È da un decennio che Robert Eggers cerca di portare, anzi, di riportare Nosferatu al cinema. Il regista non ha mai nascosto la sua fascinazione, le cui radici affondano nella sua infanzia, verso il seminale "Dracula alternativo", verso la Sinfonia dell'orrore di Friedrich Wilhelm Murnau. Una gemma della storia del cinema, fulgido esponente sia del genere horror che della temperie espressionista tedesca. Un Dracula riveduto e corretto per questioni di copyright dell'epoca che ne hanno quasi decretato il perenne oblio, con un approccio più brutale e meno romantico di quello che il folle irlandese Bram Stoker aveva messo su carta col suo seminale romanzo.
La storia del conte Orlok affascina le persone da più di un secolo e ora si appresta a farlo di nuovo con la versione del regista di The Witch e The Northman, una rilettura della rilettura del mito del vampiro. Una creatura che, con nomi e incarnazioni differenti, ha attraversato i millenni ed è presente nel folklore di ogni angolo del globo. E proprio perché questo Nosferatu, che arriva nelle sale con un'intelligentissima mossa di contro-programmazione delle feste, ci regala una nuova interpretazione tanto della storia alla base quanto dell'inquietante personaggio che lo anima abbiamo pensato di proporvi un viaggio attraverso cinque film che hanno saputo osservare questo oscuro mito con occhi originali.
L'ombra del vampiro (2000, di E. Elias Merhige)
Era inevitabile cominciare questo percorso con un lungometraggio di un quarto di secolo fa (prodotto da Nicolas Cage!) che è legato a doppia mandata con Nosferatu. Il perché è molto semplice. È ambientato nel 1921 e racconta proprio il backstage della lavorazione dell'immortale capolavoro di Friedrich Wilhelm Murnau, interpretato da John Malkovich nel film. E lo fa in una maniera decisamente romanzata. Il presupposto su cui si basa è difatti quello che l'attore tedesco che ha vestito i panni (e i denti aguzzi) del conte Orlok, Max Schreck, era davvero un succhiasangue.
L'ombra del vampiro cavalca quindi la ricca aneddotica che, da sempre, circonda Nosferatu di Murnau e Max Schreck alimentate anche dal nome stesso dell'interprete che ricorda l'espressione tedesca "massimo spavento" tanto da portare molti a pensare che fosse solo uno pseudonimo sotto al quale si nascondeva lo stesso Murnau. In realtà, stando agli annali teatrali del tempo come conferma anche Wikipedia, un attore chiamato Max Schreck esisteva sul serio. Nella pellicola di Merhige è Willem Dafoe a impersonare Orlok è curiosamente la star è tornata ad avere a che fare con Nosferatu proprio grazie all'opera di Eggers dove appare come il Professor Albin Eberhart Von Franz.
Fright Night - il vampiro della porta accanto (2011, di Craig Gillespie)
Mettiamo subito le cose in chiaro:Ammazzavampiri, quello del 1895 di Tom Holland con William Ragsdale nei panni di Charley Brewster e Chris Sarandon in quelli del vampiro Jerry Dandridge, è un cult, ha contribuito a rilanciare cinematograficamente i succhiasangue nel cinema anni ottanta e lo amiamo alla follia.
Ma visto che uno di temi conduttori di questo nostro excursus è il concetto di rilettura, abbiamo preferito citare il film del 2011 del sempre valido Craig Gillespie con il compianto Anton Yelchin e Colin Farrell nei ruoli che furono di Ragsdale e Sarandon. Una pellicola che riprende la storia di quella di Holland riadattandola alla contemporaneità dei giorni in cui è uscita, con delle performance notevolissime da parte di Farrell e di un David Tennant che ci regala un Peter Vincent drasticamente diverso da quello, inconico, di Roddy McDowall.
Nonostante gli horror, generalmente, riescano ad avere spesso e volentieri delle solide performance commerciali, Fright Night - il vampiro della porta accanto floppò con decisione. Era prodotto dalla DreamWorks, ma arrivò nei cinema con Disney. Forse la cosa generò una certa confusione in un pubblico che cominciava a vedere la Casa di Topolino come un'etichetta solo ed esclusivamente per famiglie nonostante la presenza nel suo catalogo di film come Il sesto senso, Signs e i due Kill-Bill.
Lasciami entrare (2008, di Tomas Alfredson)
Il leggendario critico cinematografico Roger Ebert, curiosamente nella recensione di un altro vampire movie, Thirst di Park Chan-Wook, ha definito Lasciami entrare come "il miglior film moderno di vampiri".
E chi siamo noi per contraddire quello che, a conti fatti, è stata una delle voci più influenti della stampa cinematografica? Questo horror svedese bergmaniano che racconta l'amicizia fra il dodicenne Oskar e una ragazzina, Eli, che sembra sua coetanea che, però, ha ben più di un segreto da nascondere oltre al dato anagrafico e al suo prediligere la notte. Un film in cui l'orrore del vampirismo è messo in relazione all'orrore della crescita, del non saper necessariamente entrare in relazione con i coetanei, con tutti gli intoppi emotivi che la qual cosa comporta. Un film quieto, notturno, algido nelle atmosfere, ma non nel suo cuore e così drasticamente lontano da quelli che sono i canoni degli horror più mainstream.
Dracula Untold (2014, di Gary Shore)
Finora abbiamo citato un'imperdibile follia d'inizio Duemila, un riuscitissimo remake e un innovativo vampire movie Made in Sweden. Cosa c'entra Dracula Untold con tutto questo? Niente. È un film brutto, che non ha floppato in senso stretto, ma non ha neanche brillato così tanto da giustificare il prosieguo di una storia in cui il Vlad di Luke Evans diventa l'equivalente di un supereroe.
La pellicola di Gary Shore racconta molto di un momento in cui tutte le realtà di Hollywood stavano cercando di dare vita a degli universi condividi sulla falsariga di quello che stavano facendo i Marvel Studios. La Universal, la storica major dei Mostri Classici, pensò bene di provare a saltare su questo carrozzone, ma l'esecuzione del suddetto salto fu paragonabile a quella del video buffo su Instagram col capitombolo di un gatto. Nel 2017 sarebbe riuscita a fare di peggio con La mummia, malgrado la presenza di Tom Cruise. Era il primo film di un Dark Universe mai decollato. C'è voluto il contributo di Leigh Whannell e Jason Blum perché qualcosa si muovesse in tal senso anni dopo. Ma questa è un'altra storia.
30 giorni di buio (2007, di David Slade)
Se nel 2014 Dracula Untold voleva essere un cinecomic con i vampiri, qualche anno prima, nel 2007, 30 giorni di buio era, tecnicamente, un cinecomic di vampiri basato sull'omonima graphic novel scritta da Steve Niles e illustrata da Ben Templesmith. Il presupposto era notevole.
Se è già complicato sopravvivere a una manciata di ore di buio quando si ha a che fare con un vampiro che ti sta alle calcagna, cosa accade quando i vampiri sono più di uno e si deve resistere per una notte polare che dura un mese? Che si ottiene un onesto survival horror con timidi echi carpenteriani, troppo debitore di un'epoca in cui anche i vampiri dovevano a volte muoversi con una bizzarra supervelocità, ma comunque in grado di regalare oneste suggestioni proprio grazie al fatto che è ambientato in Alaska durante una notte che dura trenta giorni.