Confronting a Serial Killer, la recensione: Su Starz la docuserie su uno dei killer più efferati di sempre

La recensione di Confronting a Serial Killer, la docuserie disponibile su Starz Play che racconta i crimini di Sam Little, uno dei killer più efferati e prolifici degli Stati Uniti.

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Confronting a Serial Killer: una foto della serie

Come il sempre maggiore numero di prodotti true crime, disponibili tanto in canali dedicati al genere quanto nei cataloghi delle piattaforme streaming più popolari, non fa che confermare, ripercorrere la vita di serial killer divenuti poi tristemente famosi, ma anche approfondire casi specifici che ebbero un forte impatto sociale e culturale in un certo periodo, mette anche efficacemente in luce i difetti e le lacune di un sistema che permette a determinate realtà di proliferare. Nella recensione di Confronting a Serial Killer, docuserie appena arrivata su StarzPlay, vedremo come questo sia l'obbiettivo principale del suo autore Joe Berlinger (come lo era stato anche nel suo precedente lavoro Conversazioni con un killer: Il caso Bundy, disponibile su Netflix). Nel mirino la "carriera" di Sam Little, considerato uno dei più prolifici assassini della Storia americana: 93 le morti a lui imputate, tutte donne. Le vittime di Sam Little, e questo è il punto principale su cui il documentario di Berlinger si sofferma, erano tutte delle "indesiderabili", ossia prostitute e drogate (per la maggioranza di colore), donne che potevano facilmente scomparire o essere ritrovate morte senza che il sistema si preoccupasse troppo di trovare uno colpevole.

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Confronting a Serial Killer: un'immagine della serie

Nell'era del #Meetoo e di #BlackLivesmatter, Confronting a Serial Killer cerca di spiegarci perché un omicida cosi efferato ha potuto continuare ad uccidere per così tanto tempo. Se polizia, FBI o chi per loro si fossero impegnati di più nelle indagini, Sam Little poteva essere fermato? Assolutamente si, anche perché l'uomo venne arrestato più volte e poi rilasciato nei suoi decenni di sanguinosa attività. Solo nel 2012 è stato definitivamente incastrato, a settantadue anni e quando le sue vittime totali (quelle che ha faticosamente confessato di aver ucciso, ma sul numero totale non si è ancora sicuri...) si aggiravano vicino al centinaio.

L'arresto di Little

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Confronting a Serial Killer: una scena della serie

Little viene finalmente arrestato grazie alle nuove tecniche di studio del DNA che hanno completamente rivoluzionato, negli ultimi decenni, il modo di condurre un'indagine per omicidio. I casi mai risolti, i cosiddetti cold case, vengono riesaminati e, grazie alle nuove conoscenze scientifiche, si può finalmente sperare di trovarne i colpevoli: questo è quello che è accaduto con Little, che viene collegato all'omicidio di tre donne tra gli anni Ottanta e Novanta e, di conseguenza, finalmente incriminato. È grazie a donne forti come la detective Mitzi Roberts e il sostituto procuratore Beth Silverman, come viene ad un certo punto sottolineato nel documentario, che l'uomo viene messo definitivamente dietro le sbarre, ma la reale entità dei suoi crimini è ancora sconosciuta. Ed è qui che entra in gioco Jillian Lauren, scrittrice appassionata di true crime che decide di scrivere un libro su Little, intervistandolo e instaurando con lui una relazione man mano più profonda: nelle lunghe conversazioni telefoniche e di persona con la donna, il killer si aprirà sempre di più, raccontandole la sua vita e confessando sempre più omicidi, portando così nuova luce sull'efferatezza dei crimini compiuti nel corso di una vita intera.

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Le confessioni di Little serviranno a Jillian per rintracciare molte delle sue vittime (cold case dimenticati nel tempo e tra le scartoffie), permettendo così alle loro famiglie di scoprire che cosa fosse accaduto a quelle sorelle, a quelle figlie e a quelle madri che li avevano improvvisamente lasciati. Per Jillian dare un'identità a quelle vittime diventa una missione che può portare a termine, suo malgrado, solo con l'aiuto di Little, con il quale instaura un rapporto contorto e oscuro, che a molti ricorderà un po' quello tra Hannibal Lecter e Clarice ne Il silenzio degli innocentii. Non è un lavoro facile il suo che, dedicando così tanto tempo a Sam Little, mette temporaneamente da parte la sua vita, ma che acquista un senso ogni volta che una nuova vittima viene "ritrovata", e che la sua famiglia viene rintracciata.

