"Bisogna essere felici per amare o bisogna amare per essere felici?". È una domanda meravigliosa. Non è una domanda alla Gigi Marzullo, ma è proprio una domanda di Gigi Marzullo. Una delle cose più gustose che abbiamo colto alla conferenza stampa di lancio di Con tutto il cuore, il nuovo film di Vincenzo Salemme, in sala dal 7 ottobre, è questo "fuori onda" accaduto un attimo prima dell'inizio dell'incontro. All'arrivo di Vincenzo Salemme in sala, il famoso giornalista della Rai gli ha fatto questa domanda. Dicendogli che, probabilmente, glielo chiederà domenica sera da Fabio Fazio. Non ce ne voglia, Marzullo, ma abbiamo fatto un piccolo spoiler. Ma la questione posta sulla felicità e l'amore è uno dei temi al centro di Con tutto il cuore. È la storia di un onesto e anonimo professore, Ottavio Camaldoli (Vincenzo Salemme) a cui, per una serie di accadimenti, viene trapiantato il cuore di un boss della Camorra, O Barbiere (chiamato così perché solito fare barba e capelli ai suoi nemici dopo averli uccisi). Se da un lato la famiglia del boss si aspetta che la persona che ora ha in sé il cuore del Barbiere lo vendichi uccidendo il suo assassino, dall'altro c'è chi, come Clelia (Serena Autieri), una donna con cui ha avuto una relazione, spera che con un nuovo cuore diventi una persona diversa, e si lasci finalmente andare ai sentimenti. Con un cuore nuovo, e forse con più leggerezza, potrà essere felice e lasciarsi andare all'amore. O forse proprio l'amore di Clelia potrebbe renderlo finalmente felice. Per ora, intanto, a renderlo per nulla felice c'è l'ultimatum della famiglia del Barbiere, che gli ha intimato di uccidere il boss nemico, il Mangiacarne, la mattina del 25 dicembre, il giorno di Natale. Con tutto il cuore vede accanto a Vincenzo Salemme uno dei suoi fidati compagni dì avventure, Maurizio Casagrande, che interpreta il Dottor Gargiulo, il chirurgo che l'ha operato, una felice scelta di casting come Cristina Donadio, la Scianel di Gomorra - La Serie nei panni di Donna Carmela, la madre del Boss, e anche Antonio Guerriero, rivelazione del film, nei panni di un infermiere raccomandato duro di comprendonio. Con tutto il cuore ha al centro un trapianto di cuore, come Amore a prima vista traeva origine da un trapianto di occhi. "Qualcosa con i trapianti ce l'ho" riflette divertito Salemme. "Mi sembra significativo: è come se si trasferisse un patrimonio genetico da una persona all'altra. È chiaramente qualcosa che ha a che fare con la letteratura, ma mi piace l'idea che una persona possa cambiare grazie a un organo nuovo nel proprio corpo".
Vincenzo Salemme: racconto la maggioranza silenziosa
Nel film si nota un tocco malinconico, soprattutto intorno al personaggio di Ottavio, interpretato da Vincenzo Salemme. Ma secondo il regista non si tratta proprio di malinconia. "Credo che il mio personaggio sia rappresentativo di quelle persone comuni, che negli anni Settanta si chiamavano la maggioranza silenziosa" spiega l'attore e regista. "Quando ci appartieni è come se non avessi voce. Quando ascolti le notizie al telegiornale ti senti in colpa per qualcosa. Emanuele Trevi li chiama gli inermi. Sono quelli che pagano le tasse, che non protestano per le auto in doppia fila. Ma non hanno voce, non possono fare niente. Ottavio è un insegnante e vuole fare l'insegnante, ma in qualche modo non glielo fanno fare".
Con tutto il cuore, la recensione: Vincenzo Salemme e il piacere dell'onestà
Vincenzo Salemme: La napoletanità è complicatissima
C'è un passaggio del film in cui Clelia rimprovera a Ottavio di essere un po' cupo, triste. E gli dice: "Sei napoletano, come può essere?" Ecco, Con tutto il cuore sfata anche una serie di luoghi comuni secondo i quali i napoletani dovrebbero essere sempre allegri, magari furbi, senza pensieri. "La napoletanità è complicatissima" spiega divertito Salemme. "Mi chiamano 'l'attore comico napoletano'... già con 'comico' ti dicono che devi far ridere. Se sei napoletano devi fare ridere il doppio. La quantità di cose che riguardano Napoli sono tante: la pizza, il Vesuvio, la mamma. I napoletani normali non si vedono, non hanno voce. I napoletani li vedi solo per i cliché. Una volta mi hanno rubato un telefonino e qualcuno mi ha detto: ma che napoletano sei, ti sei fatto rubare il telefonino?' Come se essere napoletano fosse un deterrente per i ladri... Oppure, ti dicono: non ti piace la pizza, che napoletano sei?"
