Rivederlo in streaming è quasi un tradimento. Roba da senso di colpa cinefilo. Perché Clerks è talmente impregnato di anni '90, talmente legato a quella cultura fieramente analogica che sapeva di scaffali, moquette e odore di videoteche, da obbligarti alla videocassetta. Immagini sgranate, audio leggermente distorto, pacco di pop corn di dubbia marca a portata di mano e soglia dell'attenzione altissima, per non perdere una sola battuta del fiume di parole scaturito dalle bocche scucite di Dante e Randal.
Clerks ci ha fatto entrare in quel market fatiscente e in quella videoteca semivuota per farci sentire tra amici. Oggi, 25 anni dopo la sua presentazione al Festival di Cannes (era il 23 maggio 1994), siamo qui a celebrare il bizzarro film di Kevin Smith con 10 curiosità su Clerks su uno degli esordi più sorprendenti degli ultimi decenni. Palle di neve, fantasiosi titoli di porno e clienti ossessionati sono ancora lì a dimostrarlo.
Cult generazionale assoluto, affidato a un gruppetto di ventenni scapestrati, l'esordio alla regia di Kevin Smith è uno spaccato di quotidianità giovanile imbevuta di disincanto, fotografia sgranata di un'età ben precisa. Le vicende verbose di due commessi, fatte di attimi, scorci e dialoghi assurdi nel loro essere veri, hanno reso Clerks un manifesto frizzante e allo stesso tempo malinconico. Un manifesto sulla precarietà a più strati: lavorativa, sentimentale, esistenziale. Una sensazione di incertezza che attraversa tutto il film e abbraccia tutti i suoi personaggi affetti da un leggero male di vivere. Ed è proprio questa incertezza a rendere tutti i protagonisti del film di Smith tremendamente veri, colti in momenti tutt'altro che straordinari, emblematici o particolarmente significativi. Clerks è noia, scazzo, l'insulso che diventa verità. Se l'opera prima di Smith è diventata culto assoluto, è anche grazie alla volontà di dare voce a un movimento culturale che nel 1994 era ancora rinchiuso nelle sue nicchie. Oggi li chiameremmo nerd o geek, ma venticinque anni fa Smith fu uno dei primi a mettere al centro della scena dei personaggi impregnati di cultura pop, appassionati di cinema e di serie tv. Gente per cui Star Wars è roba seria, una fede, un mito intoccabile per cui vale anche la pena litigare.
1. Un budget fatto di spiccioli
Il fascino di Clerks - commessi risiede nel suo essere fieramente artigianale, grezzo, povero. Riprese, fotografia e montaggio sono lontani anni luce da una grande ricercatezza, una scelta stilistica coerente con il tono e il messaggio del film, ma anche un'esigenza pratica. Sì, perché Clerks è stato girato con un budget a dir poco irrisorio, ovvero poco più di 27000 dollari, metà dei quali soltanto per l'acquisto dei diritti d'autore sulle canzoni inserite nel film. All'epoca Kevin Smith lavorava davvero nel mitico market "Quick Stop Groceries", per cui le riprese (durate 21 sere) vennero organizzate durante gli orari di chiusura del negozio, ovvero dalle 11 di sera alle 4 del mattino. Clerks, in America, incassò poco più di 3 milioni di dollari.
2. Dai fumetti ai fumetti
A proposito delle origini "amatoriali" del film, Kevin Smith ha ammesso molto candidamente di aver venduto la sua preziosa collezione di fumetti pur di racimolare la somma utile a girare Clerks. Curioso che, come un una sorta di destino ciclico, Kevin Smith non solo sia riuscito a ricomprare l'intera collezione, ma abbia fatto dei fumetti anche il suo lavoro. Smith, infatti, si è preso la sua rivincita alla grande diventando anche un apprezzato sceneggiatore Marvel e DC Comics, scrivendo apprezzati cicli fumettistici di personaggi come Daredevil, Batman e Spider-Man.
3. Esigenze in bianco e nero
In molti tendono a vedere nella scelta del bianco e nero una raffinata scelta registica in nome di chissà quale metafora poetica. A volte è vero, altre no. Clerks si iscrive nella seconda scuola di pensiero. La scelta del bianco e nero, infatti, è stata puramente pratica, dettata da una post-produzione che avrebbe fatto salire i costi in maniera insostenibile. Col senno di poi, nonostante questa motivazione semplice e pragmatica, va detto che il bianco e nero rende Clerks ancora più cult e affascinante.