A confronto con il serial killer ma anche con il sistema

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Confronting a Serial Killer: una foto della serie

Tra i momenti più dolorosi della docuserie di Berlinger quelli in cui viene intervistata una delle poche vittime sopravvissute alla follia omicida di Little, Laurie Barros. La donna, creduta morta ed abbandonata dal killer in una discarica, era riuscita a denunciarlo e a farlo arrestare ma, per mancanza di prove e soprattutto visto il fatto che all'epoca lei si prostituisse e non fosse quindi un testimone valido e credibile, non incriminare. Se il proliferare di questo tipo di mentalità, ossia quella di vedere una prostituta come una vittima di minor valore, negli anni Ottanta non ci sconvolge poi più di tanto, è nel confronto tra Laurie e Gary Rempel, il procuratore che all'epoca non riuscì a far condannare Little, che ci rendiamo conto quanto ancora sia radicata e, di conseguenza, quanto un documentario come questo (pur raccontando crimini avvenuti decenni fa) sia tristemente attuale.

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Confronting a Serial Killer: un'immagine

La scelta di rendere Jillian il narratore principale della vicenda è poi, a nostro parere, particolarmente vincente: essa stessa vittima di violenze in passato, la donna riesce a trasportarci ancor di più nella storia che riporta e racconta, rendendoci partecipi dell'enorme impatto emotivo che hanno su di lei le conversazioni con Sam Little, soprattutto visti i suoi trascorsi. Unica pecca di questa particolare struttura narrativa è che a tratti può sembrare leggermente ripetitiva (cinque episodi di un'ora sono forse un po' troppi) e confusa. Inoltre molte delle sue reazioni ci sono sembrate esageratamente preparate, mancanti di quella naturalezza che, per essere realmente efficace, un prodotto come questo esige.

Una mentalità da cambiare

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Confronting a Serial Killer: una scena tratta dalla serie

Confronting a serial killer non è un documentario su Sam Little, ma sulle sue vittime e sulle loro famiglie. All'uomo viene lasciato quasi un ruolo di supporto nella narrazione, funzionale a mettere in luce i difetti di un sistema che gli ha permesso di continuare ad uccidere perché le sue vittime preferite erano donne considerate indesiderabili, per la maggior parte di colore. Il tema alla base di questo documentario non potrà che colpire profondamente lo spettatore, che si troverà a "confrontarsi" in maniera diretta non solo con un killer (che ascoltiamo tramite registrazioni nel corso di tutta la serie) ma anche con una realtà molto scomoda, seppur già molto nota: esistono vittime di serie A e di serie B e, per la società, se una di queste ultime viene brutalmente uccisa, è anche un po' colpa sua perché se l'è andata cercare. I prodotti che mettono in un luce una mentalità assurda e malata come questa non sono mai abbastanza e Confronting a Serial Killer fa un ottimo lavoro nel denunciare una realtà che dobbiamo impegnarci a cambiare.

Conclusioni

Come messo in luce nella recensione di Confronting a Serial Killer, il documentario di Joe Berlinger racconta come un serial killer come Sam Little abbia potuto uccidere indisturbato per decenni perchè le sue vittime preferite sono sempre state prostitute e drogate, molto spesso di colore. Considerate vittime di serie B, polizia e sistema giudiziario non si sono mai particolarmente impegnati a incriminarne l'assassino. Buona l'idea di utilizzare come narratore Jillian Lauren, ex vittima di abusi ora impegnata a scrivere un libro su Little.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
1.0/5

Perché ci piace

  • Il tema da cui prende il via, difficile da digerire ma di cui è importante parlare.
  • La narrazione tramite il punto di vista privilegiato di Jillian Lauren.

Cosa non va

  • Cinque episodi sembrano troppi, la narrazione diventa un po' ripetitiva.
  • Spesso le reazioni di Jillian Lauren sono troppo preparate e poco naturali.