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Chiamami col tuo nome, l'acclamato film diretto da Luca Guadagnino, arriva su Infinity+ dal 24 aprile. Il lungometraggio, tratto dall'omonimo romanzo di André Aciman, fece molto parlare di sé già all'arrivo al cinema e quindi quale migliore occasione per tornare a scriverne e proporvi 5 motivi per rivedere Chiamami col tuo nome su Infinity.
1. La plasticità dei corpi

Luca Guadagnino si è sbizzarrito nella regia di Chiamami col tuo nome, portando al massimo potenziale la propria poetica sulla plasticità dei corpi, che parte dalle statue che adornano la villa della famiglia del protagonista, immersa nella campagna di Crema nel 1983, per arrivare alle fisicità dei protagonisti, il loro incontrarsi, accarezzarsi, scontrarsi, cercarsi, scoprirsi... e infine sbocciare insieme. La fotografia di Sayombhu Mukdeeprom che gioca con la luce e con l'ambiente circostante dona il tocco finale, così come i costumi di Giulia Piersanti.
2. La pesca
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Già memorabile la scena della pesca, che è una "metafora" della scoperta del proprio corpo e della sessualità, della ricerca del piacere. Dall'assaporarla con la bocca e un'altra parte anatomica del corpo maschile, una sequenza sensuale e delicata in cui Timothée Chalamet dimostra tutta la propria bravura e che, grazie al ruolo di Elio Perlman, ha ricevuto a soli 22 anni (pur interpretando un adolescente) la sua prima nomination ai Golden Globe, al Premio BAFTA, allo Screen Actors Guild Award e al Premio Oscar come Miglior Attore.
3. La chimica
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Chalamet e Armie Hammer, che interpreta Oliver, un affascinante studente americano di 24 anni, sono il cuore pulsante del film ed è grazie alla loro chimica che ha avuto così tanto successo. Quel cercarsi reciproco dei due personaggi parte proprio dalle performance dei due attori, che hanno dimostrato grande chimica nel portare sul grande schermo un amore così puro e allo stesso tempo così travolgente e passionale. Elio è precoce e desideroso di scoprire, Oliver è più maturo e navigato ma scoprirà anche lui molto grazie alla complicità del ragazzo, e del loro reciproco rincorrersi.
4. L'Italia
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È soleggiata, splendida, lucente, suggestiva l'Italia quasi bucolica che viene dipinta nel lungometraggio. Una vera villa italiana del XVII secolo ha fatto da set per la storia di Elio e Oliver, e per ospitare la famiglia americana in trasferta, dove Elio poteva trascrivere e suonare musica classica, leggere e flirtare con la sua amica Marzia (Esther Garrel). Un tripudio di arti e di celebrazione delle bellezze del Belpaese grazie al lavoro di scenografia fatto da Samuel Deshors.
5. Il padre che tutti vorremmo
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Il padre di Elio, interpretato da un azzeccatissimo Michael Stuhlbarg, ospita Oliver durante l'estate per aiutarlo a completare la sua tesi di dottorato. Quando capisce che l'amicizia tra Elio e Oliver è andata oltre quel sentimento, fa un discorso estremamente comprensivo, sincero, dolce, affettuoso, pragmatico al figlio che lo ha reso il padre che tutti vorremmo. Un monologo che è già storia e forse un po' insegnamento sull'essere genitori, almeno nell'atteggiamento aperto e non chiuso verso i propri figli. Non a caso il film è stato candidato a quattro Premi Oscar, vincendone uno per la migliore sceneggiatura non originale di James Ivory.