In un clima televisivo e cinematografico all'insegna dei revival, reboot e remake non si è dovuto attendere a lungo prima di assistere al ritorno sugli schermi di uno dei cult degli anni '80 più amati: Karate Kid - Per vincere domani. Dopo l'accoglienza molto tiepida riservata al film diretto nel 2010 da Harald Zwart e con protagonisti Jackie Chan e Jaden Smith, è stata YouTube Red a proporre una serie sequel dei lungometraggi originali potendo contare sul ritorno degli interpreti di Daniel LaRusso e Johnny Lawrence, Ralph Macchio e William Zabka. Un progetto che sembra essere stato in grado di convincere gli spettatori della piattaforma di streaming, ottenendo la fiducia necessaria ad annunciarne il rinnovo per una seconda stagione.
Leggi anche: Karate Kid: prepariamoci per il torneo definitivo nel nuovo promo di Cobra Kai!
Un sequel che introduce nuovi personaggi
La storia prende il via trenta anni dopo l'All Valley Karate Tournament del 1984. Johnny è alle prese con problemi economici e non ha quasi nessun rapporto con il figlio Robby (Tanner Buchanan). Daniel, invece, è felicemente sposato con due figli e ha un lavoro di successo nel campo della vendita di automobili. Dopo aver difeso il giovane Miguel (Xolo Mariduena) da alcuni bulli della sua scuola, Johnny decide di riaprire il Cobra Kai dojo, scatenando ancora una volta la rivalità con il suo ex nemico che farà veramente di tutto pur di cercare di fermare sul nascere la nuova attività, convinto che Lawrence non sia affatto cambiato e rappresenti una minaccia per la comunità e per i suoi allievi.
Il primo a scegliere di immergersi nel mondo del karate è Miguel che, sostenuto dall'intraprendente nonna, convince la madre che allenarsi sia la scelta perfetta per reagire alle angherie subite a scuola e le lezioni del suo sensei, seppur a tratti estreme e discutibili, riescono a fargli ottenere i primi risultati, diventando un eroe per gli outsider de liceo e attirando l'attenzione di Samantha LaRusso (Mary Mouser), la figlia di Daniel che si è allontanata dall'amica di sempre Aisha (Nichole Brown) entrando a far parte del gruppo delle ragazze più popolari del liceo, delle vere e proprie mean girls.
Daniel, nel frattempo, non affronta con la giusta razionalità e calma il confronto con il passato, trovandosi a reagire in modo non conforme agli insegnamenti del maestro Miyagi e dimenticandone il valore nella vita di tutti i giorni, oltre a dover fare i conti con delle difficoltà di comunicazione con i propri figli.
Leggi anche: Karate Kid, 30 anni dopo: che fine hanno fatto?
Uno show che si rivolge a più generazioni
I dieci episodi scritti dai creatori della serie - Jon Hurwitz, Hayden Schlossberg e Josh Heald - non si distanziano per tematica e approccio da altri teen drama potendo però contare su un elemento importante e coinvolgente, in particolare per chi ha visto i film, come quello della storia dei due protagonisti. Gli autori hanno cercato di creare, anche nel caso degli adolescenti, dei personaggi caratterizzati da un'evoluzione naturale e credibile, partendo da alcuni stereotipi che vengono progressivamente distrutti e stravolti in più di un'occasione cercando di equilibrare aspetti positivi e negativi.
Per quanto riguarda i ruoli maschili Miguel incarna le contraddizioni del bravo ragazzo che reagendo alle ingiustizie rischia di passare da vittima a carnefice, mentre Robby è il classico ribelle arrabbiato con dei genitori assenti e, purtroppo, intorno a loro i coetanei e compagni di scuola appaiono quasi come un contorno unidimensionale, pur assistendo all'ormai tradizionale allontanamento dallo status di perdente di alcuni inaspettati personaggi.
