La definizione enciclopedica di matrimonio è: unione fisica, morale e legale dell'uomo (marito) e della donna (moglie) in completa comunità di vita, al fine di fondare la famiglia e perpetuare la specie. Per molti (soprattutto donne), il matrimonio è l'evento cardine su cui costruire la propria esistenza, lo scopo ultimo del loro percorso, il giorno in cui tutto l'universo converge su di loro, incarnato in fotografi, cuochi, invitati, fiori, piante, animali e qualsiasi essere vivente sia accorso a testimoniare il loro momento di massimo splendore.
Leggi anche: C'est la vie - Prendila come viene, due featurette esclusive del film dei registi di Quasi amici
Per altri è una prigione, per altri ancora un atto barbaro, in cui si fa mostra, non tanto dell'amore che corre tra due persone, quanto dell'ostentazione di esso, che deve essere esibito, quasi a volerlo legittimare e rendere più vero, salvo poi andare a cena tutti i giorni alle dieci e mezza di sera e fare colazione separati ogni mattina, trasformandosi anzitempo in una coppia alla Sandra e Raimondo, che cerca, magari inconsciamente, di non ascoltare l'horror vacui che li logora da dentro. Comunque la si pensi, il matrimonio è, per convenzione ma anche per pratica, il fondamento della società, la cellula su cui costruire una famiglia e quindi una comunità. In ogni caso, resta il fatto che le nozze sono anche un grande business, intorno a cui girano cifre incredibili.
Max Angély (Jean-Pierre Bacri) di lavoro organizza proprio matrimoni: severo e stanco, ha il compito di rendere speciale l'unione tra Pierre (Benjamin Lavernhe) ed Héléna (Judith Chemla), arrogante lui e svampita lei, che hanno scelto come location del proprio ricevimento il giardino di un castello del XVII secolo. Deciso, monolitico nel volto, mai sorridente, Max, una specie di Mr. Wolf delle cerimonie, e la sua squadra, che guida insieme ad Adèle (Eye Haidara), cercano di fare del loro meglio, nonostante i continui imprevisti che tentano di sabotare l'evento.
Leggi anche: Da un tirchio quasi perfetto a Quasi amici: le scene più divertenti delle commedie francesi
"Se bastasse una bella canzone"
Acclamato in Francia da pubblico e critica, dove è stato un successo al botteghino e si è appena aggiudicato ben nove nomination ai premi César 2018, C'est la vie - Prendila come viene, nelle sale italiane dal primo febbraio, dopo essere stato presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, è il film più riuscito e travolgente dell'esplosivo duo formato da Éric Toledano e Olivier Nakache, registi e sceneggiatori che insieme hanno già accumulato i successi Quasi amici, Troppo amici e Samba.
Concepito nel 2015, subito dopo gli attentati di Parigi, C'est la vie, in originale Le sens de la fête, ovvero "il senso sella festa", è un grande esempio di creatività e forza vitale: riuscendo a gestire con abilità un cast numerosissimo, gli autori danno libero sfogo al loro umorismo scatenato, trasformando la cerimonia in un campo di battaglia, in cui tutti hanno un ruolo, che inesorabilmente tende a far fallire la festa. Il matrimonio di Pierre ed Héléne diventa presto una metafora che si presta a varie interpretazioni: Max, l'organizzatore di matrimoni, è come un regista, gli sposi gli attori protagonisti, gli invitati le comparse e così via, diventando un grande omaggio alla settima arte, con echi dei maestri della commedia brillante, da Blake Edwards a Charlie Chaplin.
Leggi anche: Non sposate le mie figlie! e gli altri fenomeni francesi degli ultimi dieci anni
Ma "il senso della festa" è però anche un altro: il microcosmo del matrimonio è uno specchio dell'umanità intera, con il fotografo che impazzisce quando vede qualcuno tirare fuori un cellulare per fare foto, o il cameriere improvvisato che non sa cosa sia una spigola o i flûte, simboli delle diverse tipologie umane, caratterizzati tutti nel dettaglio, dai volti alla fisicità, da un cast strepitoso. Scavando ancora più a fondo si arriva poi al cuore: il senso ultimo della festa è la celebrazione della vita, ma la vita è imprevedibile, vorticosa, a volte dura, altre più favorevole, in ogni caso molto lontana dal rigore della scaletta ben organizzata di un matrimonio, che cerca di imbrigliare il caos ed evitarlo, invece di rendersi conto che, prima si capisce che è inevitabile, più si è pronti a reagire quando un imprevisto scompiglia i nostri piani. "Se bastasse una bella canzone" (sì, proprio il brano si Eros Ramazzotti) canta James (Gilles Lellouche), il frontman del gruppo musicale ingaggiato al matrimonio: magari bastasse davvero una bella canzone per veder esauditi i nostri desideri, per suggellare un amore eterno, per riprenderci dopo un evento traumatico. Nel mentre, ridere può essere un'arma potente, forse la più pura celebrazione della vita. E C'est la vie è un altare innalzato alle divinità della risata.
Movieplayer.it
4.0/5