Dopo Ale e Franz, Aldo, Giovanni e Giacomo, Pieraccioni e Salvatore Ficarra e Valentino Picone tocca anche a Checco Zalone. Cantautore satirico e geniale, comico tra i più divertenti in circolazione che divenne famoso per la canzone Siamo una squadra fortissimi, vero e unico inno dell'Italia campione del mondo 2006, Luca Medici alias Checco Zalone è considerato un po' il Borat italiano, sia per il suo atteggiamento molto politically uncorrect sia per lo stretto legame con la sua terra d'origine, la splendida Puglia. Uno degli artisti di punta del palcoscenico televisivo di Zelig, Zalone si appresta a esordire come attore cinematografico intepretando un personaggio che racconta molto di lui e dei suoi esordi nella nuova commedia che sta per invadere le sale con 430 copie.
Si tratta di Cado dalle nubi, storia di un giovane pugliese che sogna di entrare nel mondo dello spettacolo come cantante. Lasciato dalla sua fidanzata storica Angela perché insegue sogni irrealizzabili mentre lei vuole sistemarsi e avere una famiglia, Checco decide di lasciare Polignano a Mare, paese di nascita del grande Domenico Modugno, per raggiungere Milano dove sarà ospite del cugino Alfredo che fa coppia da dieci anni con il compagno Manolo ma che non ha trovato ancora il coraggio di confessare la sua omosessualità ai genitori. Giunto in città conosce Marika, una ragazza che fa assistenza ai ragazzi meno fortunati in parrocchia e si innamora follemente di lei. Dal canto suo la ragazza sembra in un primo momento compatire quel 'terrone' con l'aria da tamarro ma poi qualcosa cambia. Il problema è che il padre di Marika è un leghista convinto, pieno di pregiudizi sui meridionali, figuriamoci poi quando vede Checco e quando lo sente parlare. I provini di Checco sono un fallimento fino a quando d'improvviso il suo talento canoro, unito a quello comico e autoriale viene riconosciuto come qualcosa che 'tira' più del pop. Proprio mentre sta per salire sul treno che lo riporta a casa si aprirà per lui una nuova vita e una nuova strada verso il successo che aveva tanto sognato.
Prodotto dalla Taodue di Pietro Valsecchi e distribuito in sala da Medusa a partire da venerdì 27 novembre, Cado dalle nubi è stato presentato stamattina a Roma dal protagonista Checco Zalone, dagli attori Fabio Troiano e Giulia Michelini, accompagnati dal simpatico regista Gennaro Nunziante - anche attore e sceneggiatore di talento - autore del soggetto insieme all'amico Checco. Nel cast anche Dino Abbrescia, l'ex-miss Italia Francesca Chillemi e il Mago Oronzo Raul Cremona, altra faccia nota di Zelig, nei panni del discografico milanese con un po' di puzza sotto il naso.
Signor Nunziante, ha incentrato il suo film su un personaggio assai forte ma Cado dalle nubi è costruito anche molto sui personaggi di contorno che funzionano alla grande. La commedia americana l'ha ispirata in tal senso?
Gennaro Nunziante: Ovvio che il mio approccio al cinema è fatto di tante cose, soprattutto dai film che vedevo da ragazzino, ero un grande amante di Blake Edwards, quel genere di comicità che in Italia non ha mai trovato troppo spazio per via del linguaggio non facilissimo che si utilizza talvolta. Ho voluto tentare di far proprio questo, di rendere appetibile quel tipo di ironia incentrandola sulla nostra Italia e sulla nostra italianità realizzando un film piccolo e onesto senza grosse pretese che raccontasse quello che nessuno ci racconta più.
Signor Valsecchi, come le è venuta l'idea di produrre il primo film di Checco Zalone da protagonista?
Pietro Valsecchi: Rispetto ai tempi 'soliti' del cinema Cado dalle nubi è stato un film che ha preso vita molto velocemente. Ho incontrato Checco e Gennaro a Cortina nel gennaio scorso dopo che su suggerimento di mio figlio, grande fan del comico Zalone, avevo visionato alcuni filmati delle sue performance televisive. Li ho rintracciati a Bari e li ho invitati sulla neve da me, mi ricordo che arrivarono in coppia come Totò e Peppino, vestiti come fosse estate quando la temperatura era di -20 gradi. Parlavano, parlavano e non se ne andavano mai, mi hanno raccontato quel che avevano in mente e dopo aver passato con loro qualche giorno a Roma e a Bari per discutere sulla sceneggiatura ho capito che tra loro e con loro c'era una grande sintonia.
Ci racconta com'è nato il progetto?
Pietro Valsecchi: Loro due lavoravano davvero in coppia ed io ero davvero entusiasta della loro voglia di fare, le battute nascevano così naturalmente e così di getto che non mi sembrava vero. Sarebbe stato difficile trovare un altro regista diverso da Gennaro, c'era una grandissima empatia con Checco. Trovo che il risultato di questo splendido lavoro di squadra sia una commedia veloce, divertente e piena di contenuti, che fa ridere senza l'uso di vagonate di parolacce, mi diverto tanto ogni volta che lo vedo e sono contento che Medusa creda molto in questo film, dopo Tornatore e Placido spero venga confermata questa tendenza a dare risalto al grande cinema italiano, serio e impegnato.