Dal punto di vista femminile gli schemi tradizionali vengono totalmente rispettati con l'opposizione tra ragazze diversamente popolari e le "star" del liceo che seminano il terrore, mentre Samantha si posiziona, in modo del tutto prevedibile, a metà tra i due schieramenti, rientrando così in schemi sentimentali e sociali poco incisivi. I giovani interpreti pagano la propria inesperienza cercando comunque di sostenere le parti della storia di cui sono protagonisti con delle performance abbastanza naturali e in cui si prova a dare delle sfumature a personaggi convenzionali.
Leggi anche: Top 50 Anni '80: i nostri film e momenti cult del cinema USA
Un ritorno convincente dei due protagonisti
L'elemento più interessante è però il modo in cui sono state delineate le versioni adulte delle star del franchise Karate Kid. William Zabka è coinvolgente e credibile nella sua interpretazione di un uomo di mezza età che deve fare i conti con gli errori commessi in passato e con una sconfitta subita in gioventù che ha continuato a influenzarlo emotivamente. Il suo senso paterno, rimasto a lungo in secondo piano, si unisce però a una durezza che ha ereditato dai suoi "maestri" di vita e ai segni lasciati dalle proprie esperienze, costruendo così la figura di un uomo tormentato e insicuro che vede nel proprio ritorno alle origini e all'ambiente in cui si era sentito capito e apprezzato la possibilità di aprire un nuovo capitolo della propria vita. La frustrazione che prova a causa della continua presenza del suo avversario e la scelta di non mettere in secondo piano i suoi difetti e, al contrario, enfatizzarli e renderli centrali nella personalità di Johnny si rivelano un approccio convincente per continuare la storia, permettendo al personaggio di crescere grazie al confronto con i suoi allievi e con il desiderio di rimediare in qualche modo agli errori del passato. Zabka, nonostante il rischio di scivolare nell'esagerazione, sostiene bene le sue scene, mentre Macchio sembra avere qualche problema, soprattutto nei passaggi in cui Daniel perde il controllo a causa dei suoi rivali nella vita e nel lavoro.
Leggi anche: Karate Kid, Ralph Macchio dopo trent'anni ammette: "Quel calcio era da squalifica"
La versione adulta di LaRusso, almeno inizialmente, perde nettamente il confronto con Johnny, risultando troppo pieno di sé e con poca empatia nei confronti della propria famiglia e del prossimo. Dopo alcuni episodi in cui l'ex "eroe" dei film si ritrova dalla parte del villain, una giornata trascorsa insieme al proprio nemico e il pensiero nuovamente rivolto agli insegnamenti del maestro Miyagi (ricordato con un omaggio rispettoso ed emozionante) lo riportano sulla retta via, permettendo agli spettatori di apprezzarne il calore e la capacità di rappresentare un esempio positivo.
L'intero cast, guidato da due personaggi di mezza età ben strutturati e non eccessivamente stucchevoli, appare equilibrato e, pur facendo emergere l'inesperienza di alcuni dei membri più giovani, piuttosto in linea con i teen drama proposti dai veri network.
Leggi anche: 30 serie TV perfette per il binge-watching
Script ben ideati per intrattenere e coinvolgere
Gli sceneggiatori hanno compiuto un lavoro lodevole nella stesura degli script che, per chi è stato fan dei lungometraggi, regalano molte citazioni e riferimenti, pur permettendo anche alle nuove generazioni di avvicinarsi alla storia senza aver alcun problema nella comprensione delle dinamiche, dei personaggi e delle situazioni al centro della trama. L'inserimento di tanti flashback costruiscono infatti le fondamenta di puntate divise equamente tra passato e presente e tra gli "anziani" e i "giovani", offrendo al proprio pubblico materiale in cui immedesimarsi, formula ben ideata per unire davanti allo schermo un target anagrafico molto ampio. L'effetto nostalgia e la celebrazione degli anni '80, già al centro di tanti progetti di successo approdati recentemente in tv e sulle piattaforme di streaming, sono assicurati grazie a battute specifiche, come quelle dedicate ai Guns N'Roses, alcune sequenze ambientate al luna park e degli elementi "vintage" disseminati nel corso della narrazione.
