Recensione Bastardi senza gloria (2009)

Il 35 mm per Tarantino è la materia di cui sono fatti tutti i sogni, e lui la utilizza per raccontare il più grande tra questi, un film di guerra e vendetta che possa portare alla diretta eliminazione del Nazismo.

Cinema e nazismo, è lotta impari

Quentin Tarantino torna nuovamente a Cannes dove ormai da un lustro a questa parte è ospite fisso, sebbene con ruoli diversi, e lo fa con Ingloriuos Basterds, chiacchieratissima pellicola (a partire dal titolo ortograficamente scorretto, ma già cult) che il regista di origini italiane aveva in mente da circa un decennio. In questo lunghissimo periodo non solo Tarantino ha lavorato ad altri progetti, ma ha cambiato più volte pelle a questo Basterds, soprattutto nella storia (ormai solo vagamente ispirata a Quel maledetto treno blindato di Enzo G. Castellari) ma anche nel cast. Nonostante il lunghissimo tempo dedicato alla stesura dello script, la lavorazione del film è stata incredibilmente veloce ed ha consentito a Tarantino di presentare per la terza volta un film in concorso al Festival di Cannes, dove quindici anni or sono vinse la Palma d'oro con Pulp Fiction generando un alone di mito, da vera rockstar del cinema.

Eppure - non si capisce bene per quale ragione - per molti Tarantino è un regista costantemente sotto esame, un autore perennemente alla ricerca della maturità artistica. Forse questo Bastardi senza gloria (questo il titolo con cui il film sarà nelle sale italiane il prossimo autunno) riuscirà a convincere una volta per tutti anche i suoi più acerrimi detrattori, perchè si tratta di un film "vero", non solo mero omaggio come i precedenti (e comunque validissimi) Kill Bill o A prova di morte. Non che manchino citazioni o idee "rubate" a tanti film del passato (soprattutto italiani, i cui registi e interpreti sono omaggiati più volte attraverso i nomi di alcuni personaggi), ma escludendo Jackie Brown, che aveva origine letteraria, mai come in questo film il regista ha costruito un plot complesso che funziona bene a prescindere dai consueti "tarantinismi".

Tanti sono i personaggi al centro di questo war movie with a vengeance, a partire dalla giovane ebrea Shosanna Dreyfus (la francese Melanie Laurent) la cui famiglia è stata sterminata dal perfido "cacciatore di ebrei" Hans Landa (straordinariamente interpretato dalla vera sorpresa del film, il poliglotta Christoph Waltz) oppure Aldo detto "l'apache" (Brad Pitt) che guida un gruppo di ebrei americani (i basterds del titolo) il cui unico scopo è uccidere più nazisti possibile e raccogliere i loro scalpi. In più si aggiungono i due personaggi più "cinematografici" come l'ebreo di guerra diventato attore per caso Fredrick Zoller (Daniel Bruhl) o la diva del cinema tedesco Bridget von Hammersmark (Diane Kruger) che in realtà è una spia degli inglesi.

Il film è diviso in cinque capitoli (Once Upon a Time in Nazi Occupied France, Ingloriuos Basterds, German Night in Paris, Operation Kino e The Revenge of the Giant Head ) e ci presenta separatamente tutti questi personaggi per poi farli convergere tutti insieme nel grande esplosivo finale.
Ma al centro di quello che è il film più corale di Tarantino dai tempi di Pulp Fiction - nonostante quello che poteva far pensare la presenza del divo Brad Pitt, visto che in Basterds non esiste un ruolo preponderante - c'è un tema particolarmente caro al regista, tanto che ne fa il protagonista dell'intera pellicola: il cinema. Tutti conoscono la sua passione/ossessione per la settima arte, Tarantino intelligentemente utilizza questo suo amore costruendogli intorno un film di guerra in cui i buoni portano avanti la loro missione in un cinema utilizzando come arma finale la stessa pellicola.

Il cinema d'altronde è il luogo in cui tutto può accadere, il 35 mm per Tarantino è la materia di cui sono fatti tutti i sogni, e lui la utilizza per raccontare il più grande tra questi, un film di guerra e vendetta che possa portare alla diretta eliminazione del Nazismo, con tanto di uccisione di Hitler e Goebbels insieme riuniti a Parigi per che cosa se non la proiezione di un film? Un colpo di scena sicuramente risibile dal punto di vista storico ma francamente geniale ed emozionante nel mostrare l'animo un po' naive di questo regista sì terrible, che fa raccogliere lo scalpo dei nazisti ai suoi protagonisti ma che sinceramente ritiene che davanti alla magia del cinema (inteso come arte ma anche come luogo fisico) tutti si raccolgano. Ed è così che questo Inglourious Basterds diventa il lavoro più personale di Tarantino, il più sincero, o come dice egli stesso attraverso l'ultima frase recitata da Brad Pitt "probabilmente il mio capolavoro". Forse non sarà lo stesso per noi (l'ombra di Pulp Fiction è ancora troppo ingombrante) ma lo è certamente per questo regista eterno bambino che fortemente crede e ci fa credere che il fascino della settima arte possa trionfare su ogni cosa.

Movieplayer.it

4.0/5