Checco, pensi che questo sia un nuovo inizio per te?
Checco Zalone: Spero vivamente di si, finchè la gente ti segue con i filmati su Youtube e in tv va tutto bene, quando c'è da pagare un biglietto le cose diventano sempre più difficili, questo è normale. A parlare sarà il pubblico, il mio maggior timore è che non essendo più 'gratis' tutti quelli che mi seguono non se la sentano di spendere 7 euro per vedermi al cinema. Se il riscontro sarà positivo allora forse inizierei a pensare di ripetere questo tipo di esperienza.
Vedi nel tuo futuro anche una carriera di attore cinematografico e non solo di comico televisivo? Hai trovato grosse differenze?Checco Zalone: L'ho visto cento volte questo film, ho notato mille cose che avrei potuto migliorare ma è stato bello assaporare qualcosa di nuovo. Quando fai spettacoli live come me c'è sempre una grandissima tensione, sei in diretta e devi improvvisare. Nel cinema i tempi sono dilatati, puoi respirare e pensare, mi piacerebbe davvero molto poter approfondire il lavoro in questo settore. Quando vai in tv o fai gli spettacoli dal vivo col pubblico tutto sembra divertente ma ci sono dei momenti in cui maledico il giorno in cui ho deciso di fare questo lavoro. Certe volte vorrei tanto fare il dipendente statale, con la pausa pranzo però (ride).
Quanto è autobiografico Cado dalle Nubi?
Checco Zalone: Moltissimo, la mia storia è proprio simile a questa. Quando sono arrivato a Milano non sapevo niente di come andasse quel mondo, volevo fare mille cose, il cantante, il jazzista e tanto altro. C'è da dire però che nella vita non sono così tanto tamarro, qualche congiuntivo ogni tanto lo azzecco.
Il tuo approccio è quello di chi vuole raccontare l'Italia che nessuno ci racconta più, quella del buon cibo, l'Italia del Sud, dell'orgoglio dei pugliesi doc e della musica. Quello che sorprende è il tuo sguardo positivo, la comicità involontaria e anti-retorica di chi ha uno sguardo puro. Dunque una risposta precisa a tutto quello che si senti in giro tra politicanti e fanatici nordisti... Checco Zalone: Volevo raccontare quello che nessuno dice mai della Puglia, una terra considerata erroneamente ostica, sempre tristemente citata per la mafia, per i delinquenti e vista come territorio di perdizione abbandonato a se stesso. Pensate che dovevamo aprire il film con una sequenza dedicata a Mimmo Modugno e alla statua che stava per essere eretta in suo ricordo nella piazza del paese, poi per divergenze tra il comune e la famiglia sulla posizione della benedetta statua non si è più messa. Chi voleva che guardasse il mare, chi voleva che guardasse la città, alla fine l'inquadratura è saltata. Sarebbe stato anacronistico incentrare tutta la vicenda sullo scontro nord-sud, avremmo rischiato di cadere nella retorica. Lo sguardo che volevamo dare era quello di un ragazzo qualunque, uno candido e senza malizia, uno che non sa nulla dei leghisti e della cocaina che gira nei locali. Checco ad un certo punto diventa orgoglioso proprio di tutti i difetti che i leghisti imputano a noi terroni, esaltandoli, ma il suo non è un sud che soccombe al nord, ma è la risposta che tenta di rendere ridicolo tutto ciò.
Non la solita commedia satirica sui dialetti e sullo scontro di vedute tra nord e sud...
Gennaro Nunziante: Volevamo proprio evitarlo, non c'era voglia da parte nostra di fare satira dei costumi italiani ma di esaltare quelle realtà che fanno del nostro paese un grande paese. Prendete ad esempio la parrocchia, ho voluto parlare appositamente di questa piccola realtà che esiste in ogni piccolo paese d'Italia, un luogo vitale che al cinema non viene mai neanche nominato, ci dimentichiamo che è quello spesso il nucleo rappresentativo delle province e delle regioni. Questa storia racconta di un ragazzo che arriva e passa dentro tutto questo facendo strike, ma senza accorgersene.
Tutta la sua comicità è incentrata sulla storpiatura delle parole e gioca sul politicamente scorretto. Quanto avete lavorato su questi due aspetti rispetto alla possibilità di inserire nel film uno dei suoi pezzi più gettonati che tutti conosciamo?Checco Zalone: E' assurdo pensare di fare cinema semplicemente riportando le gag televisive sul grande schermo, non avrebbe mai funzionato. Come comico mi piace smascherare le cose e tirare fuori quello che penso, lo faccio anche in tv con le parodie dei cantanti. C'è da dire che la sceneggiatura è' stata scritta prima di questa ondata omofoba assurda che ha investito il nostro paese, avevamo paura di essere presi in antipatia portando nelle sale un film che così tanto gioca sull'omosessualità. Il personaggio di Checco subisce anche sotto questo puntoi di vista un'enorme evoluzione e quelli che all'inizio vedeva come i 'ricchioni' alla fine diventano per lui una coppia innamorata come tante.