Serena Autieri: esteticamente sono l'opposto dei napoletani
"Io incarno esteticamente l'opposto dei napoletani" interviene Serena Autieri, presenza luminosa e positiva nel film nei panni di Clelia, interesse amoroso di Ottavio, che torna a farsi viva dopo aver saputo dell'intervento al cuore. "Uno mi vedeva e mi chiedeva: ma tu sei napoletana?" Ma Serena Autieri per un attimo si improvvisa giornalista e chiede lei qualcosa a Vincenzo Salemme. Tra l'altro, è qualcosa che ci siamo chiesti anche noi seguendo la storia. "Tu che cosa provi sinceramente per Clelia?" "Secondo me a Ottavio piace molto Clelia, però ne ha paura" risponde il regista.
Una festa esagerata, Vincenzo Salemme: "Sono un teatrante, il cinema si fa con gli attori"
Vincenzo Salemme: L'improvvisazione sembra più di quello che è
Salemme, consumato capocomico, e la sua "compagnia" sono così affiatati e naturali che ci si chiede quanto, sul set, abbiano improvvisato. Il discorso di Salemme è interessante. "L'improvvisazione sembra più di quello che è" risponde. "L'intesa deve far pensare che stai improvvisando tutto. Lo spettatore, a teatro, deve pensare che quello che ha visto è uno spettacolo unico. Sicuramente gli attori improvvisano, ma lo spettatore deve pensare che improvvisino tutto. Si improvvisa, ma meno di quello che si pensa. Sei talmente concentrato nel momento in cui reciti che non è che ti metti a fantasticare". Salemme racconta un aneddoto risalente a quando, da ragazzo, lavorava con Eduardo De Filippo. "In una commedia ero il fotografo che doveva fotografare la moglie morta di un personaggio" racconta. "Eduardo ci disse: quando ero giovane io chi improvvisava o veniva multato di 5 lire, o lo premiavano con 10 lire. Tu oggi hai vinto 10 lire. Io non capivo, ma avevo inventato una battuta. Avevo dato le foto al marito e avevo detto: tenete così vi distraete". "È importante trovare una forma di teatro che consenta all'attore di essere se stesso" ragiona Maurizio Casagrande. "A volte ci sono registi che più che una persona vogliono una macchina".
Cristina Donadio: da Gomorra a Salemme
Imoegnata su un set in Puglia, Cristina Donadio non è potuta essere presente alla conferenza stampa. Ma si parla comunque di lei, e della scelta di portare nel film, per un personaggio di Camorra, un volto molto noto e legato a questo genere di film. "Sinceramente me l'ha ricordato un mio amico" rievoca Salemme. "Cristina Donadio aveva recitato nel ruolo di Scianel in Gomorra - La Serie. Riproporla in un ruolo simile sembrava un idea banale, ma poi mi sono chiesto: perché uno non deve fare la cosa più facile? Se per uno spettatore è più facile identificare quell'attrice con una donna di Camorra, pur essendo diversa da Scianel, perché non farla?"
Vincenzo Salemme: Gomorra è come Gotham City
E parlando di Gomorra - La serie, si torna a parlare di stereotipi, quello dei territori di Napoli e dintorni dipinti come scenari del crimine. Nel suo film Salemme gioca un po' con i cliché di questo tipo, ma senza forzarli troppo. "Non Guardo molto le serie tv" riflette Salemme. "Ma Gomorra è uno stereotipo, è un po' come Gotham City. È come se non fosse Napoli, è talmente una metafora non sottolineata, è un film d'azione. Pensiamo anche al modo di parlare: parlando tutti allo stesso modo, le stesse intonazioni, i movimenti, nessuno muove mai le mani. Mentre Gomorra, il film, un capolavoro, rendeva la crudezza del crimine, faceva vedere zone livide della periferia napoletana. Gomorra - La serie ha un colore plumbeo fisso. è come Collateral, che ha un colore che non sai se è New York o Los Angeles. Non è documentaristica. Non credo che all'estero chi vede Gomorra creda che sia Napoli".