha ricordato come si sono svolte le riprese: "Sì, abbiamo girato usando la musica. Nelle opere di Ren c'è musicalità anche nella costruzione delle scene, nella luce, nelle tempistiche, e se si usa la musica sul set è davvero utile".

La scelta dell'attrice protagonista non è stata particolarmente facile: "Quando stavamo lavorando alle storie e agli script stavamo occupandoci del casting e la responsabile ci chiedeva dettagli. Non sapevo cosa dire: 'Non so essere specifico, parla serbo, è giovane...'. Ho detto: 'Non la troveremo, sarà lei a trovarci. Un giorno apparirà. Dobbiamo solo continuare a cercare'. La Danimarca non è così grande e non ci sono tante persone che sanno parlare serbo, avevamo delle tempistiche specifiche, e un giorno ho visto una video audizione. Angela aveva capelli lunghi, ed era la mia protagonista, ho pensato subito fosse perfetta. L'ho chiamata, abbiamo parlato del suo passato, delle sue esperienze con la danza e ho detto che sarebbe stata lei, che era assunta"..

Dei volti conosciuti per lo show

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Copenhagen Cowboy: una scena della serie

Nel cast ci sono anche dei volti conosciuti dai fan di Refn: "Conosco Zlatko Buric praticamente da sempre. Quando ho iniziato a costruire il mondo della serie c'erano tanti elementi e ho pensato sarebbe stato divertente coinvolgere attori con cui ho collaborato in passato e affidare parte diverse, reinventandoli. Zlatko è uno dei miei attori preferiti di sempre. Si può essere distanti per anni, poi li ritrovi ed è come se non fosse passato mai del tempo, si riprende la situazione da dove si era interrotta".

Le puntate hanno uno stile specifico, con qualche punto in comune con i film precedenti, e Refn ha ricordato: "Ho un'opinione sul ritmo e sul tempo e penso sia davvero interessante vedere il mondo in modo più lento, specialmente quando tutto va più veloce. Quando si hanno figli, dal momento in cui nascono, si passa il proprio tempo aiutandoli a capire cosa vuol dire essere coinvolti, la concentrazione, ma è sempre complicato. Mi sono sempre chiesto perché nel settore dell'intrattenimento si tenda a essere più veloci. Non migliora nulla, va solo più veloce, ma è la situazione opposta che rende le esperienze più interessanti. Quando vai in un museo non ci rimani pochi secondi, puoi passarci anche delle ore. Il cinema è la più grande espressione dei mass media e la sfida più grande è legata al ritmo perché il tempo non lo riavremo mai. Credo che sia importante che i creatori tengano in considerazione questo aspetto perché chiediamo il vostro tempo, quindi dovremmo darvi in cambio un'esperienza. Non accade sempre e non credo che sia difficile ottenere l'attenzione. Noi possiamo solo coinvolgerli nel migliore dei modi".

Il regista è il capo, ma solo sul set

Cowboy Copenhagen ha al centro una protagonista e ad aiutare Refn ad avvicinarsi al mondo femminile sembra esserci la sua vita privata, come confermato dalla moglie Liv che ha sottolineato che il marito ama collaborare con le donne. Lola ha infatti ricordato: "A casa ho anche una sorella minore e sul set sarà anche il capo, ma a casa non ha alcuna voce in capitolo, anche sulla scelta del taglio dei capelli, dei calzini, degli occhiali delle scarpe... Il suo look è scelto dalla moglie, ma anche io e mia sorella abbiamo delle opinioni forti. A casa lui può stare solo seduto sul divano e giocare con i suoi LEGO".

Nella serie appaiono anche Mads Brügger e Mikael Bertelsen e Nicolas Winding Refn ha raccontato: "Sono due famose personalità della Danimarca, sono giornalisti e autori famosi. Alcuni anni fa abbiamo girato insieme uno show televisivo in cui avevamo creato un finto libro sulla mia vita. Ogni tanto ci incontriamo. Ho pensato che per la serie potevano essere davvero utili, mi sembrava fosse quasi come chiudere un cerchio, in particolare per le persone danesi. Ho apprezzato il fatto che potessimo parlare dei genitali in un modo che sembrasse originale e attuale, parlando di uomini e di sessualità aggressiva".

Il regista ha parlato poi dell'importanza dei generi cinematografici e televisivi: "Credo siano i salvatori dei mezzi di comunicazione, della televisione e del cinema. Io ho sempre amato i film di genere: è una riflessione di noi come società, riflette i nostri desideri e fantasie, tutto quello che è davvero interessante, perché è come la realtà, è una delle poche cose che rappresentano davvero il comportamento umano".

Un nuovo progetto in Italia

Nicolas Winding Refn ha infine svelato: "Ora sto lavorando con Prada a un progetto che proseguirà a lungo e attualmente vivo in Italia. Lo apprezzo molto, si tratta di una nuova "tela" per me e per molte altre persone coinvolte nel mio lavoro. Sarà davvero fantastico".