Signor Troiano, a tal proposito come ha lavorato per riuscire ad entrare nel personaggio di un omosessuale innamorato follemente del suo compagno?
Fabio Troiano: Inizialmente ho trovato qualche difficoltà, ho dovuto pescare nella mia parte femminile e non è che l'abbia trovata subito. Quando poi ho trovato la chiave giusta per interpretare al meglio il ruolo ho iniziato a giocare su questa cosa e a divertirmi, mi sono reso conto ad un certo punto di essere sulla strada giusta. Volevo evitare di diventare una macchietta e in questo mi ha aiutato moltissimo l'amicizia che ho con Dino Abbrescia, l'attore che interpreta il mio compagno nel film, nonchè il cugino di Checco.
Checco, come hai lavorato sulle musiche del film? C'è mai stato qualcuno dei dirigenti di Medusa che ti ha fatto notare che forse avevi fatto qualche battuta pesante di troppo?Checco Zalone: Esplicitamente no, ma alla fine dello spettacolo a volte leggevo da qualche smorfia un po' di disappunto. Nessuno mi ha mai detto o imposto nulla, questo voglio dirlo e sottoliearlo. La canzone iniziale dedicata alla mia fidanzata del film, Angela, l'ho scritta ai trulli di Alberobello insieme a Nunziante ma anche tutte le altre canzoni del film sono nate parallelamente alla sceneggiatura, anche 'Gli uomini sessuali' è stato un work-in-progress che è andato di pari passo con la sceneggiatura. Ora mi aspetto il premio Tenco (ride).
Forse un nuovo inizio di carriera per te ma anche un po' una celebrazione di quella che è stata finora. Ti senti un po' un punto di riferimento per le nuove generazioni in qualità di uno che ce l'ha fatta in mezzo a tanti che invece hanno mollato?
Checco Zalone: Forse il termine mediocre che la talent scout usa per me nel film non è il termine giusto. Checco è uno che si rende conto di quanto il sud sia arretrato rispetto al nord, di come l'assenza di infrastrutture e di lavoro possa falciare i sogni dei giovani, ma va in un certo senso anche fiero di quell'ignoranza bonaria, chiama i suoi concittadini 'terroni di merda' ma sotto sotto è anche orgoglioso di essere terrone.
Nel vostro film c'è anche una critica velata alla tv spazzatura di oggi e ai talent show?Checco Zalone: Nessuna critica nei confronti dei talent show, solo una vena ironica che vuole sottolineare il fatto che forse certe cose in tv vengono prese un po' troppo sul serio anche da chi le fa. Sono stato ospite sia di Amici di Maria De Filippi che di X-Factor e posso dirvi che a mio avviso Maria ha un atteggiamento più giusto e sano, dall'altra parte c'è un po' troppa convinzione.
Gennaro Nunziante: Il senso del film è racchiuso tutto nel finale del film, quando Checco viene etichettato non come un artista ma come uno 'meravigliosamente mediocre'. La canzone di Morandi 'Uno su mille ce la fa' che viene citata in realtà è interpretata al contrario. A vincere lo show è uno che non ha un grande talento ma uno qualunque che strimpella rime divertenti perchè non sa fare altro. Ora va di moda o il tutto o il niente, al cinema o nei canali a pagamento. Quando parli di musica o sei una rockstar o non vali niente, qui noi vogliamo dar voce ai mediocri. La realtà è che siamo entrati in un nuovo ciclo rispetto al passato, anche la tv oltre al cinema e alla musica è divenuta al consumo, il successo dura una settimana, un mese, un anno, poi tutto passa e avanti un altro.
Chiudiamo con un tocco di colore, l'anno prossimo ci sono i mondiali di calcio, non ci dimentichiamo che l'Italia è divenuta campione del mondo quando imperversava nelle radio il tuo tormentone 'Siamo una squadra fortissimi'. Stai già pensando ad un nuovo inno?
Checco Zalone: Da comico spero che i fatti di cronaca non smettano mai di darmi materiale da usare nei miei sketch, se non succedesse nulla per noi sarebbe un dramma. Anche se non sono un grande appassionato di calcio posso dirvi che sono un grande estimatore del mio conterraneo Antonio Cassano, è uno degli ultimi ad essere ancora capace di restituire al pallone una dimensione romantica che si sta perdendo. Avevo provato a suggerire a Lippi di convocarlo, ma non c'è stato niente da fare. E' per seguire il 'mio' Cassano che la domenica mi interesso solo delle gesta del Bari e della Sampdoria. Il calcio non è solo soldi ma soprattutto spettacolo, e lui è uno dei pochi che sa regalarlo.