Cinema e AI: luci e ombre di un rapporto ormai lungo

Non tutti sanno che cinema e intelligenza artificiale camminano mano nella mano ormai da tempo, nonostante le difficoltà nelle regolamentazioni e la disapprovazione di una (buona) parte di pubblico.

Robert De Niro in The Irishman

È percezione tanto diffusa quanto sbagliata che l'AI sia una sorta di meteorite piombato all'improvviso nelle nostre vite. Una specie di nuovo misterioso inquilino in casa nostra che, da un giorno all'altro, si è presentato portandoci il caffè a letto. Caffè che, ovviamente, non sappiamo neanche se bere o meno. Anzi, nella maggior parte dei casi (come ci insegna il caso The Brutalist) rifiutandolo categoricamente. Non sapendo che magari sono invece anni che ci capita di sorseggiarlo.

Adrien Brody Felicity Jones The Brutalist
Un'immagine di The Brutalist.

Nell'analizzare l'impatto dell'AI nel cinema, così come in diversi altri ambiti delle nostre vite, una grande parte la giocano, infatti, tanto la percezione quanto la narrazione che la accompagnano, ovviamente soggette a manipolazioni per motivi d'interesse. Dopo tutto, quella a cui possiamo avere accesso è ancora una letteratura ancora piuttosto parziale, quindi facilmente alterabile, anche per poter elaborare un giudizio etico più fondato. Fortuna che ci siamo noi qui a fare chiarezza...

Intelligenza o intelligenze artificiali

The Irishman 1
Robert De Niro in The Irishman.

Quando si pensa al mondo del cinema e al suo rapporto con l'intelligenza artificiale, innanzitutto bisogna fare una differenziazione tra differenti tipi di AI (in effetti, per essere del tutto corretti, bisognerebbe sempre intendere l'AI in un'accezione pluralistica), soprattutto tra quella considerata "generale" e tante altri sottotipi definiti come AI "ristrette".

L'intelligenza artificiale generale, o Agi, è quella che può, in pratica, "fare tutto": deve poter comprendere, apprendere e applicare l'intelligenza in un ampio ventaglio di azioni e, in più, deve essere capace di trasferire la conoscenza, imparando a fare anche cose per cui non è stata pensata. Poi ci sono le AI ristrette, tra le quali, la più "famosa" è quella generativa, ovvero quelle che possono generare testo, musica, immagini e via dicendo (ChatGPT, tanto per capirci).

AI e cinema, un legame ventennale

Detto ciò, vi sorprenderà sapere (o forse no), che la relazione tra AI e cinema ha cominciato a far sentire i suoi effetti in modo sostanziale addirittura nei primi anni Duemila, soprattutto per quanto riguarda la sua applicazione in materia di effetti visivi relativi alla messa in scena di grandi masse di persone nei kolossal, prima ne Il Gladiatore e poi ne Il Signore degli Anelli. In quest'ultimo caso si è registrata anche una delle più importanti innovazioni per quanto riguarda la tecnologia applicata al mondo dell'animazione quando si è applicata un'avanguardistica tecnica di motion capture per la realizzazione del Gollum di Andy Serkis, aprendo le porte ad uno sviluppo che ha portato ad un'evoluzione tale da poter essere utilizzare, per vari scopi.

Gollum
Andy Serkins "nei panni" di Gollum.

Degli esempi di utilizzo li troviamo in David Fincher, Martin Scorsese, in Rogue One: A Star Wars Story, The Mandalorian e Westworld e recentissimamente anche da Robert Zemeckis. Gli scioperi che hanno animato Hollywood sono stati causati in buona parte dalla mancata regolamentazione nell'applicazione di software simili, anche se nel cinema l'intelligenza artificiale (anzi, le intelligenze artificiali) sono state utilizzata anche in altri ambiti forse anche più importanti all'interno dei meccanismi dell'industry in senso più ampio, che sono quelli relative alla produzione e alla pianificazione distributiva. L'AI in questi campi viene usata per ottemperare a ruoli di comparti lavorativi nella loro interezza durante la produzione di film o di una serie e, una volta terminati i titoli, anche per il lato del martketing (il trailer di Morgan, nel 2016, è stato composto e montato grazie alla selezione di sequenze scelte con l'AI).

Ecco perché The Brutalist poteva essere girato solo in VistaVision Ecco perché The Brutalist poteva essere girato solo in VistaVision

La questione etica

Adrien Brody The Brutalist
Adrien Brody in The Brutalist.

Appurata l'anzianità del rapporto tra AI e cinema torniamo alla questione della percezione del suo impiego da parte del pubblico secondo una prospettiva etica. Sotto la lente d'ingrandimento c'è la questione dell'autorialità, almeno secondo studios e colossi dello streaming vari, che infatti tengono un maggiore mistero intorno all'utilizzo delle intelligenze artificiali nei riguardi del processo ideativo delle loro produzioni. Sappiamo che ci sono vari software impiegati per la valutazione e la revisione delle sceneggiature (ScriptBook, Scry, Merlin Video simili), soprattutto per motivi commerciali.

Una materia spinosa da affrontare con il pubblico, che ha subito "abboccato" all'accusa di cui sopra mossa a The Brutalist, dimostrando una mal sopportazione anche solo per il sospetto che l'AI possa in qualche modo intervenire nell'alterazione di un'attività umana come la recitazione (cosa, tra l'altro, neanche particolarmente vera nella fattispecie). Atteggiamento definibile per lo meno come naif, ma che indica senza dubbio l'attaccamento ad un certo grado di puritanesimo nel giudizio positivo o negativo dell'attività cinematografica. Un puritanesimo forse figlio della paura, che però non impedirà, con tutta probabilità, alla Storia di fare il suo corso, ma proverà a dettare quanto meno i suoi tempi.