Cobra Kai, inoltre, non esita a dare spazio a molti momenti ricchi di umorismo e a trattare tematiche più importanti e attuali come il bullismo o la crisi economica, pur non perdendo mai la leggerezza che contraddistingue la serie e la capacità di intrattenere senza avere le pretese di offrire un ritratto approfondito della società. Il mix di problematiche che contraddistinguono gli alunni di Johnny e la realtà vissuta dai benestanti e popolari LaRusso riescono comunque a proporre un quadro esaustivo delle varie situazioni che possono esistere nella vita di alcuni studenti della provincia americana. La narrazione scorre senza difficoltà e senza passi falsi o a vuoto, rendendo la visione perfetta per il binge watching, considerando la breve durata degli episodi, arrivando a un epilogo della prima stagione ricco di emozioni ed eventi che anticipavano, ancora prima del rinnovo ufficiale dello show, la volontà di non porre fine al racconto. Il cliffhanger rimescola così le carte in gioco e lascia la porta aperta a moltissimi percorsi da esplorare per tutti i personaggi in gioco.
Leggi anche: Le 25 nuove serie più attese della stagione 2017/2018
L'attenzione per gli aspetti tecnici
A livello tecnico la serie targata YouTube Red è ben confezionata e curata per quanto riguarda la fotografia e la gestione delle sequenze d'azione, in particolare la puntata finale intitolata Mercy è di ottima fattura con coreografie ideate per le varie fasi del torneo che non hanno nulla a invidiare a molti progetti cinematografici. Interessante anche l'attenzione data alla colonna sonora, affidata a Leo Birenberg e Zach Robinson, che rende omaggio ai lungometraggi e crea per i vari personaggi dei temi riconoscibili e dalle ispirazioni legate alle caratteristiche dei protagonisti, come le sonorità giapponesi nelle scene dedicate a Daniel o quelle rock anni '80 di Johnny. Visivamente e a livello sonoro Cobra Kai sembra aver puntato in alto per non far rimpiangere i lungometraggi originali, raccogliendone l'eredità senza ostacoli insormontabili e la giusta dose di buoni sentimenti.
Leggi anche: Le 15 migliori serie tv della nostra (e vostra) adolescenza
Conclusione
Cobra Kai trova il modo di andare oltre l'effetto nostalgia per proporre un approccio moderno alle stesse tematiche alla base dei film con una struttura che si ramifica in più direzioni con lo scopo di ampliare la narrazione. L'inesperienza di alcuni dei giovani interpreti, dei dialoghi a tratti stucchevoli, gli stereotipi utilizzati e degli elementi prevedibili vengono messi in secondo piano da uno sviluppo naturale, credibile e coinvolgente dei due protagonisti e dalla fattura di buon livello delle puntate. Pur non brillando per originalità, lo show di YouTube Red sa trovare un equilibrio tra gli elementi tipici dei teen drama e l'interessante confronto tra la vita di Daniel LaRusso, che ha saputo costruirsi la propria fortuna, e quella di Johnny, che non ha ancora trovato dei punti fermi nella vita e si scontra con il proprio desiderio di ottenere delle vittoria.
La visione delle dieci puntate è all'insegna dell'intrattenimento, del divertimento e, tra flashback e citazioni, la serie sequel di Karate Kid trova il modo di sfruttare la popolarità dei progetti ambientati negli anni '80 per confezionare un progetto che si rivolge agli adolescenti e agli adulti, puntando a quell'equilibrio a cui invitava ad aspirare l'indimenticabile Miyagi, raggiungendolo in più momenti.
I fan dei film ritroveranno in Cobra Kai molti degli elementi che hanno amato, tuttavia lo show ha tutte le carte in regola per attirare una nuova generazione e tipologia di spettatori che ne apprezzeranno la struttura a la sceneggiatura ben calibrata per sfruttare tutti i pregi del binge-watching.
Movieplayer.it
3.5/5