4. Smith Cinematic Universe
Altro che Marvel Cinematic Universe. Qui sono Silent Bob e Jay i veri eroi. Proprio come Quentin Tarantino, anche Kevin Smith ha avuto la geniale intuizione di creare il proprio universo narrativo, costruito attraverso sei film tutti ambientati nella stessa realtà condivisa. Nel 1994 nasce così il View Askewniverse, popolato da personaggi strambi, sempre alle prese con problematiche e dilemmi generazionali di chiara impronta smithiana. Dopo Clerks, sono Generazione X, In cerca di Amy, Dogma, Jay & Silent Bob... Fermate Hollywood! e Clerks II a comporre una microcosmo coerente, in cui il tono del racconto, sempre graffiane e incline al disincanto, ha forgiato un vero e proprio marchio narrativo.
5. Finale alternativo
Divertente quanto volete, ma Clerks ti lascia sempre con un po' di amaro in bocca. Bene, quel retrogusto leggermente amarognolo sarebbe stato più aspro se Smith avesse scelto il celebre finale alternativo. Nella scena finale, poi scartata, Dante veniva ucciso dal colpo di pistola di un rapinatore. Smith, però, si accorse che questo epilogo stonava non poco con il tono del film, così decise di rimuoverlo. Anni dopo la Miramax, celebre per interferire con la visione dei registi, lasciò carta bianca a Smith, ma ammise di sentirsi sollevata dalla sua scelta.
6. In fila?
A proposito di Miramax, esiste un altro aneddoto molto esilarante legato alla celebre casa di distribuzione di Clerks. Un dipendente dell'azienda, incaricato di leggere l'intera sceneggiatura del film (ben 168 pagine) per valutarne l'appetibilità, chiuse lo script in preda a un'esilarante crisi di risate. Il merito fu dell'ormai mitica battuta "in fila?", pronunciata subito dopo che Dante ammise le doti nel sesso orale della sua ragazza. Anche per noi resta uno dei dialoghi più memorabili degli anni Novanta.
7. A proposito di Kevin
Kevin Smith non ha mai nascosto la natura autobiografica del film, riconoscendosi in tutto e per tutto nel personaggio di Randal. Inizialmente Smith doveva interpretare proprio il ruolo poi affidato a Jeff Anderson, e non è certo un caso che sia proprio lui il personaggio ad avere le battute più sferzanti e incisive di Clerks. A confermare l'impronta totalmente personale del film anche un cameo della mamma di Kevin (la Milk Maid) e una grande avversione per il fumo provata dal regista in quel periodo. Peccato che, col tempo, Smith sia diventato un fumatore accanito.
8. Ossessione 37
La battuta dedicata alle 37 fellatio della ragazza di Dante è diventata talmente cult da renderla un tormentone anche per altri film. Nel 21 Jump Street, l'esilarante commedia con Jonah Hill e Channing Tatum, il numero 37 viene ripetuto di continuo proprio per omaggiare in maniera evidente il film di Smith.
9. Ispirazioni
L'amore per la quotidianità anti-spettacolare da mettere in scena ha origini ben precise. Kevin Smith, infatti, ha dichiarato di essersi ispirato al film Slacker di Richard Linklater. Proprio come Clerks, anche il film di Linklater conteneva un cameo del regista, ma soprattutto una grande passione per sprazzi di vita comune, frammenti dedicati a personaggi fannulloni, annoiati e scansafatiche. A sua volta, però, anche Clerks è diventato una nobile fonte di ispirazione. Il regista Jason Reitman avvertì la sua vocazione artistica subito dopo aver visto il film di Smith.
10. Amici pronti a farsi in quattro
Non solo mamme sul set di Clerks. Essendo un progetto a bassissimo budget, ovviamente non sono mancati anche favori da parte di amici e parenti (la famiglia prestò a Smith 3000 dollari). La medaglia d'oro alla versatilità e all'abnegazione, però, va a Walter Flanagan, grande amico di Kevin Smith, che in Clerks ha interpretato ben quattro personaggi diversi: il tizio ossessionato dall'uovo, il manifestante che acquista le sigarette subito dopo aver protestato contro le sigarette, un cliente offeso e un altro cliente a cui Randal ha rivelato il nome del suo gatto. Quando si dice "farsi in quattro" per qualcuno.