Istantanee di nostalgia: Quando Mad Men e Don Draper svelarono la formula magica del cinema.

Star Wars torna a bussare alle nostre porte, i Ghostbusters sono stati rievocati, Animali fantastici e dove trovarli ha catapultato molti nella propria infanzia. C'è una motivazione cinematografica più forte di una dolce malinconia? Secondo il direttore creativo della Sterling Cooper pare proprio di no.

Jon Hamm nell'episodio The Other Woman della quinta stagione di Mad Men
Jon Hamm nell'episodio The Other Woman della quinta stagione di Mad Men

Non esiste un posto più caldo del passato. Che sia pieno di bei ricordi o scheggiato dal dolore, il passato è rassicurante, perché in ogni caso ci siamo già stati. Conosciamo le sue vie, sappiamo dove porta. Qui c'è l'affettuoso abbraccio del buono e lo sguardo fiero verso cicatrici rimarginate (si spera), memorie spensierate, errori di cui si è preso atto e buone dosi di consapevolezza. Ora vi starete chiedendo perché ci siamo lanciati in questa introduzione degna del miglior psicologo da supermercato, e noi faremo rispondere ad un signore che di parole è assoluto maestro. Parliamo di Don Draper, il grande pubblicitario protagonista di quel grande racconto umano e corale, intimo ed epocale di nome Mad Men.

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Per chi scrive si tratta di uno dei personaggi più profondi, veri, dolenti e meglio raccontati nella storia delle serie TV. Perché Don Draper è una bugia umana, un uomo che veste il suo stesso, irresistibile marchio (ha rubato l'identità di un'altra persona). Abile nel camuffarsi da essere invidiabile, Don pensa a vendere se stesso prima di qualsiasi pacchetto di sigarette o barattolo di fagioli, a piacere agli altri invece di essere fiero di sé. Il che fa di lui una persona attenta, molto attenta. Scostante perché intento a rimuginare. Solitario perché bisognoso di riflettere. Un uomo dallo sguardo acuto, capace di capire il mondo e, soprattutto, carpire i bisogni di chi lo abita. Per questo, in una delle scene più belle di Mad Men, Don abbandona per un attimo la sua maschera di impassibile eleganza e si lascia andare. Ci racconta un segreto che parla di lui e di tutti noi.

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Nostalgia tenaglia

Jon Hamm e Kiernan Shipka in una scena di For Those Who Think Young di Mad Men
Jon Hamm e Kiernan Shipka in una scena di For Those Who Think Young di Mad Men

Cosa lega uno spot degli anni Sessanta al cinema di oggi? Si può cogliere l'ingrediente fondamentale della settima arte grazie ad una serie TV che parla di pubblicità? Sono domande a cui abbiamo risposto con il nostro nuovo video. Questa volta non vogliamo farvi ridere con ridoppiaggi ironici, ma riflettere insieme sulla leva principale che muove il cinema di oggi, sul collante che ci avvinghia a tanti film in uscita. Per farlo, ci siamo serviti di una delle scene più iconiche e significative di Mad Men (la tredicesima della prima stagione). Qui Don, in una delle sue solite presentazioni illuminanti, decide di raccontare un prodotto (un proiettore della Kodak) attraverso diapositive della sua vita privata. Abbiamo notato che sostituendo l'album familiare di casa Draper con celebri fotogrammi cinematografici il risultato non cambia poi molto. Perché? La questione non riguarda tanto la ripetizione seriale di personaggi e generi, oppure l'evidente mancanza di idee originali dichiarata da queste valanghe di cinecomic, reboot e sequel. No. Questa volta il nostro Don ci fa capire che il ricatto emotivo del cinema contemporaneo è soprattutto uno: la nostalgia. Una nostalgia tenaglia, che ci afferra per non mollarci più.

Jon Hamm in una scena di For Those Who Think Young di Mad Men
Jon Hamm in una scena di For Those Who Think Young di Mad Men

Quella dimensione struggente ma allo stesso tempo affascinante, quel canto di sirena proveniente dalla bocca del nostro fanciullino interiore che scalpita e brama di tornare a quel vecchio film, a quei personaggi mitici a cui tendere di nuovo la mano. Così, ecco una serie di diapositive che girano intorno ad antichi idoli mai tramontati, talmente rinfrancanti da rendere i loro ritorni assolutamente imperdibili. Forse perché, per quanto bramiamo il nostro inevitabile cambiamento, affidarsi a questi film nostalgici resta l'unico modo per ritrovare qualche punto fisso. Perché se noi non siamo più gli stessi, jedi, incantesimi e vecchi pugili sì. Loro sono il gancio magico che ci lega a quello che eravamo. E allora davvero il cinema assomiglia ad una serie di fotografie, una polverosa galleria di immagini che sono solo nostre. Come vale per tutti quanti.

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